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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Pensioni, quota 100 ha un problema (e forse non solo uno)

Secondo i dati dell'Inps rispetto al totale delle domande presentate finora, poco più di un quarto sono state presentate da donne. I sindacati all'attacco del governo: "Lavoratrici penalizzate, serve una riduzione contributiva". Anche Alberto Brambilla è critico verso la riforma: "Il divieto di cumulo favorisce il lavoro nero"

Tito Boeri lo aveva predetto in tempi non sospetti: oltre a penalizzare i giovani - su cui graverà il fardello di un sistema pensionistico sempre più costoso - secondo l’ex presidente dell’Inps l’introduzione di quota 100 avrebbe penalizzato soprattutto le donne, "tradite da requisiti contributivi elevati", troppo elevati per chi ha avuto carriere lavorative discontinue.

I numeri gli stanno dando ragione: stando alle domande inoltrate finora all’INPS (circa 80mila) a fare richiesta al momento sono stati 58.069 uomini e 22.061 donne. 

Pensioni, i sindacati e il problema delle lavoratrici

E sul tema i sindacati vanno all’attacco dell’esecutivo. I dati sull'adesione a quota 100 - sottolineano Cgil, Cisl e Uil nel corso di un’audizione alla Camera - dimostrano che lo strumento ''non è in grado di rispondere in modo omogeneo alle esigenze di molti lavoratori e lavoratrici. In particolare, rispetto al totale delle domande, poco più di un quarto sono state presentate da donne''. 

La possibilità di andare in pensione con 38 anni di contributi e 62 anni d'età ''viene percepita dai lavoratori come una possibilità ulteriore verso un accesso più flessibile alla pensione, ma ciò non è sufficiente''. 

Pensioni, quota 100. Sindacati: "Ridurre età contributiva per le donne"

Quota 100, secondo i sindacati, ''rappresenta un'opportunità per lavoratori con carriere continue e strutturate ma è decisamente meno accessibile ai lavoratori del Sud e del tutto insufficiente per le donne, per i lavoratori con carriere discontinue o occupati in particolari settori produttivi caratterizzati da stagionalità o appalti, come quello agricolo o dell'edilizia, nei quali è difficile trovare un lavoratore con 38 anni di contributi''. Cgil, Cisl e Uil chiedono che ''per le lavoratrici sia intanto riconosciuta una riduzione contributiva, almeno in presenza di figli, come previsto perl'Ape sociale''.

Brambilla: "Non tutte le richieste di pensionamento saranno accolte”

Le richieste per andare in pensione con quota 100? "Non tutte le domande presentate si trasformeranno in pensioni". Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, commenta così i dati finora pervenuti sulle domande presentate per accedere in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi.

Brambilla sottolinea anche come la maggior parte delle domande di pensionamento, in percentuale alla popolazione, siano arrivate dal centro-sud. "In proporzione agli abitanti – spiega - le regioni che hanno avanzato più richieste sono il Molise  (2,12 domande ogni mille abitanti, record), la Sardegna (1,94%), Abruzzo (1,89 x mille), Basilicata (1,84) e Sicilia (1,64); al contrario, quelle che ne hanno fatto meno richiesta (sempre in proporzione agli abitanti) sono il Trentino (0,77), la Lombardia (0,88) e il Piemonte (1,02)". 

Pensioni e divieto di cumulo: "Ci sarà un aumento del lavoro nero"

Lo studioso mette poi in guardia da un possibile "effetto perverso" (virgolettato nostro) della riforma. Secondo Brambila, anche per effetto del divieto di cumulo, soprattutto al Sud (ma non solo) "ci sarà un aumento del lavoro irregolare che già è alto, anche perché mancano grandi complessi industriali e le possibilità di lavoro 'in nero' sono maggiori". Probabilmente ci sarà un aumento di irregolare anche al Centro e al Nord prevalentemente nelle micro e piccole imprese", aggiunge.

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Pensioni, dubbi sulla staffetta generazionale

Brambilla è scettico anche sul ricambio pensionati/giovani. "A parte il ricambio nel settore pubblico che dipende dalle scelte governative (che peraltro non sono facili sia per i vincoli di finanza pubblica sia soprattutto per la lungaggine dei relativi concorsi), la cosiddetta staffetta generazionale -spiega- non sarà facile soprattutto per lo sfavorevole ciclo economico e per la contrazione violenta della produzione industriale".

"Le assunzioni saranno modeste"

"Per i dipendenti sarà molto probabile una 'corsa' all'alleggerimento di personale con incentivi economici e qualche 'pressione' per favorire l'uscita di personale non reinseribile nel ciclo produttivo, mentre le assunzioni di giovani o altri lavoratori saranno modeste. Peggio andrà nel lavoro autonomo dove è invece molto più probabile unaprosecuzione del lavoro in maniera non ufficiale intestando l'attivitàa familiari", conclude.

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