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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Coronavirus, la rabbia dei parrucchieri: "Batosta dal governo, non siamo più a rischio di un bus o di un museo"

L'ultimo decreto del governo sulla fase 2 ha spiazzato gli operatori del comparto benessere: apriranno a giugno, rischiando di fallire. Parrucchieri sul piede di guerra: "La nostra categoria è stata dimenticata e questa è la strada giusta per incoraggiare gli abusivi"

I parrucchieri non ci stanno. Così come gli altri operatori del comparto benessere, i ristoratori e i baristi, dovranno riaprire a giugno, seguendo le disposizioni dell'ultimo Dpcm sulla fase 2 di convivenza con il coronavirus. Non ci stanno perché, dopo quasi due mesi di chiusura, stavolta si aspettavano il via libera dal governo per poter ricevere i clienti nei loro saloni dietro appuntamento, senza assembramenti. E si erano attrezzati per farlo in condizioni di sicurezza e con modalità in parte nuove. Non ci stanno perché prolungando le chiusure - denunciano - si rischia di fallire, riducendo sul lastrico famiglie e dipendenti di un settore che, tra parrucchieri ed estetisti, in Italia conta 135mila imprese e oltre 260mila addetti.

"Un colpo durissimo e una scelta che ci ha sbalordito. Essere considerati la categoria più rischiosa di tutte è fuori luogo: tutti i centri estetici e tutti i coiffeur, già in condizioni di normalità, rispettano norme rigorose", denuncia Daniela Vallerano, presidente di Cna Firenze Estetica. Alessia Di Franza, vice direttore di Confartigianato Foggia, spiega che "la categoria è stata classificata come ad alto rischio perché, funzionalmente, non riesce a garantire la distanza di sicurezza di un metro, però nel momento in cui si vanno a strutturare dei protocolli sanitari e mi si viene a dire che l'utilizzo di alcuni dispositivi di protezione individuale riduce il rischio di contagio del 98%, mi dovete dire qual è la differenza tra il parrucchiere e un altro comparto. Io ritengo, dal punto di vista sindacale, che questo Covid ad oggi abbia fatto due tipi di morti, quelli affetti dalla patologia e le vittime di un comparto che non è solo quello del benessere, perché la stessa cosa riguarderà i ristoratori e tanti altri settori che sono chiusi ormai da due mesi".

Lo sfogo del parrucchiere: "Questa è la strada giusta per incoraggiare gli abusivi"

Raccogliamo lo sfogo di un parrucchiere che gestisce un salone in provincia di Salerno: "E' veramente difficile essere positivi in questo momento. Conte dice: 'Dal 18 maggio ripartirà il commercio al dettaglio, i musei, le mostre e le biblioteche e ripartiranno anche gli allenamenti delle squadre di calcio'. La nostra categoria è stata lasciata per ultima, forse si riaprirà il primo giugno, anzi no, il 3 giugno. Considerata una delle categorie più a rischio secondo queste "sagge" persone. Forse nessuno è a conoscenza delle misure che regolarmente, anche senza Covid-19, noi operatori del benessere dobbiamo attuare nei nostri saloni. Sanificazione, pulizia, detersione e utilizzo di materiale usa e getta sono sempre stati usati nei nostri negozi ed eravamo pronti ad intensificarne l'uso. Saremmo più rischiosi di un'apertura dei parchi in città? Di un via libera per l'attività fisica? Di un via libera ad allenamenti per gli atleti? Dell'apertura di musei ed altro? Credo che questa sia la strada giusta per incoraggiare gli abusivi. Che amarezza".

"Non affidatevi a chi svolge lavoro nel proprio o presso il vostro domicilio, il rischio di contagio è alto e non è possibile osservare tutte le norme igienico-sanitarie", è il suo appello. Già, perché oltre al dramma economico generato dalla chiusura prolungata, in questa fase il nemico per parrucchieri ed operatori dei centri estetici è anche l'abusivismo. Da quando è iniziato il lockdown, parrucchieri abusivi spregiudicati pubblicizzano i loro servizi persino sui social. E non è solo un fatto di odiosa concorrenza sleale: gli abusivi rischiano di veicolare molto più facilmente il virus. Far entrare nella propria casa un abusivo significa aumentare ancora di più la possibilità di contagio.

Le proteste dei parrucchieri 

Ieri a Padova due parrucchieri si sono incatenati all'esterno del proprio negozio in segno di protesta contro le misure anti-contagio che, anche nell'ultimo decreto del governo, impediscono la riapertura della loro attività commerciale. "Non possiamo rimanere chiusi ancora - hanno detto Agostino Da Villi e Stefano Torresin - siamo pronti per aprire, rispetteremo le norme, ma non possiamo rimanere fermi". Il salone, hanno spiegato i due titolari, è già stato attrezzato con divisori in plexiglass, e sono state predisposte le altre misure per il rispetto del distanziamento e l'impiego dei dispositivi di sicurezza. "Noi parrucchieri - ha detto Torresin - siamo abituati a lavorare secondo le norme di igiene e abbiamo tutto il materiale per riprendere: visiere, camici, guanti, gel igienizzante. Conte vuole farmi credere che un locale di cento metri quadri con due lavoratori e due clienti è meno sicuro di un autobus con 20 persone?".

Oggi ad Ercolano, in provincia di Napoli, parrucchieri e barbieri hanno deciso di protestare contro la mancata riapertura delle attività prima di giugno consegnando simbolicamente le chiavi dei loro negozi al sindaco. "Sono dalla loro parte - ha detto il primo cittadino Ciro Buonajuto -. Dopo oltre due mesi di chiusura, imporre a queste attività di riprendere a lavorare tra più di un mese è ingiusto e insostenibile per delle imprese spesso monofamiliari che hanno nei loro negozi l'unica fonte di reddito". Buonajuto ha fatto sapere che scriverà a Governo e Regione Campania "per chiedere che vengano messe in campo le misure per consentire la riapertura in tutta la regione di queste attività per la cura della persona con tutte le prescrizioni richieste dalla situazione sanitaria". 

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