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Mercoledì, 24 Aprile 2024
ECONOMIA

La nuova Italia e i nuovi stili di vita per sopravvivere alla crisi

Il rapporto 2015 del Censis racconta come cambia il nostro Paese: gli italiani hanno imparato a sopravvivere alla crisi muovendosi in piccoli gruppi e sviluppando nuove forme di economia. Lenta la ripresa ed è ancora emergenza per il lavoro dei giovani

La ripresa economica è lenta, come se ci si risvegliasse da un letargo collettivo. Per sopravvivere agli anni di crisi però fondamentale è stata la creatività e l'innovazione: nuove forme di "economia condivisa" hanno garantito certi servizi a cui altrimenti si sarebbe dovuto rinunciare. Questa è la "nuova Italia" del rapporto Censis del 2015, un paese che ha voglia di ripartire ma che ancora deve affrontare delle grosse problematiche, come quella della disoccupazione giovanile. 

Si compra sempre di più su internet, per i viaggi si condividono le auto e le spese: a usare internet per i propri acquisti ora mai sono 2,7 milioni di italiani. La mobilità ha cambiato faccia, grazie al car sharing e al car pooling: il 4% (ovvero due milioni di persone) sono utenti fissi e la percentuale sale se si è giovani (si arriva all'8,4%). 

Per anni si è anche speso di meno così tra il 2009 e il 2015 sono crollati alcuni settori mentre altri hanno visto un vero e proprio boom. Mentre ferramenta, boutique, librerie e macellerie chiudevano i ristoranti talke away aumentavano il proprio profitto (fino ad arrivare al 37% in più di investimenti nel settore). 

Per la prima dall'inizio della crisi la quota di famiglie italiane che nell'ultimo anno hanno aumentato la propria capacità di spesa risulta superiore a quella delle famiglie che l'hanno ridotta (25% contro 21%): "Si tratta di un dato che segna una forte discontinuità con il recente passato" si legge nel rapporto. Allo stesso tempo, però, sfiora il 20% del totale il numero delle famiglie che non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito.

ITALIANI POPOLO DI RISPARMIATORI - Mentre la crisi impoveriva il Paese, tra il giugno del 2011 e il giugno del 2015, nei depositi delle banche sono arrivati 401,5 miliardi di euro. Mentre il Pil crollava il patrimonio finanziario degli italiani è cresciuto del 6,2% in termini reali. Contanti e depositi sono saliti dal 23,6% del totale nel 2007 al 30,9% del 2014, le assicurazioni e i fondi pensioni sono passati dal 14,8% al 20,9%, i fondi comuni sono passati dal 9,1% al 10,9%, azioni e partecipazioni sono crollate dal 31,8% al 23,7% e le obbligazioni dal 17,6% al 10,8%. 

Negli ultimi 12 mesi siamo riusciti a risparmiare 10,6 milioni: a scopo cautelativo, per finanziare la formazione dei figli, per i bisogni della vecchiaia, per paura di perdere il posto di lavoro. E d'altra parte molti ancora hanno attinto ai risparmi, negli ultimi 12 mesi 3,1 milioni di famiglie li hanno usati "per fronteggiare gap di reddito rispetto alle spese mensili".

LAVORO, TASTO ANCORA DOLENTE - Pian piano arriva anche la ripresa dell'occupazione: il Censis però osserva le cifre con la lente d'ingrandimento e rileva che intanto mancano ancora all'appello, rispetto al 2008, 551.000 posti di lavoro, tanto che il tasso di disoccupazione è all'11,9% contro il 6,7% di otto anni fa. Ma l'aspetto più grave è che si registra un crollo dell'occupazione giovanile: ad aumentare davvero sono stati "per decreto" i lavoratori anziani, tra i 55 e i 64 anni, sono passati dai 2,5 milioni del 2008 ai 3,5 milioni attuali, e continuano a crescere. Ci sono 2,2 milioni di Neet, 783.000 sottoccupati, 2,7 milioni di lavoratori in part-time involontario. Eppure molti sono costretti a strafare: 10,3 milioni nell'ultimo anno hanno lavorato oltre l'orario formale senza il pagamento degli straordinari, 4 milioni hanno arrotondato con piccoli lavoretti saltuari.

MENO SPESA PUBBLICA - Si fanno sentire anche gli anni di "spending review": la spesa sanitaria nell'ultimo anno si è attestata a 110,3 miliardi contro i 112,8 del 2010. Il risultato è il "fai-da-te" per chi può permetterselo: la spesa sanitaria privata delle famiglie è passata dai 29,6 miliardi di euro del 2007 ai 32,7 del 2014, raggiungendo il 22,8% del totale. Chi non ce la fa è costretto a indebitarsi: 7,7 milioni di persone hanno chiesto un aiuto economico per far fronte a spese sanitarie. E chi proprio non riesce neanche a indebitarsi rinuncia: nel 66,7% delle famiglie a basso reddito almeno un compomponente l'anno scorso ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie, o ha dovuto rinviarle.

LA NUOVA CLASSE MEDIA METICCIA - Tra il 2008 e il 2014 in Italia i titolari d'impresa stranieri sono aumentati del 31,5%, soprattutto nel commercio, e mentre le imprese guidate da italiani diminuivano del 10,6%. Un indicatore, suggerisce il direttore del Censis Massimiliano Valerii, del fatto che "gli stranieri in Italia inseguono una traettoria di crescita verso la condizione di ceto medio, differenziandosi così dalle situazioni di concentrazione etnica e disagio sociale che caratterizzano le periferie di Londra o Parigi".

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