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Venerdì, 19 Aprile 2024
Pensioni

Pensioni, esodo di dipendenti pubblici. E la quota 100 è solo per pochi

Delle 87.767 domande presentate solo un terzo arriva da lavoratori under 63. Boom di dipendenti pubblici (36% delle richieste arrivate all'Inps). E crescono i timori per le ripercussioni sul servizio sanitario: secondo la Fnopi potrebbero lasciare il lavoro 22mila infermieri

"Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti".

Questo è quanto si legge a chiare lettere sul contratto di governo sottoscritto da 5 Stelle e Lega. Ma a distanza di qualche mese non sembra proprio che le cose siano andate come annunciato dai due partiti di governo. Non solo quota 41 è sparita ormai dai radar perché nella prossima legge di bilancio non ci saranno denari disponibili, ma a ben vedere anche i lavoratori usuranti non sono stati oggetto di grandi attenzione da parte del governo.

Quota 100, boom di domande dei dipendenti pubblici

Quanto alla quota 100, la riforma partorita dall'esecutivo sembra essere più attrattiva per i dipendenti pubblici rispetto a quelli del privato. Alle 14.30 dell'11 marzo, delle 87.767 domande presentate, ben 32.239 (36%) sono di dipendenti pubblici e 30.512 di dipendenti privati. Seguono gli artigiani con 7.288 domande e i commercianti con 6.960. Se pensiamo che i dipendenti pubblici in Italia sono il 14% del totale, i conti sono presto fatti. La nuova legge penalizza inoltre chi ha carriere discontinue. E non è un caso che le donne che accederanno a quota 100 saranno in numero molto inferiore agli uomini (23.883 contro 63.884, stando alle domande presentate finora).

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Il 20% dei pensionati beneficerà di "quota 104"

Inoltre, secondo i dati dell'Inps, sono "solo" 29.557 le domande presentate dai 62enni, gli over 65 sono invece 17.696 e i richiedenti di età compresa tra 63 e 65 anni sono 40.514 . Ciò significa che solo il 33% dei richiedenti potrà beneficiare della quota 100: va da sé infatti  che per chi ha un’età anagrafica di 63 anni e ne ha 38 o più di contributi versati non si può parlare di quota 100, ma semmai di quota 101, 102 e via dicendo. Il 20% dei beneficiari di quota 100 - ci riferiamo agli over 65 - in realtà ha raggiunto almeno quota 104.

Pensioni: con 'Quota 100' potrebbero lasciare il lavoro 22mila infermieri

A guardare i numeri delle domande arrivate dai dipendenti pubblici, sembrano dunque trovare conferma i timori espressi nei mesi scorsi da tanti sindicati che temevano un esodo degli impiegati. L'ultimo allarme è la Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) che ha calcolato i pensionamenti in base agli anni di anzianità lavorativa e all'età anagrafica degli infermieri dipendenti del Ssn.

Secondo la Fnopi, con la riforma delle pensioni 'quota 100' "il servizio pubblico potrebbe perdere di colpo oltre 22 mila infermieri, mentre almeno 75 mila rientrerebbero nei parametri per accelerare il pensionamento". La ricerca fa riferimento alla situazione a fine 2018. Si tratta ovviamente di stime, dal momento che il percorso di quota 100 è solo all'inzio. "Il nostro allarme - suggerisce Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi - indicava già che seguendo il trend attuale di turnover e di fabbisogno di professionisti, si sarebbe raggiunta nel 2021 una carenza di quasi 64 mila unità, oggi di 51-53 mila infermieri".

"Chi esce con quota 100 deve essere subito rimpiazzato"

Ma secondo la Fnopi, ora "la situazione è in picchiata" perché ai pensionamenti per 'quota 100' (circa 22 mila) si aggiungono le 53 mila unità che mancano al Ssn che porterebbe così il 'buco' di professionisti a quota 76 mila. "Un pericolo reale e immediato per assistenza, servizi e soprattutto pazienti: il sistema non funziona senza infermieri e con 76 mila in meno è al collasso annunciato". Che fare, dunque? Secondo Mangiacavalli  "chi esce dalla professione attiva per 'quota 100' deve essere subito rimpiazzato", mentre "il blocco del turnover va ovviamente superato e le carenze gravissime attuali devono essere coperte". Secondo Tonino Aceti, portavoce Fnopi, "il rapporto numerico infermieri pazienti era già ai limiti del rischio prima di 'quota 100' -ma ora con questa ulteriore emorragia di professionisti la situazione si aggrava".

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