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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Pernigotti, un mese in più per sperare: sulla vendita del marchio i turchi fanno 'muro'

Slitta il termine ultimo per la cassa integrazione. C'è tempo fino al 5 febbraio per trovare un acquirente per lo stabilimento di Novi Ligure 

Ci sarà tempo fino al prossimo 5 febbraio per trovare il 'salvatore' della Pernigotti. Dopo l'incontro avvenuto oggi, martedì 8 gennaio, al Ministero dello Sviluppo Economico, l'azienda e i sindacati hanno raggiunto l'accordo sul posticipare ai primi giorni del prossimo mese termine relativo alla richiesta di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per i 100 dipendenti dello stabilimento di Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Secondo il comunicato diffuso dall'azienda, la decisione arriva per “dare la possibilità all'advisor incaricato di valutare concretamente le proposte finora pervenute”. Tradotto in parole povere: più tempo per trovare un acquirente disposto a farsi carico dello stabilimento, attualmente di proprietà turca, evitando così la chiusura e il licenziamento dei dipendenti.

L'azienda, si legge nella nota, ha "ribadito nuovamente il proprio impegno a limitare quanto piu` possibile l'impatto sociale e a ricercare, in Italia, concrete possibilità di re-industrializzazione del sito di Novi Ligure attraverso il supporto dell'advisor nominato lo scorso dicembre". Le Parti torneranno, quindi, ad incontrarsi martedì 5 febbraio alle 12 per riprendere l'esame congiunto finalizzato alla stipula dell'accordo governativo per il ricorso alla Cigs.

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“Chiusura totale sulla vendita del marchio”

Nonostante il tempo 'guadagnato', i sindacati restano cauti, soprattutto visto il 'muro' posto dalla proprietà turca sulla possibilità di cedere il  marchio. Una strenua opposizione testimoniata da Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai Cgil: “Nell'odierno incontro al Ministero del Lavoro i rappresentanti dell'azienda hanno continuato a tenere un atteggiamento di chiusura su qualsiasi ipotesi di vendita del marchio, in spregio alle posizioni del governo, delle Organizzazioni Sindacali, delle istituzioni locali e soprattutto dei lavoratori di Pernigotti di Novi Ligure, proponendo contratti di fornitura a terzi e la vendita dei macchinari dello stabilimento senza nessun patto sociale di accompagno con ammortizzatori sociali”.

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“Nella sostanza - prosegue Flai Cgil in un comunicato ufficiale - rimane in piedi la volontà di utilizzare il marchio Pernigotti per le produzioni che già si fanno in Turchia e proposte per le produzioni in Italia di scarso valore. In questi mesi abbiamo avuto dichiarazioni roboanti dal ministro Di Maio e dal Presidente del Parlamento europeoma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Al termine dell'incontro le parti, su proposta del ministero del Lavoro, si sono aggiornate al 5 febbraio ma rimane sul tavolo del confronto la proposta di cassa integrazione per cessazione”. 

“Ci auguriamo che in questo mese possano maturare condizioni diverse per l'affido delle produzioni italiane a un soggetto che abbia un profilo industriale”.

Pentenero: “Ennesimo rinvio”

Prosegue così lo stallo per i dipendenti della Pernigotti. Un limbo fatto di attesa, con l'ennesimo incontro finito in una fumata nera. Un altro rinvio che ha generato malcontento, come è facile intuire dalle parole di Gianna Pentenero, assessore regionale al Lavoro: “L'esito della riunione non è quello sperato, anche perché la proprietà ha continuato a chiudere all'ipotesi di cessione del marchio. Mi auguro che l'azienda riveda la propria posizione e che il metodo di lavoro tracciato oggi possa consentire di dare risposta alla necessità di garantire la continuità produttiva dello storico impianto di Novi e la tutela dei posti di lavoro”.

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