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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

La Plastic tax della discordia: come funziona e perché non piace a tutti

La tassa sulla plastica è tra le novità contenute nella bozza della manovra economica che ha generato maggiori polemiche. Per il ministro Costa è una ''tassa di scopo e non per fare cassa", ma le aziende del settore e le associazioni sono già in allarme

Tra le nuove tasse che hanno trovato spazio nella legge di Bilancio ce n'è una che sta facendo molto discutere: la plastic tax. Questa nuova imposta, prevista dalla bozza della manovra, dovrebbe entrare in vigore nel 2020 e andrebbe a colpire i prodotti monouso in plastica come le buste, le vaschette, le bottigliette, i tappi e i materiali plastici utilizzati come protezioni e imballaggi. L'obiettivo di questa tassa è quello di tutelare l'ambiente, riducendo la quantità di rifiuti in plastica e di conseguenza l'inquinamento. 

Come funziona la plastic tax

La tassa sulla plastica recepisce, anche se soltanto in parte, una direttiva europea adottata lo scorso maggio dal Consiglio Ue, che riguarda determinati prodotti in plastica e ne vieta l'utilizzo nel caso in cui esistano delle valide alternative. Sempre secondo la normativa europea, saranno vietati entro il 2021 i piatti, le posate, le cannucce, le aste per palloncini e i cosiddetti cotton fioc. 

Però, da quanto si legge nell'ultima bozza della legge di Bilancio, non tutti i prodotti in plastica verranno colpiti dall'aumento. Il “balzello” dovrebbe riguardare bicchieri, bottiglie, buste e materiali da imballaggio (come ad esempio il polistirolo), che verranno tassati fino ad un euro al chilo. Al momento vanno invece verso l'esclusione dalla tassa prodotti come le siringe, le taniche o altri oggetti non considerati usa e getta e quindi con un utilizzo più duraturo. 

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In questo scenario la plastic tax viene inquadrata in vista di una politica ambientale più consapevole ma, anche se per il ministro Costa non è una “tassa per fare cassa”, dovrebbe portare comunque nelle casse dello Stato un gettito di poco inferiore ai tre miliardi di euro. Nonostante questo, la nuova imposta ha generato diverse polemiche, sia all'interno della maggioranza, con Matteo Renzi che non si è detto d'accordo, sia tra le aziende del settore e tra le associazioni dei consumatori (e non solo), preoccupate per il rischio che il “peso” di questa tassa possa finire sulle famiglie. Proprio per venire incontro alle imprese, nella bozza della manovra sono previsti degli incentivi per le aziende che operano con la plastica e decideranno di produrre materiali biodegradabili o compostabili.

Plastic Tax, il ministro Costa: "Non è una tassa per fare cassa"

Come anticipato qualche riga più in alto, il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, ha voluto chiarire alcuni punti che riguardano la tassa sulla plastica e che hanno generato un acceso dibattito negli ultimi giorni: "Incontrerò sicuramente le imprese e ci confronteremo. Il punto principale è che la plastic tax non deve essere una tassa per fare cassa, ma una tassa di scopo, finalizzata alla riconversione dei materiali. Per questo, penso che la norma possa essere ulteriormente migliorata in Parlamento".

Costa ha parlato al 'Fatto Quotidiano' della misura, aggiungendo che i miglioramenti potrebbero arrivare  "aumentando ulteriormente il credito d'imposta. Oppure prevedendo incentivi per le aziende che rinnovino tutta la filiera produttiva per renderla sostenibile a livello ambientale. Le risorse si possono prendere dai tagli ai sussidi ambientalmente dannosi. Se un'impresa riconverte tutto, la plastic tax diventa a costo zero. E non si perderà un solo posto di lavoro". "Troveremo l'intesa con le imprese sulla plastic tax, lavorando assieme a loro anche sui decreti attuativi", aggiunge.

"Intanto molto è già stato cambiato - ricorda il ministro anche dalle colonne del 'Corriere della Sera' - Rispetto all'impostazione iniziale sono state escluse dalla tassazione le plastiche riciclabili e compostabili, che dopo la loro degradazione si trasformano in terriccio. Ed è stato introdotto un credito d'imposta per le aziende che convertono il loro sistema produttivo proprio verso questo tipo di plastiche, che non sono più un rifiuto e anzi rappresentano un ottimo esempio di economia circolare".

Plastic Tax, le modifiche nell'ultima bozza

"Rispetto alla prima bozza, di ormai 3 settimane fa, la plastic tax è stata già modificata. C'è differenza tra plastica e plastica e siamo tutti d'accordo che la plastica monouso non recuperabile, non rigenerabile e non compostabile sia un problema per l'ambiente". Lo afferma il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, a margine dell'inaugurazione di Ecomondo. Secondo il ministro, dunque, le plastiche biodegradabili e compostabili non vanno tassate in quanto si tratta di "una tecnologia tutta italiana esportata in tutto il mondo" che va nella direzione dell'economia circolare "e questo è già stato sanato". 

Adesso, aggiunge il ministro, "l'elemento in più che si chiede al parlamento, e che io sostengo,è di dare un aiuto supplementare per incentivare ancora di più le aziende a modificare il sistema produttivo verso le plastiche riciclabili e compostabili, con un credito di imposta, per esempio supplementare: il 10%? lo vogliamo aumentare ad un 20% 25%?". "Vogliamo immaginare che il concetto di tassa sia non da gettito ma da scopo e quindi che serve per modificare il sistema produttivo" conclude Costa.

Plastic Tax, Coldiretti: ''Colpisce le famiglie''

Uno dei principali nodi intorno alla tassa sulla plastica è il timore di diverse associazioni, di vedere l'imposta “scaricata” sulle tasche (già in crisi) delle famiglie italiane. Un problema evidenziato anche dalla Coldiretti, secondo cui la nuova imposta rischia anche di  colpire settori produttivi determinanti del Made in Italy: ''La plastic tax colpisce due terzi della spesa a tavola delle famiglie e rischia di penalizzare a cascata l'intera filiera agroalimentare dove si concentra il 76% degli imballaggi in plastica''.

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"L'obiettivo di riduzione della plastica va perseguito nell'ottica di una visione strategica di ampio respiro con incentivi premianti per lo sviluppo e la ricerca piuttosto che con misure punitive soprattutto perché per alcune categorie di prodotto non ci sono al momento alternative" spiega il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che "cosi come impostata favorisce di fatto chi produce all'estero e vende in Italia". 

Con la plastic tax - aggiunge Prandini - "esiste peraltro il rischio evidente che il costo venga scaricato sugli anelli più deboli della filiera: da una parte sugli agricoltori ai quali verrà chiesto di ridurre ulteriormente i margini di reddito e dall'altra la tassa andrà a colpire i consumatori finali e l'alimentare che è la principale voce di spesa delle famiglie con 244 miliardi di euro all'anno". "Senza dimenticare che - conclude Prandini - le più colpite in proporzione dagli effetti sui prezzi al consumo della plastic tax sarebbero proprio le fasce più povere della popolazione, che spendono in percentuale una quota maggiore del proprio reddito per i consumi primari come l'alimentazione".

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