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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Pensioni, chi "ci perde" con la manovra

L'intervento sulle pensioni d'oro era stato messo in preventivo. Meno attesa la proroga della rivalutazione parziale. "Opzione Donna" inoltre potrebbe non convenire, a conti fatti

Chi ci perde (e chi no) tra i pensionati con la nuova manovra che a breve dovrebbe essere varata dal governo Conte? L'intervento sulle pensioni d'oro era stato messo in preventivo da tutti gli osservatori. Meno attesa invece la proroga della rivalutazione parziale dei trattamenti previdenziali: l’adeguamento all’inflazione sarebbe totale solo per gli assegni pensionistici fino a tre volte il minimo. 

"Il governo non faccia cassa con i pensionati andando a rimettere le mani sul sistema di rivalutazione e penalizzando così milioni di persone – chiedevano pochi giorni fa in una nota unitaria i segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima – . Sarebbe un atto di imperio insopportabile e profondamente ingiusto, nonché un clamoroso passo indietro". Ma a pagare il conto della manovra sarebbero, a conti fatti, anche i pensionati. Vediamo come.

Taglio pensioni d'oro

Il taglio alle pensioni d'oro sarebbe ormai cosa fatta. Riguarderebbe più di 20mila pensionati. Il piano del governo è il seguente. Coloro che percepiscono pensione lorda di 120mila euro l'anno per un lustro subiranno un taglio di 3mila euro lordi. Taglio che sale a 9.500 euro (sempre lordi) per chi prende una pensione di almeno 150mila euro l'anno. La cifra aumenta sensibilmente per chi prende oltre 200mila euro di pensione. In pratica il taglio è del 15% sopra i 100mila euro lordi; 25% sopra i 130mila euro; 30% dai 200mila euro; 35% dai 350mila euro; 40% oltre i 500mila euro. 

Pensioni, sì a taglio rivalutazione

L’adeguamento delle pensioni al costo della vita (o meglio, all’inflazione) sarebbe totale solo per gli assegni pensionistici fino a tre volte il minimo, ovvero fino a 1.521 euro lordi mensili. Ci sarebbero 6 differenti fasce di tagli: l’adeguamento dell'assegno all’inflazione dovrebbe essere del 97% per le pensioni tra 1.522 e 2.029 euro, del 77% fino a 2.537 euro, del 52% fino a 3.042 euro, del 47% fino a 4.059 euro, del 45% fino a 4.566 euro e del 40% o per quelli d’importo superiore. In pratica chi prende 2mila euro lordi di pensione perderebbe circa 10 euro al mese, a conti fatti. Ai pensionati con pensione netta superiore a 1000 euro viene negata la totale rivalutazione degli assegni all'inflazione (e i sindacati hanno già annunciato battaglia su questo punto).

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Opzione Donna 2019: come stanno le cose

Per quel che riguarda la cosiddetta Opzione Donna (ovvero un'opzione per la pensione anticipata, ma ricalcolata con contributivo), dovrebbero potervi accedere -a quel che si apprende - solo le donne dipendenti con almeno 58 anni e quelle autonome con almeno 59: ma devono avere in ogni caso 35 anni di contributi. Ci sarebbe quindi una finestra mobile di un anno per le dipendenti e di un anno e mezzo per le autonome. Al momento la proroga è annuale, ma chi raggiungerà i requisiti nel corso del 2019 dovrebbe poter andare in pensione anche negli anni seguenti. La decurtazione della pensione però si aggirerebbe intorno al 20 per cento dell'assegno. Non proprio briciole.

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