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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Tassa sulla bontà, retromarcia del Governo per ripristinare gli sgravi agli enti no profit

L'aumento Ires dal 12 al 24 per cento per il Terzo Settore era stato inserito nella Manovra 2019. Conte ha assicurato che sono state trovate fonti alternative per la copertura dell'incentivo

Il governo ha trovato la copertura per ripristinare lo sgravio Ires a favore delle organizzazioni del terzo settore e del no profit. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai rappresentanti delle associazioni che hanno partecipato all'incontro oggi a Palazzo Chigi. L'intervento normativo avverrà "a giorni" o con un decreto ad hoc o con un emendamento del governo al decreto semplificazione.

Conte, spiegano, ha assicurato che sono state trovate fonti alternative per la copertura dell'incentivo che costa circa 400 milioni in tre anni, 118 dei quali il primo anno. 

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, lasciando l'incontro a Palazzo Chigi, conferma che lo stop sulla cosiddetta "tassa sulla bontà" sarà inserito nel prossimo decreto utile.

Via la tassa sulla bontà inserita in legge di bilancio

L'aumento Ires dal 12 al 24 per cento per gli Enti del Terzo Settore era stato inserito nella Manovra 2019. Tutto nasceva da una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che imponeva alla Chiesa di pagare l'Ici sugli immobili commerciali e al governo di recuperarla, riformando una decisione della Commissione che escludeva la chiesa dal pagamento della tassa negli anni 2008-2012 in virtù del fatto che fosse impossibile riscuoterla. Ma, muovendosi in questa direzione, gli introiti sarebbero finiti nelle casse dei Comuni.

Stop alle agevolazioni Ires per la Chiesa

Da qui la decisione del governo di 'ripiegare' sull'Ires, l'imposta sul reddito delle società: le parrocchie infatti sono equiparate agli enti con finalità di beneficenza ed istruzione e, come tali godono della riduzione alla metà dell'aliquota Ires (attualmente il 12 anziché il 24%).

Quanto vale il tesoretto del Vaticano

Come dicevamo gli enti ecclesiastici pagano il 12 anziché il 24% dell'aliquota Ires applicata al reddito complessivo, formato in genere dalla somma dei redditi fondiari, da capitale, d'impresa e da redditi diversi. I redditi fondiari derivano dagli immobili e dai terreni, mentre quelli di capitale da conti correnti o da investimenti, mentre i redditi da inpresa in genere sono le attivitò di scuola materna parrocchiale, di  casa di riposo per anziani, di cinema parrocchiale, di bar parrocchiale, di gestione di “case per ferie” o ancora di gestione di una libreria.

Stando a un'inchiesta dell'Espresso, l'esenzione di cui gode la Chiesa sull'Ires vale un risparmio al Vaticano di quasi 1 miliardo di euro.

I vicepremier Di Maio e Salvini avevano subito ammesso l'errore di quella che è stata etichettata come tassa sulla bontà che non è stata stralciata dalla Legge di bilancio perché si sarebbe incorso nell'esercizio provvisorio". Di Maio ha ammesso che l’obiettivo del governo era quello di "punire coloro che fanno finto volontariato e ne è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli".

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