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Sabato, 20 Aprile 2024
Pensioni

Pensioni, via la Fornero e aumenti alle minime: tutte le promesse elettorali

L'Italia è seconda in Europa per le risorse destinate al sistema previdenziale, eppure i partiti fanno a gara nel promettere più soldi ai pensionati. La domanda è: chi paga?

"Pensioni a 1.000 euro e un ministero per la terza età" (Berlusconi). "La legge Fornero è da stracciare, voglio farla piangere" (Salvini). "Porteremo le pensioni minime a oltre 780euro al mese" (Di Maio). Le urne sono ancora lontane, ma già oggi non è difficile intuire quale sarà l’argomento principale della prossima campagna elettorale. Quello delle pensioni, d’altra parte, è un tema da sempre centrale nel dibatitto pubblico e politico: chi governa, o aspira a farlo, sa bene che blandire i pensionati è il modo più sicuro per prendere voti e garantirsi un posto al sole nel prossimo Parlamento. E pazienza se l’intero sistema va a ramengo.

Lo sa bene anche il Partito Democratico che nel corso dell’attuale legislatura ha speso 1,7 miliardi (gentilmente concessi dai lavoratori) per allargare la platea dei pensionati che hanno diritto alla quattordicesima. Un provvedimento per molti versi anche legittimo non fosse che, come spesso accade in Italia, verrà con ogni probabilità finanziato dalle generazioni future. Ma queste sono pur sempre quisquilie rispetto a quanto potrebbe accadere nella prossima legislatura in tema di trattamenti previdenziali.

"Mille euro a tutti i pensionati"

Sul fronte pensioni Silvio Berlusconi ha infatti un progetto ambizioso enunciato di recente in un videomessaggio su facebook: "L’obiettivo a portata di mano - ha spiegato il Cav - è quello di accrescere la prospettiva di vita fino a 125 anni". Nientemeno. Secondo Berlusconi oggi lo Stato si comporta in un modo "profondamente ingrato ed ingiusto" nei confronti dei pensionati. "Noi consideriamo indispensabile, nonché moralmente doveroso, aumentare i minimi pensionistici ad almeno mille euro al mese per 13 mensilità".

Nessuno deve essere escluso, comprese "quelle persone che hanno lavorato la sera, di domenica, durante le ferie estive, senza essere mai pagate". Queste persone, ha aggiunto Berlusconi, sono "le nostre mamme", ovvero le casalinghe, "che devono avere la possibilità di trascorrere una vecchiaia serena e dignitosa". La cifra necessaria per la manovra è stata quantificata in sette miliardi di euro ("lo dice Brunetta che tiene i conti", ha detto l’ex premier ospite da Vespa), ma non è ancora chiaro da dove arriveranno i soldi.

Sindacati in difesa di esodati e pensionati

Salvini e l’abolizione della legge Fornero

In caso di vittoria del centrodestra, Berlusconi dovrà inoltre trattare con Salvini su un argomento spinoso, nonché foriero di conseguenze sotto il profilo economico, come l’abolizione della legge Fornero. Sul punto il leader della Lega è stato categorico. "Non vedo l’ora di vincere per stracciare la legge Fornero, e farla piangere ancora. Ne piange una, ne sorridono in milioni".

Meloni: "Ricalcolare pensioni sopra i 5mila euro"

Più sfumata la posizione di Giorgia Meloni: secondo la leader di Fratelli d’Italia, la riforma partorita dal governo Monti "ha un sacco di problemi" e va dunque modificata, ma cancellarla integralmente, e tornare allo status quo ante, è irrealistico oltre che iniquo nei confronti delle generazioni più giovani "che andranno in pensione a ottant’anni". Meloni ha inoltre più volte affermato che per trovare le risorse necessarie ad "aiutare le pensioni delle nuove generazioni" vanno ricalcolate "le pensioni sopra i 5mila euro" perché "avere nell’Italia di oggi persone che prendono 10-20-30-40-90mila euro al mese per le quali non ha neanche lontanamente pagato i contributi necessari, a fronte di persone che non prenderanno la pensione prima dei 70 anni e che se andrà bene la percepiranno al 40% delle ultime retribuzioni, è una cosa che grida vendetta".

