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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Facebook sotto indagine dell'Antitrust: "Informazioni ingannevoli agli utenti"

Il Garante della Concorrenza ha avviato un procedimento contro il social network per le informazioni ingannevoli agli utenti sulla raccolta e sull’uso dei dati personali

Dopo lo scandalo Cambridge Analytica, Facebook è finito nel mirino dell'Antitrust. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un procedimento nei confronti del social network per le presunte pratiche scorrette, ecco quali sono:

  • l’informativa fornita dal professionista in fase di registrazione alla piattaforma Facebook, con riferimento alle modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei propri utenti a fini commerciali, incluse le informazioni generate dall’uso da parte dell’utente Facebook di app di società appartenenti al gruppo e dall’accesso a siti web/app di terzi;
  • l’automatica attivazione della piattaforma di scambio dei propri dati da/a terzi operatori per tutte le volte che l’utente accederà o utilizzerà siti web e app di terzi, con validità autorizzativa generale senza alcun consenso da parte dell’utente, con sola facoltà di opt-out. In particolare, l’opzione a disposizione dell’utente di rinunciare o meno a tale modalità risulterebbe preimpostata, tramite spunta nell’apposita casella, sul consenso al trasferimento dei dati.

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La notizia è stata confermata ai microfoni di Sky Tg24 da Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Antitrust: “L’Autorità ha avviato una istruttoria per pratiche commerciali scorrette, che riguardano il messaggio ingannevole che viene dato al consumatore. Quando ci iscriviamo a Facebook sulla homepage troviamo un messaggio che dice che il servizio è gratuito e lo sarà sempre. Ma il consumatore non è messo in grado di sapere che cede dei dati per i quali ci sarà un uso commerciale, come dimostrano anche le recenti vicende”.

“Secondo l’Autorità – si legge nel comunicato dell'Agcom - tali comportamenti potrebbero integrare due distinte pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22, 24 e 25, del Codice del Consumo, in quanto, da un lato, Facebook non informerebbe adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, l’utente dell’attività di raccolta e utilizzo, a fini commerciali, dei dati che egli cede”.

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Dall’altro, Facebook avrebbe esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei consumatori registrati, i quali, in cambio dell’utilizzo di Facebook, presterebbero il consenso alla raccolta e all’utilizzo di tutte le informazioni che li riguardano (informazioni del proprio profilo FB, quelle derivanti dall’uso di FB e dalle proprie esperienze su siti e app di terzi), in modo inconsapevole e automatico, tramite un sistema di preselezione del consenso e a mantenere lo status quo per evitare di subire limitazioni nell’utilizzo del servizio in caso di deselezione.

La class action Codacons

La notizia dell'istruttoria dell'Antitrust contro Facebook è stata ben accolta dal Codacons, che aveva presentato un esposto lo scorso 26 marzo. Attraverso un comunicato stampa l'associazione dei consumatori ha commentato l'apertura del procedimento: “Dopo la Procura di Roma, anche l’Antitrust accoglie l’esposto del Codacons, unica associazione dei consumatori scesa in campo in Italia per tutelare gli utenti da possibili violazioni nell’uso dei dati sensibili degli iscritti a Facebook. E la riprova che l’indagine è stata aperta a seguito di nostra denuncia sta nel fatto che l’Antitrust indaga proprio per la fattispecie da noi ipotizzata: quella di pratiche commerciali scorrette, sulla base di quanto segnalato dal Codacons”.

“Ora si fa sempre più forte e fondata la class action lanciata dal Codacons contro Facebook, per conto degli italiani coinvolti loro malgrado nello scandalo Datagate – conclude il presidente Carlo Rienzi – In tal senso ricordiamo che tutti gli utenti che hanno scaricato l’app “thisisyourdigitallife” possono partecipare all’azione collettiva e chiedere il giusto risarcimento, seguendo le istruzioni pubblicate sul sito del Codacons”.  

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