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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Pensioni, l'altra faccia della Quota 100: ecco chi rischia davvero

Se venisse accompagnata dalla revoca dell'Ape Sociale la riforma del sistema previdenziale potrebbe peggiorare la situazione di diverse categorie di lavoratori. La Uil fa alcuni esempi concreti

La Quota 100 non sarà la panacea di tutti i mali. Tutt'altro. Per alcune categorie di pensionati la riforma che ha in mente il governo rischia infatti di essere addirittura controproducente.

A lanciare l'allarme è la Uil che ha pubblicato in uno studio in cui ipotizza gli effetti della quota 100 su chi oggi ha diritto all'Ape sociale. Se accompagnata dalla revoca dell'anticipo pensionistico - come ormai sembra probabile, almeno a giudicare dalle parole di Alberto Brambilla, esperto di previdenza in quota Lega - la riforma del sistema previdenziale rischia di avere un effetto controverso. 

Pensioni, i lavoratori danneggiati dall Quota 100

Esempio 1. Un lavoratore disoccupato di 63 anni, oggi, potrebbe accedere all'Ape sociale con 30 anni di contribuzione maturata. Con 'Quota 100', ipotizzando che non riesca a trovare un altro lavoro, questa persona rimarrebbe senza tutele fino al compimento dei 67 anni, l'età della pensione di vecchiaia. 

La Uil fa anche un altro esempio. Prendendo invece come esempio un lavoratore con una disabilità o che assiste un familiare disabile, oggi potrebbe accedere all'Ape sociale con 30 anni di contribuzione maturata a 63 anni di età. Con l'introduzione di 'quota 100' dovrebbe lavorare ancora per altri 3 anni e 6 mesi, fino al compimento di 66 anni e 6 mesi per arrivare a quota 100, con un anticipo sulla pensione di vecchiaia attuale di soli 6 mesi.

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Ma anche chi svolge un lavoro gravoso potrebbe essere danneggiato dalla nuova riforma. Il lavoratore in questione avrebbe infatti il diritto ad accedere all'Ape sociale a 63 anni con 36 anni di contributi.

Con l'introduzione di 'quota 100' dovrebbe attendere almeno un anno o per il compimento dei 64 anni di età o per la maturazione di un altro anno di anzianità contributiva.

Infine, la Uil ha preso come esempio le lavoratrici madri che oggi possono ridurre di 2 anni la quota di accesso per L'Ape sociale. la differenza con 'quota 100' inciderebbe, quindi, in modo più grave su di loro rendendo più conveniente il pensionamento con l'età di vecchiaia a 67 anni.

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Ovviamente le ipotesi fatte fin qui sono valide solo in caso di abolizione dell'Ape Sociale. Eventualità che il sindacato vorrebbe in tutti i modi scongiurare. "Per essere davvero utile ed efficace" la Quota 100 "non deve essere sostitutiva della conferma dell'Ape sociale, misura che tutela i lavoratori in condizioni di grave difficoltà", commenta infatti il segretario confederale della Uil Domenico Proietti nel presentare i dati.

"Con 'quota 100', infatti, questi lavoratori vedrebbero peggiorata la propria situazione, con un ritardo di accesso alle pensioni che può arrivare fino a 4 anni, nel caso di disoccupati e di lavoratrici madri che dovranno attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni. Ritardo, poi, che sarebbe ulteriormente aggravato dall'introduzione di requisiti elevati come l'età minima necessaria a 64 anni o un'anzianità contributiva che non tiene pienamente conto di tutti i contributi maturati dai lavoratori, con un'inaccettabile penalizzazione per le donne e per le aree più deboli del Paese".

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(Ansa Centimetri)

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