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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Pensioni, non solo Quota 100: come lasciare il lavoro prima dei 67 anni 

Volete andare in pensione prima del dovuto? Esistono diverse strade per lasciare il lavoro senza aver raggiunto il requisito di vecchiaia: dall'Ape sociale all'isopensione, tutte le opzioni previste dalla legge

Al termine del 2022, quindi tra due anni, avrà termine la sperimentazione della cosiddetta “Quota 100”, che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. La novità in tema previdenziale introdotta dal governo M5s-Lega insieme al reddito di cittadinanza sembra non aver soddisfatto le attese, tanto che, al momento, un rinnovo di Quota 100 risulta alquanto improbabile. Così, tutti i lavoratori che si trovano oltre i 60 anni, volgono uno sguardo preoccupato al futuro, non sapendo se avranno modo di usufruire di un nuovo scivolo pensionistico o se saranno costretti a lavorare fino al raggiungimento dei 67 anni necessari per la pensione di vecchiaia.

Eppure, non tutti lo sanno, ma esistono altri canali pensionistici per lasciare il lavoro prima del dovuto. Nonostante la riforma Fornero abbia inasprito i requisiti generali, ci sono altre soluzioni per andare in pensione in anticipo.

Pensione di vecchiaia, età bloccata fino al 2022

Prima di scoprire le strade per andare in pensione in anticipo, ricordiamo il requisito anagrafico che attualmente consente di andare in pensione: 67 anni di età e 20 di contributi. La buona notizia è che l'età anagrafica, dato che sale di pari passo con l'aspettativa di vita, rimarrà invariata anche nel biennio 2021-2020.

Pensione in anticipo, i lavori gravosi

Ma la soglia anagrafica non vale per tutti: esistono infatti alcune categorie di lavoro, definiti gravosi, che permettono di andare in pensione quest'anno a 66 anni e 7 mesi di età, ma con 30 anni di contributi. Ricordiamo che questo vale soltanto per professioni particolarmente faticose ed usuranti, come i seguenti:

  • addetti alla concia di pelli e pellicce;
  • addetti ai servizi di pulizia;
  • addetti spostamento merci e/o facchini;
  • conducenti di camion o mezzi pesanti in genere;
  • conducenti treni e personale viaggiante in genere;
  • guidatori di gru o macchinari per la perforazione nelle costruzioni;
  • infermieri o ostetriche che operano su turni;
  • maestre/i di asilo nido e scuola dell’infanzia;
  • operai edili o manutentori di edifici;
  • operatori ecologici e tutti coloro che si occupano di separare o raccogliere rifiuti;
  • chi cura, per professione, persone non autosufficienti.
  • lavoratori marittimi, 
  • pescatori, 
  • operai agricoli e siderurgici.

Pensione in anticipo: Quota 100 (fino a scadenza)

Come accennato ad inizio articolo, Quota 100 permette di andare in pensione con 62 anni di età e i 38 anni di contributi, ossia 5 anni prima della pensione di vecchiaia. In questo caso tra maturazione del diritto e primo assegno trascorrono 3 mesi di finestra se si tratta di un lavoratore del settore privato e 6 mesi per i dipendenti pubblici. Ma, salvo colpi di scena, si potrà usufruire di Quota 100 soltanto 31 dicembre 2021, soltanto chi maturerà i requisiti necessari entro quella data potrà utilizzare questo “scivolo”, prima che venga tolto di mezzo.

In pensione a 62 anni: perché i sindacati "ci credono" davvero

La pensione anticipata

Un altro canale per lasciare il lavoro prima dei 67 anni è la pensione anticipata, una strada in cui non conta più l'età anagrafica, ma soltanto gli anni di contributi versati, che sono diversi in base al sesso del lavoratore. Gli uomini devono accumulare 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre alle donne bastano 41 anni e 10 mesi. Per entrambi vale la regola per cui almeno 35 anni devono essere di contributi effettivi, quindi non valgono quelli figurativi riconosciuti in caso di disoccupazione e malattia. Non tenendo conto dell'età, se si è iniziato a lavorare (e a versare contributi) a 20 anni, si riesce ad andare in pensione anche prima dei 63 anni. Tra la maturazione del diritto alla pensione e l’erogazione del primo assegno si applica la finestra mobile di 3 mesi: in questo periodo il lavoratore può anche continuare a svolgere l'attività, così da non rimanere senza reddito in attesa del primo assegno.

Pensione in anticipo: Opzione Donna

Questa strada è prettamente riservata alle donne e consente di andare in pensione a chi  matura a 58 anni di età (requisito valido per le lavoratrici dipendenti) o a 59 anni di età (per le lavoratrici autonome). Per entrambe le categorie servono 35 anni di contributi. A fronte della possibilità di lasciare il lavoro fino a 9 anni prima rispetto all’età di legge, c’è uno svantaggio: l’intero assegno verrà ricalcolato con il sistema contributivo.

