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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Parmigiano reggiano... d'Oltralpe: verità (e falsi miti) sul nuovo "caso" Italia-Francia

Coldiretti invoca l'intervento della politica per "evitare di ripetere un’esperienza come quella di Parmalat". Ma l'azienda che cura l'esportazione del formaggio italiano in tutto il mondo è già in mani straniere

Il Parmigiano reggiano, formaggio simbolo della tradizione gastronomica italiana insieme al Grana Padano, gioiello del made in Italy all'estero, rischia di finire in mani francesi. E' davvero così? Cerchiamo di capirne di più, partendo dalle parole di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, l'associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana che ha lanciato l'allarme a difesa del re dei formaggi italiani.

"Occorre fermare la svendita del Parmigiano Reggiano ai francesi per non ripetere gli stessi errori commessi in passato con la cessione della Parmalat alla Lactalis", dice Prandini commentando con preoccupazione le trattative in corso per l’acquisizione della Nuova Castelli da parte della multinazionale francese Lactalis, azienda che negli anni si è già comperata i marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cadermartori e detiene circa 1/3 del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero caseario.

Parmigiano Reggiano, Lactalis e Nuova Castelli: cosa sta succedendo tra Italia e Francia

Insomma, la Lactalis - colosso alimentare francese della famiglia Besnier - sarebbe intenzionata a comprare la Nuova Castelli, azienda reggiana leader nella distribuzione dei formaggi Dop italiani e principale esportatore di Parmigiano Reggiano, con oltre mille dipendenti distribuiti su circa venti impianti in Italia e all'estero (è presente in Francia, Regno Unito, Scandinavia, Germania, Spagna, Portogallo, Polonia, Ungheria, Russia e Stati Uniti). Parliamo di una società che nel 2018 ha avuto un giro d'affari di 460 milioni di euro.

La Francia "ci ruba" il Parmigiano: perché Coldiretti lancia l'allarme 

L’operazione - sottolinea la Coldiretti - rafforzerebbe l’egemonia francese mettendo le mani sui prodotti italiani a denominazione di origine (Dop) più venduti nel mondo, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, fino al gorgonzola, al taleggio, alla mozzarella di bufala campana e al pecorino toscano. La difesa dei marchi storici è necessaria perché - afferma Prandini - si tratta spesso del primo passo della delocalizzazione che si realizza con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e con la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di marchi storici e posti di lavoro fuori dai confini nazionali. In questo caso - precisa Prandini - l’interesse nazionale è anche legato alla tutela delle denominazioni dalle falsificazioni che si moltiplicano nei diversi continenti con Grana Padano e Parmigiano Reggiano che sono i prodotti agroalimentari più imitati nel mondo.

La tutela dei marchi storici è una necessità per l’agroalimentare made in Italy dopo che ormai - conclude la Coldiretti - circa 3 su 4 sono già finiti in mani straniere e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione.

Il falso cibo Made in Italy nel mondo vale 100 miliardi (e ci ruba 300mila posti di lavoro)

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Il primo a parlare della possibile operazione era stato il Sole 24 ore, scrivendo che Lactalis aveva mostrato il suo interesse al processo - in corso da alcuni mesi e gestito da Rothschild - per l'individuazione di nuovi partner azionari per il gruppo Nuova Castelli, visto che il socio di controllo dell'azienda ipotizzava l'ingresso di un partner finanziario nella compagine, tramite un aumento di capitale da 40-50 milioni. A quanto sembra, però, ora si sta andando verso una vendita dell'intero pacchetto di controllo. Al momento, una contro offerta sarebbe stata fatta dalla Granarolo, una delle più grandi e storiche cooperative italiane, ma l'esito delle trattative è ancora tutto da decidere. E stando alle ultime notizie Granarolo si sarebbe tirata fuori dalla corsa per l'acquisizione di Nuova Castelli e, di conseguenza, del Parmigiano Reggiano.

Il paradosso del Parmigiano Reggiano: la Nuova Castelli è già in mani straniere

Il "dossier Nuova Castelli", insomma, agita le acque dell'alimentare italiano. E fa bene Coldiretti ad alzare la voce in difesa dei marchi storici del made in Italy. Attenzione, però, perché qui - quando si agita lo spettro della Francia che ci ruberebbe i prodotti dell'enogastronomia - si dimentica un piccolo grande "particolare": la Nuova Castelli è già in mani straniere. E lo è dal 2014, essendo controllata dal fondo di private equity inglese Charterhouse Capital, che detiene l'80% del capitale. E dunque, se le mani straniere sul nostro Parmigiano ci sono già da cinque anni, viene da chiedersi perché nessuno abbia protestato prima della notizia dell'offerta della francese Lactalis. 
 

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