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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia Italia

La bufala della flat tax: l'annunciato shock fiscale che non c'è

Nel Def si parla di allargare alle famiglie il regime fiscale della "tassa piatta", ma i conti non tornano. Per capire meglio il funzionamento delle proposte del governo abbiamo interrogato Andrea Bernaudo, presidente dell'associazione Sos Partita Iva

Sarà la flat tax a far ripartire l'economia italiana? La discussa ricetta del governo per risvegliare il sistema produttivo del paese si presenta come una vera e propria scommessa, ma sono tanti i detrattori della proposta di riforma della tassazione Irpef che, insieme al salario minimo dovrebbe costutire l'ossatura della prossima legge di bilancio. 

Taglio delle tasse, si può fare?

Dovrebbe perché come abbiamo già visto in occasione delle presentazione del Documento di Economia e Finanza i conti del governo sono tutt'altro che positivi. Partiamo da qui e cerchiamo di fare il punto della situazione.

Dati negativi da Quota 100, impatto "zero virgola" per Rdc

Il Def ha chiarito due cose: quando entreranno a regime quota 100 e reddito di cittadinanza l'economia non ne beneficerà. Il pensionamento anticipato infatti farà diminuire l'occupazione mentre il "ricambio generazionale" non ci sarà e molte imprese non assumeranno. Nel Def si stima come l'occupazione possa scendere dello 0,3% nel 2019, dello 0,5% nel 2020, dello 0,4% nel 2021 e dello 0,3% nel 2022. 

Il reddito di cittadinanza sarà uno stimolo per l'economia? Le 520 euro a famiglia (come da stime dell'Inps) potranno far aumentare i consumi interni, ma non tanto da permettere una ripresa del Pil fermo allo 0,1 (0,2 secondo le stime più ottimistiche del dl crescita e sblocca-cantieri). Il governo stima che con il reddito di cittadinanza entro il 2022 si potrebbero creare circa 260 mila nuovi posti di lavoro grazie al potenziamento dei centri per l'impiego, ma la produttività è destinata a calare per l'immissione nel mondo del lavoro "di individui con minori competenze ed esperienza". Insomma: altro che 2019 anno bellissimo, il triennio si prospetta difficile.

Aumento iva e accise carburanti

Considerando che Lega e 5 stelle assicurano di non voler aumentare l'Iva (benché le stime del Def lo prevedano per "drogare" il Pil) e al contempo assicurino di non voler ritoccare le accise sui carburanti (benché nel Def se ne contempli l'aumento già a gennaio) la ricetta per sospingere l'economia italiana resta quella del tagliare le tasse e rilanciare la spending review.

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Flat tax, le ipotesi del governo

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Come ha spiegato il capogruppo della Lega alla Camera dei deputati Maurizo Molinari l'idea portata avanti dal Carroccio è quella di introdurre una flat tax, ovvero un'aliquota Irpef unica al 15% calcolata sui redditi complessivi delle famiglie fino a 50 mila euro sulla falsariga della Flat tax partite iva introdotta con la legge di bilancio 2019. In compenso verrebbero cancellate tutte le detrazioni e i bonus attuali. Peccato che una simile proposta costerebbe oltre 50 miliardi di euro, praticamente il costo di circa tre manovre economiche

Per capire meglio il funzionamento delle proposte abbiamo interrogato sulla validità del meccanismo chi di fiscalità ne mastica ogni giorno, Andrea Bernaudo, presidente dell'associazione Sos Partita Iva.

Presidente, cosa ne pensa della proposta di flat tax?
"Intanto partiamo da una considerazione: in Italia vi sono 4 milioni di autonomi, liberi professionisti che rappresentano l'11% dei contribuenti. L'87% è rappresentato invece da dipendenti e pensionati per circa 35 milioni di contribuenti. Basta leggere le statistiche fiscali per capire che siamo davanti ad uno squilibrio quando si legge come il 14% del gettito Irpef derivi dagli autonomi".

Ovvero l'11% dei contribuenti paga il 14% delle tasse
"Esatto, e se consideriamo che in un ottica statale lo stipendio dei dipendenti della pubblica amministrazione e le tasse rappresentano una sorta di "partita di giro", ci accorgiamo come la malattia dell'economia italiana riguardi la sovratassazioni di professionisti, autonomi e imprese che invece fanno politiche attive di lavoro".

Ma questa flat tax introdotta dal governo, funziona?
"La flat tax partite iva introdotta nell'ultima manovra conviene solo ai collaboratori, perché se il governo ha allargato il preesistente regime forfettario ha di fatto azzerato le deduzioni. Non è stata fatta una flat tax ma un regime di tetti che i professionisti hanno il terrore di sforare per non rischiare di essere tartassati. Una logica fallimentare che non genera occupazione, ma comprime verso il basso.
Basti pensare che alcune partite iva non hanno aderito al regime forfettario per non perdere le deduzioni".

Nel def c'è la previsione di allargare la flat tax anche alle famiglie... avrà effetti positivi?
"Partiamo ricordando come il governo ha fatto un errore di previsione sul Pil dell'1,3%. Ora nel nuovo Def si assiste all'aumento delle spese assistenziali mentre manca lo shock fiscale. Così i conti pubblici sono completamente sballati. 
La flat tax del governo è un "forfettino" che vale solo per chi fa fatica ad arrivare a fine mese e che penalizza chi produce lavoro. Insomma, è solo fumo negli occhi
".