Questo può comportare un taglio della pensione che può arrivare al 40%. Più anni si hanno nel più generoso sistema retributivo (che tiene conto degli anni di lavoro antecedenti al 1996 e al quale bisognerebbe rinunciare), più la riduzione dell’assegno sarà corposa. Un altro svantaggio di Opzione Donna riguarda le finestre di uscita: le lavoratrici dipendenti possono andare in pensione 12 mesi dopo aver maturato i requisiti, mentre le autonome devono aspettarne 18. 

Pensione anticipata contributiva 

La pensione anticipata contributiva è riservata soltanto a chi ha iniziato a versare nel 1996 ed è soggetto interamente al calcolo contributivo. Per accedere a questa opzione bisogna avere 64 anni  di età e 20 di contributi con l'assegno previdenziale che ha un importo pari almeno a 2,8 volte l'assegno sociale (quindi 1.287,52 euro quest’anno).

Pensione in anticipo, l'Ape sociale 

Questa opzione, anche se viene annoverata tra le pensioni anticipate, in realtà non è una vera e propria pensione, ma consente comunque al lavoratore di abbandonare l'occupazione, conservando il reddito mensile. L'Ape sociale è infatti una sorta di indennità viene erogata dallo Stato a determinate categorie di persone che hanno compiuto almeno i 63 anni di età e fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia o anticipata. L'importo dell'assegno, che viene erogato per 12 mesi l'anno, è pari alla pensione maturata nel momento in cui viene richiesto l'anticipo pensionistico, con un tetto massimo di 1.500 euro lordi. Ecco chi può richiedere l'Ape sociale:

  • Lavoratori in condizioni di disagio (disoccupati senza assegno sociale da almeno tre mesi, con almeno 30 anni di contributi ) 
  • Lavoratori che assistono un parente disabile con anzianità contributiva di almeno 30 anni
  • Lavoratori con riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74% e con anzianità contributiva di almeno 30 anni
  • Lavoratori che abbiano svolto mansioni gravose negli ultimi 10 anni, con almeno 36 anni di contributi.

Pensione in anticipo, l'Ape volontario

Un'altra strada per andare prima in pensione si chiama Ape volontario ed è un prestito che viene erogato dalle banche, richiedibile massimo per 36 e che di conseguenza permette al lavoratore di “fermarsi” tre anni prima del raggiungimento del requisito anagrafico. Lo può richiedere chi ha almeno 20 anni di contributi versati. Consente di continuare a lavorare mentre lo si percepisce. 

Da quota 100 all'Ape sociale: come andare in pensione oggi (e cosa succede dopo il 2021)

L’importo minimo è di 150 euro, quello massimo va dal 75% al 90% dell’assegno pensionistico maturato a seconda del numero dei mesi per cui si richiede. Come per l'Ape sociale, l'erogazione avviene in 12 mensilità, con il lavoratore che restituirà il prestito con delle trattenute dalla pensione futura.

Pensione in anticipo, i lavoratori precoci (o Quota 41)

Un discorso a parte va fatto per i cosiddetti lavoratori precoci, ossia quelli che hanno iniziato a lavorare e a versare contributi per almeno 12 mesi prima di compiere i 19 anni di età. Chi è in possesso di questo requisito e appartiene ad una delle seguenti categorie può decidere di andare in pensione con 41 anni di contributi, senza doversi preoccupare dell'età:

  • essere disoccupati senza assegno di disoccupazione da almeno 3 mesi
  • avere una invalidità pari o superiore al 74%
  • assistere un parente disabile
  • essere stati impegnati per almeno 7 degli ultimi 10 anni in una mansione gravosa, ad esempio facchini, gruisti, operai agricoli, pescatori 

Pensione in anticpo, l'Isopensione 

L'assegno di esodo, o isopensione, è uno scivolo pensionistico in vigore dal 2012 che possono utilizzare le aziende con più di 15 dipendenti, per gestire al meglio gli esuberi del personale, facilitando il pensionamento dei lavoratori più vicini alla pensione. 

Possono usufruire di tale misura le aziende coinvolte in piani di ristrutturazione già in accordo con i sindacati e con l'Inps, che deve controllare le condizioni di validità dell'accordo, come la consistenza dell'organico aziendale.

I lavoratori che rientrano nell'accordo stipulato dall'azienda potranno decidere di andare in pensione in anticipo. Fino allo scorso anno si poteva andare in pensione con massimo 4 anni di anticipo, limite portato a 7 anni dalla manovra economica del 2018.

L'accordo prevede che l'azienda versi al lavoratore, per tutto il periodo di esodo fino al raggiungimento del massimale previsto, l'assegno di isopensione con importo pari a quello del trattamento pensionistico.Al beneficiario dell’isopensione inoltre non spettano i trattamenti per il nucleo familiare (Anf), mentre si applica l’Irpef. La tredicesima continuerà ad essere pagata regolarmente.

L'assegno viene materialmente erogato dall'Inps, ma soltanto dopo il pagamento avvenuto da parte dell'azienda in questione che è tenuta a garantire tramite una fideiussione bancaria. Considerando che gli oneri di tale procedura saranno integralmente a carico dell'impresa, e non delle casse statali, ad usufruire di tale misura sono spesso le aziende con una particolare consistenza e dimensione economica.

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