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Martedì, 23 Aprile 2024
ECONOMIA

L'economia frena, crescita stagnante dopo tre anni. Di Maio: "Colpa del Pd"

Secondo l'Istat il Pil del terzo trimestre è rimasto invariato rispetto a quello precedente. Il vicepremier rispolvera un vecchio refrain: "E' colpa del governo precedente". Ma come stanno realmente le cose?

 Frena l’economia italiana nel terzo trimestre dell’anno, ma il M5s non arretra e incolpa i dem. Secondo i 5 Stelle, infatti, "i dati ISTAT ci danno ragione: è ora di una politica economica espansiva! E' ora di una #ManovraDelPopolo". L’Istat infatti stima che il Pil del terzo trimestre, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia rimasto invariato rispetto al trimestre precedente. Il tasso tendenziale di crescita è pari allo 0,8%. Il dato, si sottolinea, va a interrompere una sequenza di segni positivi registrata ininterrottamente dal quarto trimestre 2014.

Come spiega l'istituto "giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che passa allo 0,8%, dall'1,2% del secondo trimestre". Questa stima, che - ricorda l'Istat - "ha natura provvisoria", riflette "dal lato dell'offerta la perdurante debolezza dell'attività industriale - manifestatasi nel corso dell'anno dopo una fase di intensa espansione - appena controbilanciata dalla debole crescita degli altri settori". 

Il terzo trimestre ha avuto due giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero rispetto al terzo trimestre del 2017. La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dei servizi e di una diminuzione in quello dell’industria. Dal lato della domanda, la stima provvisoria indica un contributo nullo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. La variazione acquisita per il 2018 è pari a +1,0%.

Insomma, una battuta d'arresto che non fa bene al Paese e che getta preoccupazione anche sul futuro, dal momento che il governo gialloverde prevede una crescita dell'1,5% nel 2019. Il vicepremier Di Maio però non ha dubbi: la colpa è del Partito Democratico. "È bene che tutti sappiate che il risultato del 2018 dipende dalla Manovra approvata a dicembre 2017, che è targata Partito Democratico - scrive il vicepremier su Facebook -. Tutti sanno che la nostra Manovra deve ancora essere approvata e non può aver avuto nessun effetto sul rallentamento in atto. Con la Manovra del popolo vedrete che non solo il Pil si riprenderà, ma anche la felicità degli italiani".

Sul blog delle Stelle si legge:

"L’economia che ereditiamo dal Partito Democratico è fragilissima, esposta al minimo cambiamento della congiuntura internazionale. L’Italia è uscita dalla recessione nel 2014 grazie ad un miglioramento dell’economia mondiale, ma non appena quest’ultima ha rallentato la crescita italiana si è bloccata. Il contributo del Pd è stato nullo. Gli ultimi tre governi hanno vivacchiato sulle esportazioni, tagliando nel frattempo gli investimenti produttivi (oggi al minimo storico), distruggendo i diritti dei lavoratori e alimentando una spirale di precarietà e bassa domanda interna".  

Secondo l'economista Mario Seminerio le cose stanno un po' diversamente da come le raccontano i 5 Stelle:

"Che sia in atto una robusta frenata nell’attività manifatturiera globale, causata dalle incertezze protezionistiche, è cosa del tutto evidente e l’Italia non è certo un’isola, se non di stupidità, almeno a giudicare dal dibattito pubblico. Ma quando ad un contesto globale sempre più incerto si somma la deliberata azione di un governo e di una maggioranza che dalla nascita lanciano provocazioni di ogni genere, tentano improbabili ricatti ai partner europei e cercano ogni tipo di capri espiatori, il minimo che ci si possa attendere è che le fonti di incertezza si sommino".

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