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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Crisi, non si esce dal tunnel: "Crescita bloccata, colpa di banche e politica"

Secondo l'ultimo rapporto di Standard&Poor's la crisi economica italiana non sembra avere termine, almeno fino alle prossime elezioni. Intanto l'Europa prepara un nuovo attacco, con l'Italia che rischia una nuova procedura d'infrazione

La crisi economica sembra non avere mai fine per gli italiani. Secondo l'ultima stima di Standard & Poor's, il pil dell'Italia risulterà inferiore all'1% nel 2017 e raggiungerà l'1% nel 2018. Stando ai dati della Corporation statunitense, le difficoltà del settore bancario e le incertezze politiche continuano a pesare sulla ripresa delle attività. Secondo l'agenzia di classificazione, a bloccare a crescita dell'occupazione e a pesare sui consumi del 2018 sarà anche la fine degli incentivi per le trasformazione dei contratti a tempo determinato .

Come si legge dal rapporto di Standard & Poor's “la bassa produttività del lavoro e la scarsa crescita degli investimenti sono un riflesso della stagnazione strutturale e dell'insicurezza politica italiana, per cui il 2017 rischia di essere un anno perduto per le riforme”. L'agenzia di rating ha individuato diversi pericoli nel futuro economico dell'Italia: dai guai delle banche che influiscono sulle stime di crescita e le condizioni di credito,  all'alto livello di Npl (prestiti non performanti), fino ad arrivare all'elevato debito pubblico e al basso ritmo di crescita. Una serie di problematiche che rendono l'Italia particolarmente sensibile a uno shock sui tassi d'interesse. Una situazione al limite del drammatico condizionata dall'incertezza politica e che dovrebbe perdurare almeno fino alle elezioni previste per il prossimo anno.

TORNANO I FALCHI UE
A rendere ancora più preoccupante la condizione economica italiana ci si è messa anche l'Europa, pronta a puntare il dito contro i zoppicanti conti italiani. La fazione capeggiata dal vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis è pronta a chiedere a Roma una revisione da 10 miliardi entro il 2018. Un tema che ha prodotto lo scontro tra i 'duri' di Dombrovskis e le colombe, guidate dal presidente Jean-Claude Juncker, terminato con un rinvio alla prossima settimana delle raccomandazioni economiche per ogni paese dell’Unione che sarebbe dovuto passare oggi al collegio guidato dal presidente della Commissione europea. 

Ma nel mirino dell'Ue non c'è soltanto l'Italia. Sarebbero almeno 12 i Paesi sotto la lente d'ingrandimento (Grecia e Portogallo su tutti), ma la condizione italiana è quella che ha 'rubato' più tempo al collegio di gabinetto. Se la restituzione dei 4 miliardi dello sconto sul risanamento accordato lo scorso anno al governo Renzi sembrano un punto facilmente superabile, a preoccupare sono i 10 miliardi da restituire entro il 2018, cifra che Dombrovskis  vuole mettere subito nero su bianco per rendere più complicato il negoziato dell'Italia. Ma come scrive Repubblica.it,  se da un lato i 'falchi' del vicepresidente della Commissione europea  sono pronti ad usare il pugno duro contro l'Italia, dall'altra parte Juncker spinge per una soluzione più soft. Una situazione stagnante che non viene certo aiutata dalle notizie in arrivo da Bankitalia, con il debito pubblico in aumento di circa 20 miliardi. Nuvole scure si affacciano sullo Stivale e vengono dritte da Bruxelles. 

PIL: +0,2% NEL PRIMO TRIMESTRE 2017

Nonostante le stime di Standard&Poor's, il prodotto interno lordo italiano ha fatto segnare una crescita dello 0,2% nel primo trimestre del 2017 rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% rispetto al medesimo periodo del 2016. Secondo i dati forniti dall'Istat, la variazione congiunturale è “la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’industria e di un aumento sia in quello dell’agricoltura, sia in quello dei servizi”. Per quanto riguarda la domanda, “vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta”. Una piccola crescita che non riguarda soltanto l'Italia, ma anche altri Paesi come la Germania (+0,6%), Francia e Regno Unito (+0,3%) e Stati Uniti (+0,2%).

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