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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Italia

Governo, molto rumore per nulla: i conti non tornano su pensioni e condono fiscale

I proventi del taglio delle pensioni d'oro ammonterebbero solo a 200 milioni di euro lontano dal miliardo previsto da Di Maio. E anche la "Pace fiscale" voluta dalla Lega potrebbe portare meno di un decimo delle entrate stimate. A dirlo è Carlo Cottarelli

Il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato come sia allo studio del Governo una misura per porre un tetto alle pensioni d'oro "per tutti coloro che non hanno versato i giusti contributi" azzerando così parte dei privilegi accordati dal sistema di calcolo retributivo che abbiamo avuto fino alla metà degli anni Novanta. Di Maio promette di reinvestire i proventi del taglio per alzare le pensioni minime agli italiani calcolando un tesoretto pari a circa un miliardo di euro. 

Eppure i conti non tornano. Secondo un calcolo del Sole 24 Ore, i proventi del taglio delle pensioni d'oro ammonterebbe solo a 200 milioni di euro. 

"È stato calcolato che l’insieme delle pensioni attualmente in pagamento ha un valore finanziario superiore del 20-25% rispetto al valore dei contributi versati dai percettori durante la loro vita lavorativa (a causa del sistema contributivo e reversibilita.ndr). Ma lo "squilibrio contributivo" si riduce però a poco più del 5% per le pensioni più elevate, poiché il nostro sistema prevede rendimenti decrescenti sulle contribuzioni più elevate". 

Quindi quanto si può risparmiare con l'intervento di "solidarietà" auspicato da Di Maio? Secondo i calcoli che il quotidiano di Confindustria fa partendo da un dossier compilato dalla società di ricerca Tabula, la platea di beneficiari di redditi da pensione sopra i 5mila euro netti al mese è di circa 30mila persone.

Una riduzione di tutte le punte superiori al tetto dei 5mila potrebbe garantire una minore spesa per circa 210 milioni lordi (115 al netto di 85 milioni di minori imposte)

La pensione di cittadinanza proposta nel Contratto di governo

"780 euro mensili per chi vive sotto la soglia di povertà": questa la proposta di Movimento 5 stelle e Lega come si legge nel contratto di governo: un nuovo assegno che supera gli attuali assegni sociali o integrazioni al minimo.

Come si legge si tratta di una misura pensate per chi vive sotto la soglia minima di povertà e prevede "un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780,00 euro mensili, secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza".

Quanto costa la pensione di cittadinanza

Il Pd in campagna elettorale aveva ipotizzato una spesa superiore al miliardo per aumentare le minime a 750 euro, mentre Forza Italia ipotizzava un intervento da poco più di 4 miliardi per garantire mille euro al mese a 850mila pensionati.

A conti fatti le nuove "pensioni minime" o per dirla come Di Maio, la pensione di cittadinanza, costerebbero oltre un miliardo, ma dal taglio delle pensioni d'oro si potrebbero raccimolare appena 200 milioni di euro.

Tutti i dubbi sul condono fiscale

Inoltre l'Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli rileva come le misure di "pace fiscale" contenute nel programma della Lega e confluite nel contratto di governo, suscitano dubbi sulle coperture. Il Governo stima di recuperare 650 miliardi di euro dal condono delle cartelle esattoriali, ma secondo gli analisti lo Stato potrebbe recuperare al massimo 51 miliardi di crediti.

Come ricorda La Repubblica, la cifra dei 650 miliardi trarrebbe origine da una relazione in commissione Finanze della Camera del 9 febbraio 2016 dell'amministrazione delegato di Equitalia. All'epoca Ernesto Maria Ruffini aveva parlato di 1058 miliardi di crediti non riscossi dall'agenzia delle entrate, ma all'importo vanno tolti i crediti dei soggetti nullatenenti, i soggetti falliti - per cui la riscossione è sospesa per forme di autotutela - le persone decedute e le imprese cessate. 

Che cosa prevede il condono della "pace fiscale"

La pace fiscale nelle intenzioni del governo sembra prevedere il saldo e stralcio delle cartelle debitorie con tre possibili aliquote – 6,10 e 25 per cento – a seconda della situazione reddituale e familiare, per tutti i soggetti che abbiano un debito inferiore ai 200mila euro, compreso degli interessi di mora e delle sanzioni. Come ricorda l'osservatorio dell'Univesità Cattolica di Milano auesta misura porterebbe, nei piani del governo, un gettito di 60 miliardi in due anni.

Partendo dai numeri della relazione Ruffini (che si riferisce a dati di fine 2015) dei 1.058 miliardi, 217 sono stati annullati degli stessi enti creditori, poi occorre escludere i soggetti deceduti e le ditte cessate (78,5 miliardi), i falliti (138 miliardi) e i 92 miliardi dei soggetti nullatenenti, poi occorre sottrarre 314 miliardi di crediti verso i quali sono già state implementate azioni di riscossione che non hanno avuto esito positivo, poi 34 miliardi non incassabili perché coperti da varie misure volte a sostenere i debitori in difficoltà economica, 25 miliardi di pagamenti che comunque sono già stati rateizzati nonché 81 miliardi riscossi ma non ancora contabilizzati.

I crediti veramente recuperabili ammontano, secondo Cottarelli, a 51 miliardi di euro, meno di un decimo di quanto ipotizzato nel documento della Lega.

A meno che non si consideri quei 314 miliardi per cui si sono tentate riscossioni senza successo e che grazie ad uno sconto particolarmente forte potrebbero accettare di pagare una parte di quanto dovuto.

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