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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Trony chiude a Roma: tre arresti per bancarotta fraudolenta

Nei guai gli amministratori del Gruppo Edom, titolare dei negozi Trony di Roma, accusati di aver sottratto 9,5 milioni di euro. In carcere un imprenditore e un commercialista, ai domiciliari una collaboratrice. Intanto otto negozi sono stati chiusi e centinaia di dipendenti lasciati a casa

Otto punti vendita chiusi a Roma, 180 dipendenti lasciati a casa e tre arresti per bancarotta fraudolenta. E' il triste epilogo di Trony e questa mattina tre persone hanno ricevuto altrttante ordinanze di custodia cautelare. Si tratta di un imprenditore romano 51enne e del commercialista e faccendiere 50enne, entrambi in carcere, e un'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari della diretta collaboratrice di quest'ultimo di anni 46 anni. I tre, unitamente ad un quarto soggetto, commercialista romano di 51 anni, sono indagati per "bancarotta fraudolenta aggravata" per aver "sottratto ingenti somme di denaro dal patrimonio del gruppo Edom società titolare dei negozi a marchio Trony di Roma causandone il fallimento". Si parla di 9,5 milioni di euro sottratti al gruppo titolare dei negozi Trony, come ricostruisce RomaToday

I provvedimenti odierni giungono al termine di una complessa attività di polizia giudiziaria che prende il nome dall'appellativo 'Cigno' con cui gli indagati erano soliti riferirsi a al commercialista 50enne, "faccendiere e mente finanziaria del gruppo" e che secondo le indagini era "già noto alle cronache giudiziarie poiché emerso nell'ambito dell'inchiesta 'Mafia Capitale' per gli stretti legami con i principali indagati di quell'ndagine".

Il dissesto del gruppo Edom trae la sua origine dal debito di oltre 100 milioni di euro maturato nei confronti dell'Erario e prodottosi a seguito della ingente evasione fiscale contestata alla società. Per tali reati tributari l'imprenditore 51enne, sempre su ordine della Procura di Roma, era già stato arrestato nel dicembre 2013 dai finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e condannato in primo grado a tre anni e dieci mesi di reclusione ed in quell'occasione erano stati sottoposti a sequestro beni immobili per oltre 9 milioni di euro.

In conseguenza dello stato di insolvenza, generato dalla grave esposizione debitoria, la società, inizialmente ammessa dal Tribunale di Roma alla procedura di concordato preventivo, nel febbraio scorso è stata dichiarata fallita. Le indagini della Guardia di Finanza hanno consentito di svelare il progetto criminoso attuato dai tre indagati i quali, anche dopo essersi spogliati di qualsiasi carica societaria, "hanno continuato a programmare e attuare tutte le strategie economico-finanziarie della società", in completa autonomia rispetto agli amministratori formalmente nominati.

Gli uomini del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, su delega del Pubblico Ministero titolare del procedimento, anche attraverso accertamenti bancari e attività rogatoriale con la Repubblica di San Marino, hanno ricostruito le condotte distrattive effettuate ai danni del patrimonio societario e realizzate attraverso sistematici, "ripetuti ed ingenti prelievi di denaro contante dai conti societari (circa 7 milioni di euro in 4 anni) nonché mediante l’alterazione della contabilità realizzata attraverso artifici contabili quali la cancellazione Guardia di Finanza tout court di interi blocchi di registrazioni, l’occultamento dei corrispettivi, la contabilizzazione di costi fittizi e l’annotazione di meri giroconti e storni risultati privi di qualsiasi giustificazione economica", come è emerso dalle indagini dei caschi verdi.

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