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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Pensioni, perché "l'idea del fondo integrativo non è la risposta" (e la spesa sale)

Più di un pensionato su tre vive con meno di mille euro lordi al mese. Ampi divari e disuguaglianze. E mentre il governo ragiona su come superare quota 100, la Cgil boccia l'idea di un fondo integrativo per giovani precari e donne: "Versamenti aggiuntivi impensabili per chi ha un lavoro povero"

Pensioni: dopo un triennio di calo, la spesa in Italia è in aumento in rapporto al Pil. E così, mentre il governo ragiona su come superare quota 100 evitando uno scalone tra chi ha potuto aderire alla finestra voluta dalla Lega e chi dovrà rinunciarvi, l'Istat scatta una fotografia della situazione attuale, dalla quale emerge che lo Stato nel 2018 ha speso 293 miliardi di euro in prestazioni pensionistiche (+2,2% nel 2018 sul 2017), ovvero il 16,6% della ricchezza nazionale.

Si tratta di un valore appena più alto del 2017, ma sufficiente per segnare "un'interruzione del trend decrescente osservato nel triennio precedente. Infatti, dopo l'aumento del rapporto tra spesa pensionistica e Pil indotto dalla forte contrazione dell'economia negli anni di crisi (con un picco del 17% nel 2014), l'andamento più favorevole della crescita e il dispiegamento degli effetti delle riforme sulla spesa hanno determinato una sua riduzione fino al minimo del 16,5% nel 2017".

Pensioni, la spesa sale a 293 miliardi di euro: tutti i dati e gli importi

La spesa totale pensionistica (inclusa la componente assistenziale) aumenta, dunque. Nel 2018 i pensionati risultano circa 16 milioni, per un numero complessivo di trattamenti pari a poco meno di 23 milioni. L'istituto di statistica rileva che il 36,3% dei pensionati riceve ogni mese meno di 1.000 euro lordi, il 12,2% non supera i 500 euro. Un pensionato su quattro (24,7%) si colloca, invece, nella fascia di reddito superiore ai 2.000 euro. In base a dati del 2018, l'Istat definisce "ampia la disuguaglianza di reddito tra i pensionati: al 20% con redditi pensionistici più alti va il 42,4% della spesa complessiva".

Non solo. Secondo l'Istituto di statistica, inoltre, per quasi 7 milioni e 400 mila famiglie proprio le pensioni rappresentano più dei tre quarti del reddito familiare disponibile e nel 21,9% dei casi le prestazioni ai pensionati sono l'unica fonte monetaria di reddito. Quest'ultimo caso riguarda oltre due milioni e 600mila nuclei. L'Istat conferma, inoltre, in base a dati del 2017, che "la presenza di un pensionato all'interno di famiglie 'vulnerabili' (genitori soli o altre tipologie) consente quasi di dimezzare l'esposizione al rischio di povertà". Le donne risultano la maggioranza del totale sia come percettrici di pensioni (55,5%) sia come pensionate (52,2%) ma ricevono solo il 44,1% della spesa complessiva. L'importo medio delle pensioni di vecchiaia per loro è più basso rispetto a quello degli uomini del 36,7%, quello dell'invalidità è del 33,8%. Per la reversibilità invece le donne percepiscono 1,5 volte l'importo degli uomini.

Riforma delle pensioni: le ultime notizie

Fin qui i numeri. Ma ci sarà a breve una riforma delle pensioni? Nei prossimi giorni il governo dovrebbe far partire il tavolo dei lavori per portare ad una soluzione condivisa che dia maggiore flessibilità ed equità al sistema pensionistico italiano. Per quanto riguarda quota 100, il governo ha confermato la misura fino alla scadenza della sperimentazione (prevista per il 31 dicembre del 2021), ma allo stesso tempo bisognerà già da oggi valutare un piano alternativo per quando questa cesserà di esistere. "Mi piacerebbe lavorare alla distinzione tra lavori usuranti e lavori non usuranti, per poi lavorare ad una revisione dell’intero sistema pensionistico", ha detto il presidente del Consiglio.

Allo studio, dunque, un sistema di requisiti differenti per il pensionamento a seconda della gravosità della professione svolta. In tal modo si andrebbe in pensione tanto prima quanto più usurante è il lavoro svolto. Per l'altra generalità dei lavoratori, invece, potrebbero esserci altre misure di flessibilità (come ad esempio quota 102), che andrebbero però a comportare una penalizzazione sull’assegno pensionistico.

Pensioni, perché "l'idea del fondo integrativo non è la risposta" (secondo la Cgil)

Altro capitolo: pensioni per giovani precari e donne. "È un grosso abbaglio pensare che la risposta previdenziale per giovani precari e donne possa essere un Fondo previdenziale integrativo pubblico a capitalizzazione''. Così il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli commenta le dichiarazioni del Presidente dell'Inps, Pasquale Tridico in audizione alla Commissione Lavoro della Camera. ''Chi ha un lavoro povero o precario - osserva il dirigente sindacale - non è nelle condizioni di versare contributi sufficienti per costruirsi una pensione pubblica, figuriamoci se avrà mai le disponibilità finanziarie per fare versamenti aggiuntivi per un Fondo integrativo''. ''Dare una prospettiva dignitosa a questi lavoratori rappresenta una nostra priorità. Lo si può fare - prosegue Ghiselli - rafforzando la previdenza pubblica e valorizzando le posizioni previdenziali così da permettere anche ai giovani e alle donne occupati nelle attività più svantaggiate di avere una pensione dignitosa, quella che noi chiamiamo 'pensione contributiva di garanzia'''.

Pensioni di garanzia, novità per under 50 e precari: il governo ci prova

"Anche l'idea di un Fondo integrativo pubblico, concorrente con i Fondi negoziali, la riteniamo sbagliata perché - spiega - la funzione dell'Inps non è quella di gestire risorse nel mercato finanziario. I Fondi negoziali esistenti, che hanno dato in questi anni ottimi risultati nella gestione delle risorse dei lavoratori, stanno cercando di realizzare maggiori investimenti nell'economia reale italiana, anche in collaborazione con la Cassa depositi e Prestiti, in una logica prudenziale e socialmente responsabile''. Quanto ai dati illustrati da Tridico su Quota 100, il responsabile previdenza pubblica della Cgil nazionale, Ezio Cigna osserva che ''le nostre previsioni erano corrette. 150mila pensioni pagate con Quota 100 nel 2019 confermano pienamente le stime elaborate già nell'aprile scorso dall'Osservatorio sulla previdenza della Cgil''.

"Avremo quindi un risparmio considerevole rispetto alle risorse stanziate in legge di Bilancio. Nel triennio - rileva - verranno risparmiati 9 miliardi e 615 milioni (2 miliardi 258 milioni nel 2019; 3 miliardi 924 milioni nel 2020; 3 miliardi e 432 milioni nel 2021). Un risparmio che sarà generato da una platea inferiore rispetto a quella preventiva dal Governo, solo il 35%, ossia 341.266 anziché 973mila persone''.

Quota 100, conclude il segretario confederale Roberto Ghiselli, "oltre ad essere una misura a termine, che non ha modificato strutturalmente la legge Fornero, è comunque una misura parziale e insufficiente e lascia completamente aperta l'esigenza di arrivare al più presto ad una vera riforma del sistema previdenziale, utilizzando anche le importanti risorse risparmiate''.

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