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Giovedì, 25 Aprile 2024
CASO ILVA

Fumata nera sull'Ilva, Di Maio: "Non la regalerò al primo che passa"

Al termine del maxi tavolo con i vertici di ArcelorMittal, che ha visto a confronto 62 sigle tra associazioni ed enti locali, il ministro parla di "miglioramenti non soddisfacenti". E assicura: "Se la gara risulta irregolare porterò le carte in Procura"

Il futuro dell'Ilva è più che mai incerto. Al termine del maxi tavolo con i vertici di ArcelorMittal, che ha visto a confronto 62 sigle tra associazioni ed enti locali, Di Maio non è sembrato molto ottimista sull'esito positivo della trattativa con il colosso che lo scorso anno si è aggiudicato il bando per acquisire l'Ilva. 

Sul piano ambientale,  l'azienda è impegnata a vincolare l'incremento della produzione per il periodo successivo alla durata del piano all'impiego di processi di produzione alimentati a gas o di processi alternativi a basso utilizzo di carbone. Ma non solo. Tra i punti c'è anche quello di eliminare le fonti di inquinamento attraverso l'implementazione delle misure di tutela ambientale e accelerare i tempi di esecuzione degli interventi ambientali.

La nuova proposta di Arcelor Mittal

Nel documento, il colosso dell'acciaio, segnala per "la CO2 una riduzione del 15% delle emissioni per tonnellata di acciaio liquido prodotto, sull'impianto sinterizzazione (rispetto alle migliori tecnologie Europee disponibili), riguardo le polveri una riduzione del 30%, rispetto alle diossine una riduzione del 50%, sul 'Wind Days' l'azzeramento polveri al 2020, ovvero 18 mesi in anticipo, per l'acqua la riduzione di utilizzo del 15% al 2023, sui rottami, economia circolare attraverso utilizzo rottami per ridurre ulteriormente CO2 e consumo energetico".

L'addendum ambientale proposto da Mittal, secondo quanto reso noto dal governo, sarà comunque reso noto a breve insieme al piano occupazionale, "cosicché tutto il mondo scientifico possa analizzarlo e leggerlo per Valutarlo".

Di Maio: "La proposta non è ancora soddisfacente"

"Mi sembrano miglioramenti importanti, ovviamente nei limiti del fattibile", è stato il commento dell'ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. Ma Di Maio non è dello stesso avviso e bolla la proposta come "non ancora soddisfacente". 

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Il ministro dello Sviluppo Economico e vicepremier ha detto di non aderire "a quella idea politica per cui su Ilva bisogna fare di tutto per liberarsene. Perché siccome bisogna liberarsene gliela regaliamo al primo acquirente che passa senza poi fregarcene del destino dei lavoratori, dell'azienda e dei cittadini di Taranto, dell'intera Puglia. Io non aderisco a questa idea politica, quindi chi ha fretta di regalare quello stabilimento al primo che passa faccia pure ma non con questo governo''.

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"'Io voglio vederci chiaro fino alla fine" ha detto ancora Di Maio, ribadendo di aver fatto "delle ricognizioni sulle garanzie del vecchio governo per assorbire gli esuberi e alcune sono da fantascienza; questo per dire che partiamo da una situazione per cui gli altri ci hanno lasciato tutto bloccato per il loro modo di gestire le crisi aziendali''.

"Pronto a portare le carte in Procura"

Il vicepremier ha quindi puntato il dito contro il governo precedente: "E' chiaro che se ha sbagliato la gara, si prende una responsabilità senza precedenti - ha sottolineato Di Maio - ma non me la prendo io. Io mi prendo la responsabilità di gestire quello che viene dopo e mi auguro che tutto sia in regola: me lo auguro per il bene dello Stato perché se non dovesse essere così porterò tutte le carte in Procura perché se ci sono rilievi e criticità, ci sono dei reati commessi". Di Maio ha poi spiegato che entro la settimana chiederà un parere all'Avvocatura dello Stato "per capire cosa si può fare e cosa non si può fare''.


 

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