Cosa, a suo avviso, si potrebbe o meglio dovrebbe fare?
"Attualmente il governo implicitamente dice alle aziende di non fatturare oltre ad un tot perché poi scatta al successivo scaglione fiscale, invece in Italia serve una “corporate tax” cioè un’Unica Tassa piatta e proporzionale su tutte le attività produttive al 15%, senza tetti e scaglioni. Inoltre va abolito il sostituto d'imposta perché le imprese non possono essere gabellieri dello Stato. Così abolendo il cuneo fiscale si abbasserà anche il costo dei dipendenti per le aziende. E allargando lo sguardo all'Europa perché non facciamo come negli Usa? Nel mercato unico su punta ad armonizzare la fiscalità mentre negli Stati Uniti vige la concorrenza anche sull'imposizione fiscale e ogni stato della federazione può abbassare le tasse per attrarre investimenti. È chiedere troppo?".

La flat tax conviene davvero? Numeri alla mano i benefici sono per pochi

Sos partita Iva ha analizzato - con tanto di simulazioni - il reale impatto della proposta di flat tax del Governo: ecco i risultati.

Ultimo capitolo non meno importante: come ha spiegato lo stesso premier Giuseppe Conte per evitare che scatti l'aumento dell'Iva il governo sarà costretto a trovare risorse tramite la spending review -sempre invocata, ma ben poco realizzata- e la riforma delle tax expenditures, ovvero lo sfoltimento delle agevolazioni fiscali nella quale si sono cimentati quasi tutti gli ultimi governi con esiti fallimentari, visto l'alta sensibilità del tema che si ripercuote direttamente sulle tasche dei contribuenti.

Tre italiani su 4 pagano già meno del 15%

Come spiega il Consiglio nazionale dei commercialisti ben tre contribuenti italiani su quattro pagano già un'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) inferiore al 15% del reddito complessivo dichiarato al Fisco. Merito proprio dell'intreccio di aliquote, scaglioni, compensazioni legate al bonus Renzi da 80 euro, deduzioni dal reddito e detrazioni d’imposta.

In particolare le deduzioni (gli importi che è possibile sottrarre dalla base imponibile) dal reddito complessivo soggetto ad Irpef ammontano a oltre 35 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi non utilizzati dagli aventi diritto le cui entrate sono talmente basse da non dover pagare tasse (reddito incapiente). Le voci di dettaglio del capitolo deduzioni sono: contributi previdenziali e assistenziali obbligatori (19,5 miliardi); reddito dell'abitazione principale (8,8 miliardi); versamenti volontari a forme di previdenza complementare (3,6 miliardi); spese mediche per portatori di handicap (1 miliardo): assegno al coniuge divorziato o separato (800 milioni); altre deduzioni “minori” (1,8 miliardi).

Di tutto rispetto anche le detrazioni dall'imposta lorda (in pratica, una riduzione della tassa dovuta connessa ad alcune tipologie di spese sostenute dal contribuente o dai suoi familiari, se fiscalmente a carico): ben 67,5 miliardi di euro, di cui 7,5 “persi” per incapienza dell'imposta (e per effetto dei quali l'Irpef passa da un dato “lordo” di 216,3 miliardi a una dato “netto” di 156,1 miliardi). Il dettaglio delle principali voci comprende: detrazioni per redditi di lavoro dipendente, autonomo e impresa (42,1 miliardi); detrazioni per carichi di famiglia (12,6 miliardi); detrazioni per interventi di recupero del patrimonio edilizio (5,3 miliardi); detrazioni per spese sanitarie (3,4 miliardi); detrazioni per interventi finalizzati al risparmio energetico (1,3 miliardi); detrazioni per interessi su mutui per acquisto prima casa: 900 milioni; e infine altre detrazioni “minori” (1,9 miliardi).

Tasse più alte per tutti: rischio stangata dal taglio delle agevolazioni fiscali

Come abbiamo visto quindi la massa di tax expenditures è davvero sterminata: tra le misure allo studio vi è la rimodulazione in senso orizzontale di quasi tutte le detrazioni fiscali: mediamente oggi valgono il 19% e il Governo vorrebbe portarle al 15%.

Al 19% rimarrebbe solo le detrazioni di rilevanza sociale, come ad esempio le spese sanitarie e la detrazione degli interessi del mutuo bancario. Altre detrazioni e deduzioni fiscali potrebbero essere completamente abolite poiché considerate socialmente trascurabili: tra queste la detrazione (al 50%) per la ristrutturazione delle piscine domestiche.

Secondo i calcoli del Movimento 5 stelle eliminando tutte le detrazioni che comportano effetti ambientali negativi lo Stato potrebbe incassare 17 miliardi di euro in più ogni anno. 

Allo studio anche un tetto massimo all'importo delle detrazioni pari a 75mila euro. 

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Quindi come avevamo già visto la manovra del governo potrebbe portare a maggiori tasse per alcuni italiani. Un'effetto perverso del taglio agli sconti fiscali (o riordino, che dir si voglia) per finanziare l'introduzione della famosa tassa piatta.

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