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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Meno lavoro e solo precario mentre triplicano i prezzi: l'Istat rimanda l'Italia a Settembre

Il Pil cresce meno del previsto, aumenta la disoccupazione e ora per gli italiani arriva anche una stangata da oltre 500 euro di maggiori spese anche per i beni di prima necessità

L'Italia ha la febbre: no, non stiamo parlando delle alte temperature metereologiche, ma dell'economia, del mercato del lavoro e del sistema paese in generale. Una malattia che si articola in 3 patologie gravi e che finiscono col pesare sulle tasche degli italiani: si chiamano precarietà, inflazione e contrazione dell'economia. Se la prima finisce col pesare sul sistema assistenziale, dell'aumento dei prezzi e della difficoltà nel creare benessere gli italiani possono rendersene conto ogni giorno. 

Ora lo certificano anche i dati Istat che risuonano come un campanello d'allarme. Perché se un rallentamento della ripresa economica era messo in conto dagli analisti, l'istituto nazionale di statistica quantifica come nel secondo trimestre del 2018 l'economia italiana ha registranto un incremento inferiore a quello dei 6 trimestri precedenti.

La graduale decelerazione emersa nel periodo recente si riflette in un ulteriore ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale che scende all'1,1%.

Con il risultato del secondo trimestre la variazione acquisita del Pil per il 2018 è pari a +0,9%. La graduale decelerazione emersa nel periodo recente si riflette nell'ulteriore ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale che scende all’1,1% contro l'1.3% previsto appena un mese fa dal Centro studi di Confindustria che già criticava come eccessive le stime precedenti che vedevano una espansione dell’1,5% per il 2018. In poche parole l'Italia è sostanzialmente ferma: pesano la diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca appena controbilanciato dall'aumento del comparto industriale e dei servizi. Sul mercato pesa il calo delle esportazioni.

Cresce la disoccupazione al 10,9% (+0,2)

Ma non sono le uniche notizie negative. Le rilevazioni dell'Istituto di Statistica mostrano chiaramente come nel mercato del lavoro si assista ad una vera esplosione del precariato. aumentano i contratti a termine e torna a salire la disoccupazione, soprattutto quella giovanile.

"Dopo tre mesi di crescita sostenuta, a Giugno 2018 l'occupazione registra un calo che si concentra soprattutto tra gli uomini e le persone con più di 35 anni. A fronte della diminuzione dei dipendenti permanenti e degli autonomi continuano a crescere i dipendenti a termine. Contestualmente torna ad aumentare la disoccupazione (che si mantiene sui livelli del 2012, ndr) e continua a diminuire l'inattività".

Come rilevato dall'Istat nell'ultimo anno la crescita dell'occupazione (+0,8% nel secondo trimestre 2018, +196mila lavoratori rispetto ai tre mesi precedenti) è stata sostenuta soprattutto dai lavori a termine e, con riferimento all'età, tra i 15-34enni e soprattutto tra gli ultracinquantenni. La disoccupazione cala lievemente nei dodici mesi mantenendosi sui livelli della fine del 2012 (10,9%, in crescita di 0,2 punti percentuali su maggio). In calo i lavoratori stabili: -56mila rispetto a maggio scorso e - 83mila su anno.Torna l'allarme per la disoccupazione giovanile in salita di 0,5 punti percentuali, al 32,6%.

Crescono nel trimestre i lavoratori a termine (+123 mila) e gli indipendenti (+75 mila) mentre restano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti.

Aumentano i prezzi: stangata da 560 euro

Se l'economia rallenta, continua a crescere il costo della vita con un aumento dei prezzi sostenuto dalle bollette energetiche. A Luglio l'inflazione registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell'1,5% su base annua dal +1,3% di giugno. Secondo l'Istat l'ulteriore aumento si deve prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati, energia elettrica e gas, che invertono la tendenza da -1,2% di giugno a +5,3%, solo parzialmente bilanciata dal rallentamento della crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,9% a +1,7%).

"Il quadro inflazionistico vede consolidarsi pressioni sui prezzi di prodotti di uso quotidiano e di beni di largo consumo: nello specifico i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,2% di giugno a +2,3%) e quelli ad alta frequenza d'acquisto (da +2,7% a +2,8%) crescono su base annua più dell'indice generale. 

L'aumento dell'inflazione si tradurrà in una maggiore spesa annua di 536 euro. Una vera e propria stangata in arrivo per le famiglie che si troveranno maggiori spese di circa 392 euro per i beni ad alta frequenza di acquisto, 203 euro per gli acquisti quotidiani, 184 per il cibo e 207 per i trasporti. Secondo l'Unione nazionale consumatori l'impennata dei prezzi triplica in appena 3 mesi, dal +0,5% di aprile al +1,5% di luglio. "Preoccupa, in particolare, la risalita sia dei beni ad alta frequenza di acquisto che del carrello della spesa, spese obbligate che incidono anche su chi è in difficoltà e ha ridotto i consumi al minimo pur di farcela", spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unc.

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