M5s: "Abolire la Fornero, pensioni minime a 780 euro"

Chi non si fa problemi in fatto di danari è invece il Movimento 5 Stelle che oltre all’introduzione di un reddito di cittadinanza, all’abbassamento delle tasse in deficit e ad altri numerosi interventi di spesa, ha in mente anche di abolire l’odiata legge che fissa a 67 anni la soglia per andare in pensione. Secondo i 5 Stelle (citiamo testualmente dal loro programma) un sistema previdenziale "si regge in piedi soltanto se c’è lavoro di qualità per la popolazione attiva e congrui versamenti contributivi che servono a pagare le pensioni odierne (un sistema che costa circa 270 miliardi). Se i giovani non lavorano oggi, non possono mantenere i pensionati di oggi. Bisogna quindi consentire ai lavoratori di scegliere con più libertà, entro certi limiti, la soglia" per andare in pensione. Magari "incentivando la staffetta generazionale come strumento di riduzione dell'orario del lavoratore vicino alla pensione, a fronte dell'assunzione di giovani".

L'altra proposta forte del M5s in tema di trattamenti previdenziali è l’aumento delle pensioni minime perché, come ha affermato Di Maio lo scorso 3 dicembre, "non è pensabile che in Italia siano sotto la soglia di povertà". E per questo i 5 Stelle si impegnano "a portarle sopra i 780 euro".

Già, ma dove prendere i soldi? Pochi giorni fa Di Maio ha spiegato di voler "tornare all'età pensionabile che c'era prima della legge Fornero, attingendo dalle risorse sia delle pensioni d'oro che oggi ci costano 12 miliardi di euro". Più di qualcuno gli ha però fatto notare che per risparmiare una simile cifra bisognerebbe tagliare le pensioni a partire dai 2300 euro. Una eventualità che neppure i 5 Stelle sembrano voler prendere in considerazione. I grillini hanno infatti subito precisato che per il M5s le "pensioni d’oro" sono quelle sopra i 5.000 euro netti mensili e il piano di risparmio di 12 miliardi di euro sarebbe su più anni.

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Ad ogni modo secondo i 5 Stelle in Italia si va in pensione troppo tardi. "L'innalzamento a 67 anni di età ci colloca all'ultimo posto fra i 28 Paesi europei - si legge sul blog delle stelle - sia per quanto riguarda gli uomini che le donne. In Francia si va in pensione a 62 anni, in Svezia a 61, in Spagna e Austria a 65, in Germania a 65 e 6 mesi. Solo la Grecia ci eguaglia".

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Il che sarà anche vero, non fosse che nella narrazione pentastellata viene omesso un dettaglio di non poco conto: il nostro è anche il Paese, secondo solo alla Grecia, che in Ue spende di più per i trattamenti previdenziali. Come ha di recente ricordato il nostro Carlo Sala, l'Italia è al top per le risorse destinate al sistema che con un valore 2013 pari al 16,3% del Pil sono a un passo dal record della Grecia (17,4%). E nel periodo 2000-2013 le risorse destinate a questo settore sono aumentate in Italia del 20,9%, arrivando ad assorbire il 31,9% della spesa pubblica, il massimo nell'area Ocse, dove la media è del 18%.

Nessuno dei partiti ha dunque realmente spiegato in che modo possano essere finanziati piani così ambiziosi per quanto riguarda la previdenza. Si stima ad esempio che la sola cancellazione della legge Fornero possa costare intorno agli 8-10 miliardi di euro. Ma i conti, come sempre, si faranno solo a urne chiuse. L'unica certezza, per ora, è che alle nuove generazioni resteranno le briciole. 

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