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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

In pensione a 62 anni: perché i sindacati "ci credono" davvero

Serve "una vera riforma delle pensioni" dice Landini. Le cinque priorità dei sindacati: "Uscita flessibile a partire dai 62 anni, i soldi si possono andare a prendere altrove". Tridico: "Flessibilità rispetto ai 67 anni va garantita, ragioniamo in termini di contributi versati"

Che cosa succederà nel 2020 sul fronte delle pensioni? I sindacati hanno le idee sempre più chiare. Serve "una vera riforma delle pensioni, perché è evidente a tutti che la legge Fornero ha aumentato le diseguaglianze e non ha risolto i problemi" dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini, in un'intervista alla "Stampa".

Pensioni, le cinque priorità secondo la Cgil

"Bisogna ricostruire un sistema pensionistico pubblico degno di questo nome. Primo, acceleriamo la commissione sulla separazione tra spesa previdenziale e assistenziale e quella sui lavori gravosi. Secondo, serve una pensione di garanzia per i giovani e per chi ha avuto lavori discontinui e precari. Terzo, bisogna riconoscere il lavoro di cura delle donne, che non si può trasformare in una tassa. Quarto, serve un meccanismo di uscita flessibile. Quinto, rivalutazione delle pensioni e legge sulla non autosufficienza. Proposte praticabili, e le risorse si possano trovare". Lo spiega il segretario della Cgil, Maurizio Landini, in un'intervista alla "Stampa".

Pensioni, uscita flessibile a partire da 62 anni

Anticipare il pensionamento con il "tutto contributivo" sarebbe "un sistema molto penalizzante e un sistema pubblico deve contenere elementi solidali, come fa la piattaforma di Cgil-Cisl-Uil, che rivendica un'uscita flessibile a partire da 62 anni". La verità secondo il leader sindacale "è che la riforma Fornero è stato un taglio drammatico per far quadrare i conti pubblici, non c'entrava con la previdenza. I soldi si possono andare a prendere altrove, e in tanti sistemi pensionistici europei anche la fiscalità generale contribuisce alla spesa previdenziale. Il 27 gennaio inizierà una trattativa su una riforma complessiva; ci sono tutte le condizioni per fare un buon lavoro".

Tridico (Inps): "In pensione prima, ma in base ai contributi versati"

"Sono state fatte diverse proposte e non mi sembra giusto aggiungerne altre. Ma la flessibilità rispetto ai 67 anni va garantita, soprattutto se ragioniamo in termini di logica contributiva. Si fissa una linea di età per l' uscita, poi il lavoratore deve essere libero di scegliere quando andare in pensione. Ovviamente con ricalcolo contributivo, come avverrà per tutti dal 2036. È poi necessario prevedere pensioni di garanzia per i giovani, coprendo i vuoti contributivi dovuti al lavoro precario". Lo spiega il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, in un'intervista a "Repubblica" in vista dell'incontro del 27 gennaio, il primo dei tanti incontri che sarano necessari per mettere nero su bianco proposte concrete, condivise e sostenibili per cambiare il sistema pensionistico italiano.

"Quota 100 rappresenta una forma di flessibilità sperimentale rispetto alla riforma del 2011, utilizzata sin qui da 150 mila pensionati su 229 mila domande. Anche per questo non sono d' accordo con chi parla di uno "scalone" che si aprirebbe alla sua scadenza, il 31 dicembre 2021. Quota 100 - aggiunge - nasce già per risolvere lo scalone creato dalla riforma del 2011, la soglia dei 67 anni. Nel 2022 ci sarà meno esigenza di oggi ad uscire a 62 anni con 38 di contributi".

"Paradossalmente si potrebbe anche prolungare Quota 100 per due anni"

"Paradossalmente si potrebbe anche prolungare Quota 100 per due anni, perché il numero di chi ha quel tipo di requisiti si sta asciugando. Lo dicono i numeri. Se non tutti gli aventi diritto ne hanno usufruito è perché, oltre alle motivazioni personali, andare in pensione dopo aumenta il montante contributivo e quindi la pensione". Tridico sottolinea che "al presidente dell' Inps compete al massimo l'onere di una proposta, le decisioni sono politiche. Ciò detto mi aspetterei che i risparmi da Quota 100 - 6,2 miliardi nel triennio 2019-2021 rispetto ai 18,6 miliardi stanziati - restino allocati nel settore pensionistico, riprendendo le perequazioni piene, ma soprattutto iniziando a pensare a una pensione di garanzia per i giovani".

Damiano (Pd): "La riforma fiscale deve includere anche i pensionati"

"Concordo con quanto ha affermato Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl: la fase 2 della riforma fiscale dovrà includere gli incapienti e i pensionati". Lo dice Cesare Damiano, dirigente del Partito democratico. "Nel primo caso si tratta di prevedere un assegno, anche annuale, che migliori lo scarso potere d'acquisto delle loro retribuzioni, non essendo possibile una detrazione di natura fiscale. Nel caso dei pensionati si tratta, invece, di rivalutare le pensioni, a partire da quelle medio basse. Dimenticare gli ultimi sarebbe una palese ingiustizia sociale".

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