rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

L'Italia della schiavitù e della 'Mafia Caporale': “La repressione non basta”

Nella sala stampa della Camera dei Deputati è stato presentato 'Mafia Caporale', il libro di Leonardo Palmisano che analizza il business criminale nascosto dietro lo sfruttamento nel mondo del lavoro 

L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Così recita il primo articolo della Costituzione, una frase che negli ultimi anni ha iniziato a perdere di significato, fino alla condizione attuale del nostro Paese, dove dietro la necessità di occupazione sono nate diverse strutture criminali che sfruttano proprio questa incessante richiesta. Nel rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo, il Global Slavery Index 2016, l'Italia è 49esima su 167 Paesi presi in considerazione, con 129.600 persone ridotte in schiavitù. 

Una posizione non proprio idilliaca, se si pensa che in Europa soltanto la Polonia è messa peggio di noi. Inoltre, siamo i primi tra i Paesi europei per la sparizione dei bambini non accompagnati, 28 al giorno secondo i dati Oxfam,  e delle sfruttamento della prostituzione. Se a questi fattori aggiungiamo il fenomeno sempre più diffuso del caporalato e delle organizzazioni che si fondono con la criminalità organizzata, abbiamo la fotografia delineata da Leonardo Palmisano in 'Mafia Caporale', libro presentato questa mattina, mercoledì 15 novembre, nella sala stampa della Camera dei Deputati

Globalizzazione e Metamafia

Dopo l'introduzione di Raffaele Lupoli de 'Il Salto', è lo stesso autore a descrivere in quale situazione si trova l'Italia in cui, dall'agricoltura ai servizi, fino alla piccola industria, il mercato del lavoro si riempie di lavoratori e di lavoratrici schiavizzati: “Negli ultimi mesi abbiamo lavorato per conoscere a pieno la fenomenologia di Mafia Caporale, legata in maniera intrinseca alla globalizzazione. Nel nostro Paese il sistema criminale riesce ad approfittare delle possibilità messe in campo dalla globalizzazione. Parliamo di mercati come quello della droga o quello delle armi, fino al mercato degli esseri umani, che trova sempre più spazio all'interno del mercato del lavoro”.

Nella conferenza Palmisano introduce anche il concetto di 'metamafia': “Si tratta di un vero e proprio sistema criminale, che sfruttano gli interessi illegali per creare delle consorterie, come spesso avviene nell'agricoltura. In questo modo ci troviamo davanti a due tipi di mafia: quella tradizionale e quella nuova, in grado mimetizzarsi alla luce del sole”. 

L'evoluzione della mafia

Con l'evolversi della società, anche le organizzazioni criminali hanno dovuto adeguarsi ai tempi. Una metamorfosi descritta bene da Palmisano: “Un tempo la mafia viveva agli ordini di un'unica figura apicale, ma adesso è tutto diverso. Adesso le mafie hanno capito che servono diverse figure, che si compensano tra loro. In questo modo riescono a raggiungere i loro obiettivi economici in maniera più rapida e veloce”. “Fanno network – ha aggiunto – diventano sistema e in questo modo riescono ad aggirare gli ostacoli che si pongono tra loro e gli obiettivi che si sono preposti, che questi siano delle nuove leggi o un particolare utilizzo delle forze dell'ordine in determinate zone”. 

Ma il problema del caporalato e dello sfruttamento in generale, è legato in maniera indissolubile con un altro problema chiave del nostro Paese, quello dell'immigrazione. Un problema in cui le mafie riescono a fare quello che lo Stato non fa, ossia sfruttare a loro vantaggio l'arrivo dei richiedenti asilo, che vengono da condizioni di vita disumane e sono disposti a tutti per trovare un lavoro:

“Le mafie riescono ad intuire le potenzialità di persone e territori – spiega Palmisano - L'Italia è attraversata ogni giorno da persone che, pur non volendo, finiscono in questo mercato illegale, ma la cosa non si ferma certo qui. Il prossimo obiettivo delle organizzazioni criminali è di arrivare nei Paesi di origine di queste persone. Basti pensare alla mafia nigeriana, che ha forti contatti con la 'Ndrangheta. I nigeriani hanno praticamente il monopolio della prostituzione in diverse zone d'Italia, egemonia concessa dai clan in cambio di droga o di altri favori”. 

mafia-caporale-e1506514368840-2

Un equilibrio da scardinare

Alla presentazione del libro 'Mafia Caporale' è intervenuto anche Davide Mattiello, deputato del Pd della commissione parlamentare antimafia: “C'è una questione politica da porre: qual è il livello di conflitto che siamo disposti a sopportare per mettere le mani in questa situazione. Qui entrano in gioco interessi economici che sono in equilibrio tra loro, scardinare questi equilibri vuol dire creare un conflitto, complicando tutto”.

“Non bastano le repressioni messe in atto dalla polizia o dagli organi giudiziari – continua Mattiello -la via non è soltanto quella. C'è bisogno che la politica faccia convergere quegli interessi in altre direzioni, come la salvaguardia del lavoro e la dignità delle persone, che siano questi imprenditori o semplici operai. Chi fa impresa in maniera onesta va tutelato. Se non cambiano i rapporti di forza nel mercato del lavoro e la politica non si adopera per una soluzione strutturale, non usciremo mai da questo maledetto sistema”.

I beni sequestrati

Il Parlamento ha già fatto una legge contro il caporalato, ma un altro tema chiave è l'utilizzo costruttivo dei beni confiscati alle mafie. “Questi spazi dovrebbero essere utilizzati a nostro favore – sostiene Palmisano – creando una rete legale di lavoro, con destinazioni e obiettivi ben definiti”. 

CITYNEWSANSAFOTO_20171115161719156-2

Le soluzioni

Risolvere un problema con radici così forti non è certo una cosa semplice, soprattutto se la questione abbraccia diversi settori e tipologie di persone, dai bambini agli immigrati. Secondo Palmisano si dovrebbe iniziare introducendo l'argomento nelle scuole: “Le mafie vanno combattute fin dai banchi di scuola. Purtroppo i minori sono una delle principali fonti di mano d'opera a basso costo per le mafie”. Una situazione tante sfaccettature necessita quindi di diverse soluzioni, dalle adeguate modifiche alle leggi su questi temi fino al lavoro di sensibilizzazione, passando per l'intervento sociale e quello delle forze dell'ordine. “Anche se non serve soltanto quello – conclude Palmisano - io sono a favore della repressione contro la criminalità. Purtroppo ho visto morire l'economia e tante persone per colpa delle mafie”.

Nel libro 'Mafia Caporale' edito da Fandango, si scorge come ad essere sfruttati siano lavoratori di ogni genere, dai braccianti alle sarte, passando per prostitute, blogger e venditori ambulanti. Una serie di storie fatte di sfruttamento e soprusi, che accadono ogni giorno in tutta Italia.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'Italia della schiavitù e della 'Mafia Caporale': “La repressione non basta”

Today è in caricamento