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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Quota 41, legge Fornero e aumenti alle minime: tutte le proposte sulle pensioni

Il Pd lancia la "pensione di garanzia per i giovani", M5s e centrodestra puntano tutto sull'azzeramento della riforma del 2011 e promettono più soldi per chi è sotto la soglia di povertà. Ecco i programmi dei principali partiti

È forse lapalissiano affermare che il tema delle pensioni sarà cruciale per definire la composizione del prossimo Parlamento. In tema di previdenza i partiti non si sono certo risparmiati in questo avvio di campagna elettorale: azzeramento della legge Fornero, "pensione di cittadinanza", "quota 41", sono alcune delle espressioni con cui abbiamo familiarizzato in questi ultimi giorni. Al valzer delle promesse non partecipa - per ora - il Partito Democratico, anche se non è escluso qualche annuncio ad effetto nelle prossime ore.

Un dato è pero abbastanza certo: da parte dei Dem non c’è nessuna volontà di invertire la rotta rispetto a quanto fatto nella scorsa legislatura. Per essere chiari: la legge Fornero non sarà toccata, forse ci sarà spazio per intervenire ancora sulla flessibilità in uscita con l’Ape Social e l’Ape aziendale, ma per ora siamo ancora alla fase "indiscrezioni" e nulla di definitivo è ancora uscito da Largo del Nazareno. 

Il premier uscente, Paolo Gentiloni, è stato abbastanza chiaro su questo punto. "Non è questo il tempo di scardinare pilastri del nostro sistema, dai pilastri del sistema pensionistico a quelli del sistema fiscale. Non è il tempo delle cicale ma dell’investimento sul futuro", ha detto intervenendo all’inaugurazione dell’Anno accademico della Luiss.

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Matteo Renzi ha fatto capire di non voler rincorrere gli altri partiti nella gara a chi alza di più l’asticella. "Se volete false promesse e vero assistenzialismo potete rivolgervi alla concorrenza: i nostri avversari hanno riempito la rete, i giornali e le TV di idee irrealizzabili. Noi abbiamo risultati raggiunti e proposte concrete. Noi siamo il partito del lavoro, non dell’assistenzialismo". 

Pensioni, cosa propone il Pd

Secondo "La Stampa", però, il Pd una proposta sarebbe pronto a lanciarla. L’idea di Renzi si chiama "pensione di garanzia giovani" ed è rivolta a chi è entrato nel mondo del lavoro dopo l’introduzione della riforma Dini (1995) che eliminò l’assegno minimo. In sostanza chi andrà in pensione solo col contributivo avrà diritto ad un’integrazione dell’assegno: si parla di un minimo che dovrebbe oscillare tra i 700 e gli 800 euro. Per ora si tratta solo di una indiscrezione (nulla di ufficiale, dunque), anche se una proposta simile era stata già oggetto di trattative tra governo e sindacati la scorsa estate. 

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Quota 41 e pensione di cittadinanza

Sulle proposte dei 5 Stelle è stato invece scritto molto. Per quanto riguarda l’età pensionabile, la proposta di base di Di Maio è quella di mandare in pensione tutti i lavoratori dopo 41 anni di servizio (soglia attualmente valida soltanto per i lavoratori precoci), a prescindere dall'età e dall'aspettativa di vita. Simone Ferro, ricercatore della Queen Mary University of London, ha spiegato che così si tornerebbe "a requisiti ancora più favorevoli rispetto a quelli che vigevano prima della vituperata riforma del 2011".

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L’altra proposta dei 5 Stelle è estendere il reddito di cittadinanza anche ai pensionati. Il M5S la descrive come “un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780 euro mensili o ai 1170 euro se si tratta di una coppia". 

Via la legge Fornero, 1000 euro per tutti

Anche  se nel programma di centrodestra si parla di azzeramento della legge Fornero, Berlusconi ha più volte sottolineato che qualche aspetto della riforma andrà comunque mantenuto. I dettagli però sono tutt’altro che chiari. Il Sole 24 Ore oggi scrive che "si prevede un requisito di uscita con 41 anni di contributi (probabilmente con una quota contributi-età)".  Berlusconi ha inoltre più volte affermato di voler aumentare fino a mille euro le pensioni minime. 

Pensioni, incognita coperture

La sola certezza, per ora, è che le riforme messe in cantiere, sia dal M5s che da Forza Italia avranno un costo molto alto. Si parla di circa 20 miliardi l’anno fino al 2030 per l’abolizione tout court della Fornero, mentre l’aumento delle minime proposto da Fi ha un costo stimato tra i 10 e i 18 miliardi. I 5 Stelle hanno proposto di finanziare le loro riforme tagliando le pensioni d’oro (ma l’avallo della Corte Costituzionale è tutt’altro che scontato) e tagliando la spesa pubblica improduttiva. Dalla lotta agli sprechi Di Maio conta di recuperare circa 50 miliardi di euro, una somma corrispondente grossomodo a due manovre finanziarie. Detto con un eufemismo: non sarà facile.

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