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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Jobs Act e Social Card, l'Inps corregge il Governo

Il presidente dell'istituto di previdenza Tito Boeri bacchetta Renzi: "Il Governo corregga il disegno di legge sulla povertà, i sussidi economici di 80 euro al mese producono un disincentivo alla ricerca del lavoro ed effetti negativi sulle donne"

Il Governo la chiama "Sistema di Inclusione Attiva", in poche parole circa duecentomila famiglie riceveranno 320 euro al mese: la "Sia", un sussidio economico pari ad 80 euro al mese per ogni componente del nucleo familiare in condizioni economiche disagiate ove siano presenti minorenni, figli disabili o donne in stato di gravidanza accertata.

Una social card che può essere utilizzata per acquistare generi alimentari, prodotti farmaceutici e per pagare le bollette domestiche di luce e gas che saranno addebitate e saldate direttamente dallo Stato entro i limiti stabiliti dal programma.  "Un primo passo significativo -commente il presidente dell'Inps Tito Boeri - ma non basta,servono misure basate su condizioni relative a reddito e patrimonio delle famiglie e non solo a elementi come la presenza di figli". 

DAL JOBS ACT ALLA RIFORMA DELLE PENSIONI. Il titolare dell'Istituto di previdenza, pur mettendo in evidenza gli effetti positivi del Jobs Act ha messo in luce la natura estemporanea e parziale delle misure governative. Una lunga riflessione tenuta in audizione al Senato sulle cause e conseguenze di tutti gli interventi di riforma delle pensioni dal ’96 in poi e della riforma Fornero che con il suo brusco innalzamento dell’età di pensionamento ha creato "problemi sociali rilevanti - spiega Boeri - serve discutere di uscita flessibile".
"L'obiettivo - ha ammonito ancora Boeri - non è di spingere più persone possibile ad uscire dal mercato del lavoro ma garantire maggiore libertà di scelta consapevole senza dilatare il debito pensionistico e senza creare generazioni di pensionati poveri. Un sistema previdenziale flessibile - ha insistito - può permettere a molte persone a fine carriera di dedicare più tempo alla loro famiglia dall’altro può facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani rendendoli indipendenti prima".
Il 2015 è stato un anno di grande cambiamento nelle modalità d’ingresso dei giovani nel nostro mercato del lavoro spiega Boeri al Senato aggiungendo che a contribuire al successo non solo gli incentivi ma anche le tutele crescenti per i nuovi contratti a tempo lievitati del 62% e addirittura del 76% per gli under 30 anni così come la percentuale di occupati con contratti a tempo o stagionali, tra i giovani, scesa dal 37 al 33%. "Non vi è dubbio che l’esonero contributivo triennale abbia giocato un ruolo cruciale nel cambiare la natura delle assunzioni - spiega Boeri - ma a beneficiare del provvedimento nel 2015 sono state circa un terzo delle imprese con dipendenti".

REDDITO MINIMO. Per Boeri riordino delle prestazioni assistenziali previsto dal Ddl povertà appena approvato dalla Camera, si dovrebbero trovare "fonti di finanziamento per una misura universale (tipo reddito minimo) di contrasto alla povertà". Un accelerazione potrebbe avvenire se il Senato dovesse modificare la legge delega sulla povertà, accelerando la sua capacità di reperire e riducendo fortemente il costo di misure redistributive che intervengano sugli assegni familiari. 

"Contro la povertà vogliamo il reddito" | Foto da Infophoto

IL BUCO DA 4 MILIARDI. Non  solo carezze all'operato del Governo ma anche schiaffi: la riforma così come pensata dall'esecutivo prevede un costo per i contribuenti pari a 4 miliardi di euro mentre nella riforma come pensata dall'istituto di previdenza non avrebbe costi per la finanza pubblica. Inoltre a differenza degli assegni familiari, quelli al nucleo familiare e alle famiglie con almeno tre figli minori, le misure previste dalla delega tendono ad "aiutare anche chi non lavora e non è coperto da alcun ammortizzatore sociale". Secondo Boeri, a questo riguardo "si nota una incoerenza nelle condizioni di accesso ai benefici". Infatti, ha spiegato il presidente dell'Inps ai senatori della commissione Finanze, "mentre per la nuova misura l'accesso è condizionato al reddito Isee, nel caso degli istituti che vengono mantenuti in vita il riferimento continua a essere, per le detrazioni, il reddito del singolo percettore e, per gli assegni, il reddito familiare, senza tener conto in alcun modo della composizione della famiglia, del reddito complessivo e della componente patrimoniale".

LE CORREZIONI. Il presidente dell'Inps ha suggerito alcune correzioni. Per esempio, considerato che "la riforma migliorerebbe le proprietà distributive degli assegni al nucleo familiare, permettendo a queste misure di essere maggiormente concentrate su famiglie a basso reddito" e che "al contempo ridurrebbe gli incentivi alla ricerca di lavoro (soprattutto nel caso in cui i trasferimenti o gli sgravi dovesseri ridursi bruscamente al di sopra di una data soglia di reddito)" è "opportuno che la legge delega non specifichi in modo troppo rigido le soglie di reddito e la fascia di reddito in cui si opera la riduzione del beneficio, ma lasci queste decisioni all'esercizio delle delega".
Boeri ha poi proposto di procedere "in modo integrato nel riordino dei trattamenti a sostegno dei nuclei familiari nell'introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà". Il mancato coordinamento tra questo due tipi di interventi "sarebbe fonte di sprechi - ha concluso - e potrebbe accentuare i disincentivi alla ricerca di lavoro, ponendo in essere di fatto tasse marginali molto alte per chi accetta impieghi a bassi salari".

IL TESTO IN DISCUSSIONE AL SENATO

Il cosiddetto ddl povertà ha ricevuto il via libera dalla Camera: in base ad esso il reddito di inclusione ora è più vicino per chi fatica ad arrivare a fine mese. Nello specifico, la nuova normativa prevede una misura di supporto per le famiglie e gli individui in situazione di grave difficoltà economica, denominata "reddito di inclusione".
 

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