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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

La lunga frenata dell'industria italiana: sette mesi con il segno negativo

Non accenna a riprendersi la produzione industriale: a settembre 2019 -0,4% sul mese precedente e -2,1% sul 2018. Da gennaio l'arretramento non si è mai fermato. Male abbigliamento e metallurgia, si salvano soltanto tecnologia e alimentare

Una discesa senza fine, una frenata lunga e preoccupante. Lo stato di salute dell'industria italiana è tutt'altro che florido e a confermarlo sono gli ultimi dati sulla produzione industriale diffusi dall'Istat: nel mese di settembre 2019 l'indice destagionalizzato della produzione è diminuito dello 0,4% rispetto ad agosto e, dato ancor più allarmante, rispetto al mese di settembre dello scorso anno il calo è stato del 2,1%. Si tratta del settimo mese consecutivo in cui la produzione industriale italiana fa dei passi indietro: malissimo meccanica e abbigliamento, a salvarsi sono soltanto l'alimentare e la tecnologia. 

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Industria, produzione in calo: chi scende e chi sale

Nella media del terzo trimestre la produzione mostra una flessione congiunturale dello 0,5% mentre nella media dei primi nove mesi dell'anno la flessione annua è dell'1,0%. In dettaglio l''indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali per i beni di consumo (+0,7%) e i beni strumentali (+0,6%); variazioni negative registrano, invece, l'energia (-1,1%) e i beni intermedi (-1,0%). Su base annua, al netto degli effetti di calendario, a settembre l'Istat registra una moderata crescita esclusivamente per il comparto dei beni di consumo (+1,2%); al contrario, emerge una marcata diminuzione per i beni intermedi (-5,2%), mentre diminuiscono in misura più contenuta i beni strumentali (-2,0%) e lievemente l'energia (-0,1%).

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Quanto ai settori di attività economica con i maggiori incrementi tendenziali, sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+9,6%), le industrie alimentari, bevande e tabacco (+7,8%) e la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+6,4%). Le flessioni più ampie si registrano nell'attività estrattiva (-11,2%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,1%) e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-7,1%).

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Industria, produzione giù ma ''il Natale salva il settore alimentare''

Come visto dai dati Istat, il calo della produzione ha colpito diversi settori, con pochi fortunati che vanno in controtendenza. Tra questi c'è il settore alimentare, che invece ha fatto segnare un aumento del 7,8% a settembre rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Secondo Coldiretti, a “salvare” questo reparto è anche l'avvicinarsi del Natale: "Si tratta di un segnale positivo nella preparazione delle scorte per il Natale in cui tradizionalmente si verificano i valori più elevati di consumi alimentari di tutto l'anno".

''La spesa alimentare - spiega l'associazione - è uno speciale indicatore dello stato dell'economia nazionale poiché l'agroalimentare, dai campi fino a negozi e ristoranti, è la prima filiera estesa dell'Italia con un fatturato di 538 miliardi di euro e un valore aggiunto superiore di quattro volte alla filiera dell'automobile, secondo The European House - Ambrosetti. I risultati positivi ottenuti sul piano industriale - conclude la Coldiretti - devono ora trasferirsi alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione''.

Industria, produzione giù: ''Servono misure urgenti''

I dati negativi sulla produzione industriale vanno a riflettersi inevitabilmente anche sui consumatori, tanto che Federconsumatori ha lanciato un appello affinché vengano attuate delle contromosse per evitare che la situazione peggiori ulteriormente: "Rendere operative le misure di sostegno al potere di acquisto delle famiglie e i piani per il rilancio dell'occupazione".

"Si tratta - spiega l'associazione dei consumatori - della settima flessione tendenziale consecutiva, rileva l'Istituto di Statistica, evidenziando come l'economia italiana abbia urgentemente bisogno di misure decise per la ripresa.Le famiglie attendono, infatti, provvedimenti che possano incidere positivamente sul loro potere di acquisto: primi su tutti il taglio del cuneo fiscale e il bonus figli. Per questo è urgente renderli operativi al più presto, per agire positivamente in direzione di una ripresa della domanda interna".

Per Federconsumatori, "non è bastato evitare l'aumento dell'Iva. Ora è necessario operare una rimodulazione delle aliquote, per fare in modo che la tassazione non pesi in maniera eccessiva su alcuni beni di prima necessità che invece vengono considerati ''beni di lusso'' tassati al 22%. Tra questi il latte in polvere e i pannolini per bambini, nonché gli assorbenti femminili. Inoltre si rende fondamentale avviare un piano capace di dare nuovo slancio al mercato occupazionale con lo stanziamento di investimenti per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione. Da qui, infatti, bisogna ripartire per dare nuove prospettive di crescita all'intero sistema economico e alle famiglie".

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