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Venerdì, 29 Marzo 2024
Pensioni

Pensioni, ecco il coefficiente di usura: "Così verrà superata la legge Fornero"

Il piano dei 5 Stelle spiegato da Pasquale Tridico, ministro del Lavoro in pectore di un eventuale governo Di Maio. Via il Jobs Act, confermato l’impianto della riforma previdenziale partorita ai tempi di Monti. E sul reddito di cittadinanza l’economista ribadisce: "Chi ha una casa riceverà meno soldi, ma questo era noto"

Abolire la legge Fornero. Sì, ma come? A urne ormai lontane, neanche tra i 5 Stelle si parla più apertamente di cancellare la riforma previdenziale partorita dal governo Monti. Un eventuale governo Di Maio metterà sì mano alla legge, ma solo per apportare alcune modifiche, benché essenziali (almeno nell’ottica dei pentastellati).

Come cambieranno allora le pensioni? Lo ha spiegato a Radio Capital l’uomo indicato da Di Maio come ministro in pectore di un eventuale governo a 5 Stelle, ovvero Pasquale Tridico, docente di Economia del Lavoro presso la Facoltà di Economia all’Università di Roma Tre.

Sull’abolizione della legge Fornero "sarei cauto" ha detto l’economista. "Stiamo studiando - e su questo siamo in linea anche con l’Inps - dei criteri che permetterebbero l’uscita flessibile dal mercato del lavoro". Come? "Applicando ad ogni lavoratore un coefficiente di usura che favorisca la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro". In sostanza, ha aggiunto Tridico, "ad ogni categoria di lavoratori sarà assegnato un coefficiente di usura che permetterà un’uscita flessibile".

In pensione a 60 anni (ma non tutti)

Questo significa che chi ha fatto il minatore andrà in pensione prima di un professore universitario, ha spiegato l’economista, ma ciò non significa ampliare semplicemente la categoria dei lavori usuranti, bensì "prevedere una mappatura completa di tutti i lavori". Tridico assicura però che alcuni lavoratori che oggi svolgono lavori pesanti, con la nuova riforma "non dovranno aspettare i 67 anni", ma se hanno versato 40 anni di contributi "possono andare in pensione a 60 anni".

Pensioni e aspettativa di vita

Quanto all’adeguamento automatico delle soglie pensionistiche all’aspettativa di vita, Tridico conferma che "la riforma che abbiamo in mente prevede un superamento anche di quella clausola". Il piano del M5s punta alla "sospensione della clausola almeno nella fase iniziale", anche se poi "potrebbe essere reintrodotta" sotto altra veste con l’approvazione della riforma sul coefficiente di usura.

Pensioni, il costo della riforma

Quanto ai numeri, una riforma così concepita "non costerebbe cifre spaventose. Quelle cifre (ovvero i 100 miliardi in 5 anni paventati dall’Inps, ndr) penso che facessero riferimento alla Quota 100 per tutte le categorie tout court…", ha detto Tridico.

Reddito di cittadinanza, meno soldi a chi ha una casa di proprietà

L’economista - la cui posizione, è bene sottolinearlo, non va confusa con la posizione ufficiale del Movimento, sebbene Di Maio abbia dichiarato che "la lista dei ministri è intoccabile" - interviene anche sul tema del reddito di cittadinanza. Che altro non è, spiega, "che un reddito minimo condizionato". Tridico conferma quanto già detto alcuni giorni fa a 'Radio Anch’io': chi ha una casa di proprietà riceverà un sussidio più basso. Di quanto? In sostanza ai 780 euro del reddito di cittadinanza, andrà sottratto il così detto affitto imputato (non l’affitto vero e proprio, attenzione). "Quindi un povero del sud ha una casa di proprietà e per questa abitazione viene stimata una rendita  di 300 euro, riceverà 480 euro. Ma questo è noto".

"Potenziare il reddito di inclusione"

Sul tema però il M5s sembra aver frenato. Potenziare il reddito di inclusione, almeno finché non verranno riformati i centri per l’impiego? "Mi sembra ragionevole, il reddito di inclusione ha lo stesso concetto del reddito minimo condizionato anche se è largamente insufficiente, per cui va potenziato. Noi miriamo ad estenderlo". Il Rei va dunque "va nella direzione giusta", ammette Tridico, "ma è stato introdotto solo poco prima delle elezioni e questo fa pensare". E comunque, ribadisce, "è una misura insufficiente".

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(Pasquale Tridico e Luigi Di Maio. ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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Torna l’articolo 18? Forse sì

Quanto all’articolo 18 "stiamo valutando la possibilità di reintrodurlo, lo abbiamo detto più volte. L’esigenza di cambiare quel pilastro del mercato del lavoro esiste. Ma non è una questione soltanto di diritti e di tutele, è una questione di impatto economico. Noi abbiamo visto che da quando è stata introdotta la flessibilità non ha aiutato l’occupazione, non ha aiutato nemmeno la produttività: il tasso di occupazione è al 58% da anni, non ci schiodiamo da lì. Al di là di tutte le riforme del mercato del lavoro, se non partono gli investimenti non cresce l’occupazione, il mercato del lavoro è un mercato derivato: la crescita dell’occupazione dipende dallo sviluppo economico, dalla crescita della domanda. Se questa non cresce, hai voglia a fare riforme e parlare di diritti. I diritti sono importanti, ma per dare dignità, non per creare lavoro".

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Sgravi fiscali ed esoneri contributivi

Tridico boccia anche gli esoneri contributivi introdotti per il Mezzogiorno che, dice, sono "un modo di drogare il mercato. Bisogna fare degli interventi per far crescere l’occupazione". Dunque "incentivi non a pioggia ma solo in settori tecnologicamente avanzati, per categorie determinate, ad esempio penso ai giovani perché abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile molto alto".

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