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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Pensioni, la previsione funesta: senza riforme spesa fuori controllo

Secondo una simulazione contenute nel Def, senza le riforme introdotte dal 2004 ad oggi il debito pubblico sarebbe schizzato al 150% del Pil

Senza le riforme introdotte dal 2004 ad oggi (tra cui l’arcinota legge Fornero, ma non solo), già oggi la spesa per le pensioni sarebbe fuori controllo. In particolare, secondo una simulazione contenuta nel Def tendenziale (e riportata oggi dal Sole 24 Ore) in assenza di interventi normativi in materia, il debito pubblico avrebbe raggiunto un livello pari al 150% del nostro Pil nel breve periodo, per arrivare addirittura a toccare quota 250% nel 2040.

Insomma, un disastro che avrebbe messo a serio rischio la tenuta economica del Paese. Con le riforme attuate – comunque la si pensi sul merito delle leggi – la spesa per le pensioni è invece sì destinata a crescere, ma in modo - diciamo così - più sostenibile. Almeno per i conti pubblici. Secondo il Sole, il costo del sistema previdenziale dovrebbe rimanere "al di sotto del 16% del Pil fino al 2025 (15,8%) per poi salire al 16,7% nel 2030 e al 18,2% nel 2040".

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Va comunque rimarcato che le previsioni del Def non tengono conto delle ultime novità in fatto di pensioni (quattordicesima, anticipo pensionistico etc), interventi che ovviamente hanno comportato un aggravio della spesa.

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Come abbiamo più volte ricordato su queste pagine, la cancellazione della riforma Fornero – tema che continua ad essere ricorrente nel dibattito politico – avrebbe un costo molto alto per i conti pubblici. Secondo il presidente dell’Inps Tito Boeri cancellare la legge con un colpo di mano determinerebbe “un aumento del debito implicito di 85 miliardi, circa il 5% del Pil, con un ritorno ai pensionamenti di anzianità a quota 98 oppure con 40 anni di contributi”.

Secondo il presidente dell’Inps con la quota 100 proposta sia da Salvini che da Di Maio le cose non andrebbero granché meglio, anzi. Anche peggio. In tal caso, spiega Boeri, “senza le finestre mobili introdotte tra il 2009 e il 2010, l’impatto sul debito implicito salirebbe a 105 miliardi”. Per le casse pubbliche è possibile ipotizzare un aggravio che potrebbe costare anche 20 miliardi all’anno.

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