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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Italia secondo Paese più vecchio del mondo: la spesa pensionistica tornerà a crescere

Oggi la spesa pensionistica è circa il 15% del Pil ma, secondo i calcoli del Ministero di Economia e Finanza a legislazione vigente (legge Fornero) arriverà comunque tra poco più di 20 anni a superare il 16% a causa dell'effetto demografico, per poi ridiscendere bruscamente dal 2050

La spesa pensionistica si è ridotta negli ultimi anni grazie alla riforma Fornero ma le prospettive demografiche italiane lasciano presagire un peso crescente della popolazione anziana sui conti pubblici.

Italia, un paese vecchio

L’Italia è il secondo più vecchio al mondo stando a quanto emerge dai dati relativi alla popolazione italiana del rapporto Istat, che stima 168,7 anziani ogni 100 giovani all’1 gennaio 2018. Solo il Giappone precede l’Italia in questa graduatoria.

Le nascite in Italia sono in calo da 9 anni consecutivi (nel 2017 ne sono state stimate 464 mila, il 2% in meno rispetto all'anno precedente, nuovo minimo storico) e e dal 2015 il nostro Paese è entrato in una fase di declino demografico: a popolazione totale è diminuita per il terzo anno consecutivo, di quasi 100mila persone rispetto all'anno precedente. L’età media delle donne alla nascita del primo figlio è stata di 31 anni nel 2016, in continuo aumento dal 1980 (quando era di 26 anni).

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Pensioni, cosa accadrà

La spesa pensionistica dovrebbe raggiungere il picco nel 2042, ma riprenderà a crescere già dal 2020, secondo previsioni formulate da Bankitalia in un’audizione parlamentare per la predisposizione del Documento economico-finanziario (Def).

Oggi la spesa pensionistica è circa il 15% del Pil ma, secondo i calcoli del Ministero di Economia e Finanza a legislazione vigente (legge Fornero) arriverà comunque tra poco più di 20 anni a superare il 16% a causa dell'effetto demografico, per poi ridiscendere bruscamente dal 2050.

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I lavoratori nel 2017 sono aumentati, ma più quelli a tempo determinato che quelli a tempo indeterminato. I lavoratori dipendenti a tempo pieno infatti sono aumentati di 99mila unità (+0,8%), quelli a termine di 298mila (+12,3%), mentre continuano a diminuire i collaboratori (-46 mila nell'ultimo anno).

La spesa pensionistica viene ripartita tra i lavoratori e grava quindi di più se i lavoratori sono di meno. Fatto il calcolo del totale delle somme dovute a tutti i pensionati, si procede infatti a un prelievo, sotto forma di contributi, commisurato a tale fabbisogno (in parte, però, quel fabbisogno è coperto da entrate fiscali dello Stato, altrimenti il prelievo contributivo diverrebbe eccessivo), a carico di quanti percepiscono uno stipendio.

Dal blog "Asso di denari" di Carlo Sala

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