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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Intesa, Ubi e Unicredit: la rivoluzione del credito sulla pelle di 10mila lavoratori

L'offerta di Intesa Sanpaolo per l'acquisizione di Ubi accende i riflettori sulla rivoluzione del credito: 13mila i lavoratori già in uscita cui si aggiungeranno 6mila bancari di Unicredit e 5mila di Intesa-Ubi. I sindacati: "Assunzioni con rapporto 2 a 1"

Il matrimonio Intesa Sanpaolo-Ubi Banca non è una scalata come le altre, ma è destinato a cambiare il panorama del credito in Italia. Un mondo che è cambiato, e tanto, negli ultimi anni, fatto di rumorosi fallimenti (banche Venete, Etruria, Carige e da ultima la Popolare di Bari) sulla scia del grande bubbone finito sotto la sigla "Npl", i crediti concessi troppo spesso senza garanzie e che hanno lasciato buchi contabili nelle casse. 

In questo contesto è cambiato anche il rapporto degli italiani con gli istituti di credito, un rapporto sempre meno personale ma mediato da app e sportelli virtuali dedicati all'home banking. Per capire tuttavia quanto sia cambiato è meglio affidarci alla solidità di alcuni numeri che il sindacato Fabi ha fornito a Today.it.

In tutta Europa sono stati persi 470.000 posti di lavoro tra i bancari, il 70% dei quali con licenziamenti. In Italia questo tsunami è stato evitato grazie a due strumenti: il Fondo esuberi e il Fondo per l’occupazione che hanno gestito le crisi bancarie e gli esuberi conseguenti alle ristrutturazioni aziendali. 

Come spiega Fabi, a partire dal 2012 sono stati assunti 22.550 "under 35", di cui 1.750 nel 2019. Un ricambio generazionale che ha visto crollare l'occupazione secondo un rapporto di 3 "pensionamenti o prepensionamenti volontari" a fronte di una assunzione. 

Una condizione che i sindacati chiedono di far salire mantenendo almeno un rapporto 2 a 1, viste anche le prospettive del settore: i piani industriali dei primi nove gruppi bancari italiani prevedono 29.693 esuberi entro il 2020, di cui 16.434 sono già completati.

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A questo computo vanno aggiunti tuttavia i 6mila esuberi annunciati da Unicredit per l'Italia secondo il piano che prevede la chiusura di centinaia di filiali, e i 4800 previsti dal progetto di Intesa Sanpaolo per l'aggregazione con Ubi Banca.

In sostanza, solo da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca dovrebbero uscire oltre 10mila dipendenti. "L’offerta di Intesa ci ha colto di sorpresa – spiegano a caldo in una nota congiunta i segretari di Fabi, First Cisl, Uilca, Fisac Cgil, Unisin - anche perché segue la presentazione del nuovo piano industriale del gruppo Ubi che andava nella direzione di una crescita stand alone della banca". Piano che prevedeva tuttavia già una riduzione di 2mila lavoratori e la chiusura di circa 175 filiali con la riduzione del 35% degli sportelli "full cash".

La linea del segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni è quella di garantire una "compensazione" con il rispetto del rapporto di una nuova assunzione ogni due esuberi, uscite che come confermato dal Ceo di Intesa Carlo Messina saranno "volontarie". 

Intesa Sanpaolo Ubi: le tappe della (eventuale) fusione

Il Consiglio di amministrazione di Ubi Banca guidato da Victor Massiah ha visionato l'offerta di Banca Intesa Sanpaolo e ora nominerà gli advisor finanziari e legali che assisteranno il gruppo nello svolgimento delle attività di valutazione dell'offerta pubblica di scambio

Intesa Sanpaolo per comprare Ubi intende portare a termine una OPS, ovvero un'offerta pubblica di scambio che prevede il pagamento dei titoli mediante la consegna di altri strumenti finanziari. L'offerta del gruppo guidato da Carlo Messina si traduce in 17 azioni di Intesa ogni 10 azioni di Ubi Banca portate in adesione all'offerta, con un premio del 27,6% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni di Ubi alla chiusura del 14 febbraio scorso.

Un'assemblea straordinaria dei soci della banca che ha sede a Ca' de Sass è stata convocata per il prossimo 27 aprile 2020 per approvare l'autorizzazione all'aumento di capitale necessario all'acquisto del gruppo bancario bergamasco.

Chi sono gli azionisti di Ubi Banca

Ubi Banca, fin dalla fusione di BPU Banca e Banca Lombarda nel 2007, ha visto due nuclei di azionisti principali, bresciani e bergamaschi. Ora circa la metà del capitale di Ubi Banca è in mano ai fondi d'investimento per la maggior parte esteri (mentre il primo azionista singolo è la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo con il 5,95% delle azioni).

Una storia che vedrebbe "acquisita" dal maggiore gruppo bancario in Italia: l'eventuale aggregazione di Ubi a Intesa Sanpaolo farebbe scalare al nascente gruppo la classifica delle banche in Europa, risultando terza per capitalizzazione - alle spalle della francese BnpParibas e dello spagnolo Santander - e settimana per proventi operativi netti. "Una opportunità unica per creare una realtà europea ancora più forte" secondo il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

Intesa Sanpaolo Ubi: cosa cambia

L'operazione di aggregazione Intesa Sanp

aolo-Ubi coinvolge UnipolSai che rileverà i rami d'azienda delle compagnie assicurative Banca Assurance Popolari, Lombardia Vita e Aviva Italia, partecipate da UBI. Contestualmente il gruppo assicurativo bolognese sosterrà un aumento di capitale di 1 miliardo a favore di BPER, la banca emiliana di cui è prima socia con il 19,9%, per acquisire 400-500 filiali di IntesaSan Paolo.

Intesa Sanpaolo Ubi: che cosa succederà poi

Il deal Intesa Sanpaolo/Ubi B. "probabilmente darà una ulteriore spinta alle aggregazioni bancarie. Questo però non dovrebbe di sicuro riguardare Mediobanca". Lo ha spiegato una fonte vicina al patto di Mediobanca che si è riunito oggi nella sede di Piazzetta Cuccia. "Anche la Bce ha detto chiaramente che sono troppe le banche in Europa. Un modo per superare eventuali problematiche del settore sono anche le concentrazioni. In generale probabilmente ci sarà una ulteriore spinta alle aggregazioni".

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