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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Italiani "previdenti", più iscritti ai fondi pensione: ma per i giovani sono una chimera

Gli iscritti alla previdenza complementare aumentano: sono quasi 7,9 milioni, la maggioranza nelle regioni del nord. Ma il gap generazionale si sente: la partecipazione degli under 35 è inferiore di un terzo rispetto alle fasce centrali (20 per cento della forza lavoro)

Fondi pensione, che passione. Sono ben 398 i fondi pensione in Italia (dati aggiornati al 31 dicembre 2018): 33 negoziali, 43 aperti, 70 piani individuali pensionistici (Pip), 251 fondi preesistenti e Fondinps. Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema è in costante riduzione. Basti pensare che nel 2000 operavano 719 forme, oggi il numero si è sostanzialmente dimezzato. Lo rileva la Covip (l'Autorità amministrativa indipendente che ha il compito di vigilare sul buon funzionamento del sistema dei fondi pensione ) nella sua relazione annuale, dalla quale emergono molti spunti interessanti.

Partiamo dalle basi. Che cosa sono i fondi pensione? I fondi pensione rientrano nella cosiddetta previdenza complementare e sono prodotti utili per integrare la futura pensione. Si dividono tra fondi pensione chiusi (o negoziali) e aperti. I fondi pensione chiusi sono riservati a specifiche categorie di lavoratori: ogni contratto nazionale di lavoro ha un fondo chiuso dedicato. I fondi pensione aperti sono invece destinati a tutti, chiunque può aderirvi.

La previdenza complementare consente di integrare la pensione obbligatoria (o pensione di base) con versamenti volontari. Si fonda su una molteplicità di forme pensionistiche (fondi pensione) che raccolgono il risparmio previdenziale degli iscritti e lo valorizzano attraverso i rendimenti ottenuti investendolo sui mercati finanziari.

Fondi pensione, iscritti quasi 8 milioni di italiani

Il totale degli iscritti alla previdenza complementare aumenta: adesso è pari a circa 7,9 milioni, in crescita del 4,9% rispetto all'anno precedente, per un tasso di copertura del 30,2% sul totale delle forze di lavoro. Le posizioni aperte sono di 8,7 milioni (inclusive di posizioni doppie o multiple, che fanno capo allo stesso iscritto). Di questi, gli iscritti ai Pip nuovi si attestano a 3,1 milioni (+5,4% rispetto al 2017), 3 milioni quelli ai fondi negoziali (+6,8%, con una crescita determinata principalmente dalle nuove adesioni contrattuali), oltre 1,4 milioni quelli ai fondi aperti (+6,4%) e poco più di 600.000 quelli ai fondi preesistenti.

Il cosiddetto gender gap si fa sentire. Gli uomini rappresentano il 61,9% degli iscritti alla previdenza complementare (il 73,1% nei fondi negoziali). Si conferma anche un gap generazionale: la distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all'età di pensionamento: il 54,7% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 27,6% ha almeno 55 anni. Rispetto alle fasce d'età centrali, la partecipazione degli under 35 è inferiore di un terzo circa (20 per cento rispetto alle forze lavoro): colpa di stipendi bassi e lavoro precario.

Quanto all'area geografica, la maggior parte degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (56,8 per cento).

Le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 167 miliardi di euro, in aumento del 3% rispetto all'anno precedente: un ammontare pari al 9,5% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. I contributi incassati nell'anno sono pari a 16,3 miliardi di euro: tra questi 5,1 miliardi ai fondi negoziali (+5,7%), 2 miliardi ai fondi aperti (+6,9%), 4,3 miliardi ai Pip nuovi (+5,1) e 4,6 miliardi ai fondi preesistenti.

Ma uno su quattro non versa contributi

Quanto si versa in media? I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.630 euro nell'arco dell'anno. Il 25% del totale degli iscritti alla previdenza complementare (circa 2 milioni) non ha effettuato contribuzioni nel 2018. Circa il 60% di essi (1,2 milioni di iscritti) non versa contributi da almeno tre anni. Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 8,6 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 3,4 miliardi di euro e in rendita per circa 700 milioni di euro. I riscatti sono pari a 2,2 miliardi di euro, più o meno quanto le anticipazioni ( quasi 2,2 miliardi di euro), nella gran parte non connessa a cause specifiche (ossia a cause diverse dalle spese sanitarie o per acquisto o ristrutturazione della prima casa). Marginale l'erogazione delle prime rendite integrative temporanee anticipate (Rita): circa 81 milioni.

L'allocazione degli investimenti effettuati dai fondi pensione registra la prevalenza della quota in titoli di Stato che nel 2018 è stata pari al 41,7% (era il 41,5% nel 2017) dei quali il 21,4% sono titoli di debito pubblico italiano (contro il 22,7% nel 2017). In calo al 16,4% i titoli di capitale, (contro il 17,7% del 2017) e anche le quote di Oicvm, in discesa dal 12,6 all'11,9%. I depositi si attestano al 7,5%. Gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti, rappresentano il 2,7% del patrimonio, in diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2017. Nell'insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell'economia italiana è di 36,7 miliardi di euro, il 27,7% del patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore, 28,3 miliardi.

Gli impieghi in titoli di imprese domestiche rimangono marginali. Il totale di 3,7 miliardi è meno del 3 per cento del patrimonio; in obbligazioni sono investiti 2,5 miliardi, in azioni 1,2 miliardi; gli investimenti domestici detenuti attraverso quote di Oicvm si attestano a 1 miliardo. La componente immobiliare è pressoché tutta concentrata in Italia per complessivi 3,4 miliardi di euro.

Rendimento fondi pensione: dati negativi

Il 2018 è stato un anno negativo per i mercati finanziari e, in particolar modo, per quelli azionari. Di conseguenza ne hanno risentito anche i rendimenti dei fondi pensione, dopo un decennio in cui sono stati in media più che positivi,  secondo la relazione annuale Covip. I fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno perso in media rispettivamente il 2,5 e il 4,5 per cento.

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