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Giovedì, 28 Marzo 2024
LAVORO

Marcegaglia, 170 licenziamenti in vista: "Ecco la prima mossa del presidente Eni"

Il giorno dopo la nomina a presidente di Eni, Marcegaglia chiude il suo stabilimento di Milano. Centosettanta lavoratori a rischio licenziamento: "Vorrebbero trasferirci a cento chilometri da qui..."

MILANO - Lei all'Eni, sulla poltrona più importante: quella da presidente. Loro a casa, sulla sedia più scomoda: quella da disoccupati. Avrebbe potuto trovare un modo migliore, Emma Marcegaglia, per festeggiare la sua nomina a presidente del colosso petrolifero italiano. E, invece, al "primo giorno di scuola" l'ex presidente Confindustria ha già messo tutti dietro la lavagna con una mossa choc. Una sorta di bivio, dalla scelta abbastanza obbligata, per i centosettanta dipendenti del suo Marcegaglia Buildtech di Milano: fare duecento chilometri per poter lavorare - e con lo stipendio pagare gli spostamenti - o più semplicemente rimanere a casa, senza un lavoro. 

Sì, perché da oggi lo stabilimento lombardo, che si occupa di produzione di manufatti in acciaio per l'edilizia industriale e che da anni presenta conti in perdita, si avvia alla chiusura. "Questa è la volontà della Marcegaglia. Ci è stato annunciato questa mattina - denuncia a Today.it Mirco Rota, coordinatore nazionale gruppo Fiom Marcegaglia - L'idea è semplice: abbandonare lo stabilimento milanese e trasferire tutti i lavoratori e tre linee produttive a Pozzolo Formigaro". Sulla carta, insomma, il sacrificio sembrerebbe accettabile: cambiare stabilimento non è poi la fine del mondo. Peccato, però, che tra viale Sarca 366, Milano, e Pozzolo Formigaro, Alessandria, ci siano centododici chilometri. Morale della favola? "Il trasferimento allo stabilimento piemontese resterà solo un'ipotesi - dice Rota - perché non è neanche immaginabile che un operaio con uno stipendio da mille e duecento euro al mese possa affrontare duecento chilometri al giorno per lavorare". 

Il gruppo, che è fermo da due giorni causa sciopero dei lavoratori, non ci sta. "E' una decisione, quella di trasferirci e di non chiudere, che l'azienda ha preso con grande senso di responsabilità sociale - rivendica il presidente Fabrizio Prete - Cerchiamo di garantire l'occupazione in un momento di grande crisi". 

Se per la Fiom l'obiettivo è chiaro - "mascherare i licenziamenti" - i motivi lo sono un po' meno. "Noi siamo favorevoli agli investimenti - sottolinea il sindacalista - ma non capiamo come mai si sia scelto di investire a Pozzolo Formigaro, dove tra l'altro ci sono già una quarantina di lavoratori in esubero". Una chiave di lettura - di certo non l'unica - potrebbe però darla il "Documento di economia e finanza" approvato qualche giorno fa in Consiglio dei ministri. Il Def, tra le tante cose, prevede l'introduzione di un "un regime di facilitazione e gratuità per i cambi di destinazione d'uso degli immobili, in particolare per quelli non utilizzati o occupati da imprese in difficoltà, nel rispetto delle esigenze di tutela del paesaggio e dei volumi esistenti degli edifici". 

Dal burocratese all'italiano: un immobile vuoto - come sarebbe lo stabilimento della Marcegaglia Buildtech in caso di chiusura - può ora diventare un futuro palazzo residenziale. "Di sicuro la zona dello stabilimento si presta a questo ragionamento - conferma Mirco Rota - Negli ultimi anni sono stati chiusi tanti, se non tutti, i presidi industriali e ci sono stati massicci interventi urbanistici in un'ottica di riconversione dell'area". 

Il finale della storia sembra già scritto. "L'azienda venderà lo stabilimento - conclude il rappresentante Fiom - e incasserà soldi liquidi mentre chi vorrà lavorare dovrà fare duecento chilometri". Intanto, Emma Marcegaglia sarà comoda sulla sua poltrona: quella da presidente dell'Eni. 

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