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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Occupazione, dati "drogati": indici positivi ma 1 contratto su 10 è per lavori di un giorno solo

Si fa presto a dire occupazione: moltissimi sono gli italiani che hanno contratti di lavoro "minimi" e trovano impiego solo per pochi giorni al mese e a volte con paghe miserabili. Ad esempio per gli "occasionali" l'importo mensile è di 200 euro, lordi

Si fa presto a dire occupazione, dietro i numeri la realtà del mercato del lavoro in Italia è ancora zoppicante. Se gli ultimi dati diffusi dall'Istat certificano come l'occupazione risulti stabile rispetto al trimestre precedente e in aumento su base annua, spesso per opportunismo e propaganda si dimentica di mettere in risalto quali siano le dinamiche occupazionali che vanno a costituire questo indice.

La realtà dei contratti di lavoro - come si legge nel report statistico - mostra come nel terzo trimestre 2019 il 35,2% delle posizioni lavorative attivate a tempo determinato abbiano una durata inferiore ai 30 giorni e più di una su dieci (il 12,6%, ndr) di un solo giorno.

Contratti, il 12,6% è per "un giorno"

lavoro contratto un giorno-2

Lavoro a tempo "minimo": 1 contratto su 3 inferiore al mese, il 29,4% da 2 a 6.

Non di certo una novità, ma è evidente un trend che accomuna sia lavori stagionali e non: nel terzo trimestre 2019 si registra un aumento dell'incidenza delle durate brevissime rispetto all'anno precedente.

Una spiegazione di questo dato viene dall'utilizzo che viene fatto dei contratti a tempo determinato, come ad esempio la sostituzione di lavoratori assenti. Nel settore dell’informazione e comunicazione (che include le attività cinematografiche, televisive ed editoriali) le assunzioni con durata prevista di un solo giorno incidono per il 64,2% e il 18,8% risultano quelle da 2 a 7 giorni. Durate brevissime molto frequenti anche per il comparto alberghiero e ristorazione. Inoltre in questo trimestre incidono le supplenze lunghe legate all’inizio dell’anno scolastico.

A questi dati vanno aggiunti coloro che sono impiegati tramite contratti a chiamata (intermittente) o in somministrazione che caratterizzano le attività stagionali o ad un’intensità lavorativa variabile. In questo settore è evidente l'effetto del decreto dignità che - insieme alla perdurante fase di stagnazione economica - ha spinto le imprese ad aumentare le trasformazioni di rapporti somministrati a termine in rapporti a tempo indeterminato (il cosiddetto staff leasing, ndr). 

Coinvolgono invece poco meno di 30mila persone le nuove forme contrattuali introdotte dal governo Gentiloni con la manovra correttiva 2017: sono 19mila i lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale (con un importo mensile lordo medio di 220 euro) e 8mila i lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (con un importo mensile lordo medio di 170 euro). 

Nota trimestrale Istat: il mercato del lavoro in Italia

Sulla base della Rilevazione Istat nel terzo trimestre 2019 sono stati 23 milioni e 398mila gli italiani che hanno avuto una occupazione, anche minima come abbiamo visto. Dati che riducono la disoccupazione e l’inattività in termini sia tendenziali che congiunturali: rischia così di far scalpore il tasso di disoccupazione al 9,8%, il valore più basso dal primo trimestre 2012. Incoraggiante ma solo in parte specchio della realtà. 

Un dato positivo tuttavia c'è: la maggior stabilità di chi ha trovato un lavoro grazie alla transizioni verso il tempo indeterminato.

lavoro tempo indeterminato-2

Morire per lavorare: 216 incidenti mortali in tre mesi

Dati allarmanti infine dall'Inail. Nel terzo trimestre del 2019 gli infortuni sul lavoro (effettivamente denunciati) sono stati 135mila, in aumento dello 0,4% rispetto all’analogo trimestre del 2018. Pesano gli incidenti occorsi mentre ci si reca al posto di lavoro, o si torna verso casa (793 in più, +4,2%).

Inail, meno morti sul lavoro ma aumenta chi si ammala

Gli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati all’Inail sono stati 216 (151 in occasione di lavoro e 65 in itinere), mentre crescono le denunce per malattie professionali: il 51,5% delle patologie denunciate è a carico del sistema osteomuscolare, seguite dalle malattie del sistema nervoso (soprattutto sindromi del tunnel carpale) e dell’orecchio (ipoacusie) e per quelle del sistema respiratorio.

Insomma, in Italia ancora troppo spesso si lavora poco, in modo intermittente, e a prezzo di patologie e rischi che ancora troppo spesso hanno esito mortale.

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