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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Troppe tasse e poco Welfare: aumentano le persone a rischio povertà

Secondo un'indagine della Cgia di Mestre, tra il 2006 e il 2016, le persone a rischio povertà ed esclusione sociale sono passate da 15 a 18,1 milioni. Il motivo? Un'eccessiva pressione fiscale non bilanciata dalla spesa sociale

Povera Italia, e soprattutto, poveri italiani. Schiacciati sotto il peso delle tasse e con una spesa sociale tra le più basse dell'Unione Europea, nel Belpaese sono circa il 30% le persone a rischio povertà. Lo rivelano i dati dell'analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Un aumento preoccupante, considerando che tra il 2006 e il 2016 le persone in difficoltà sono passate da 15 a 18,1 milioni. 

Lo studio della Cgia individua due fattori principali che stanno spingendo gli italiani in questo baratro di povertà: il costante aumento della pressione fiscale, che ha raggiunto livelli record, tra i più alti d'Europa, e la contrazione degli investimenti e il taglio delle risorse destinate alle politiche di welfare.  Basta pensare che in Italia il peso di tasse, imposte e tributi sul Pil è pari al 29,6% (dati 2016) mentre nel resto d'Europa troviamo percentuali minori. Soltanto la Francia supera il 29%, seguita da Austria (27,4%) e Regno Unito (27,2%). Nei Paesi Bassi e in Germania la pressione fiscale è di poco superiore al 23%, mentre in Spagna si attesta intorno al 22,1%. 

Per quanto riguarda invece la spesa social, le pensioni pesano sul Prodotto Interno Lordo per l'11,9%. Nell'Ue soltanto la Spagna ha un valore minore del nostro (11,3% del Pil), un valore bilanciato da una pressione fiscale che in Spagna è nettamente più bassa.

“Un risultato drammatico”

I dati evidenziati dalla ricerca sono stati commentati da Paolo Zabeo, il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia: “Da un punto di vista sociale il risultato ottenuto è stato drammatico: in Italia, ad esempio, la disoccupazione continua a rimanere sopra l’11 per cento, mentre prima delle crisi era al 6 per cento. Gli investimenti, inoltre, sono scesi di oltre 20 punti percentuali e il rischio povertà ed esclusione sociale ha toccato livelli allarmanti. In Sicilia, Campania e Calabria praticamente un cittadino su 2 si trova in una condizione di grave deprivazione. E nonostante i sacrifici richiesti alle famiglie e alle imprese, il nostro rapporto debito/Pil è aumentato di oltre 30 punti, attestandosi l’anno scorso al 131,6 per cento”.

Colpito il ceto medio

Anche se la crisi, scesa come una mannaia, ha colpito l'Italia in maniera trasversale, coinvolgendo persone e famiglie di tutti i ceti sociali, è innegabile che a pagare il prezzo più alto siano stato il cosiddetto 'popolo delle partite Iva'. Il ceto medio ha accusato più degli altri gli effetti negativi della crisi e tutt'ora trovare una ripresa sembra un'impresa biblica. 

Una 'fotografia' ribadita dal Segretario della Cgia Renato Mason: “A differenza dei lavoratori dipendenti quando un autonomo chiude l’attività non beneficia di alcun ammortizzatore sociale. Perso il lavoro ci si rimette in gioco e si va alla ricerca di una nuova occupazione. In questi ultimi anni, purtroppo, non è stato facile trovarne un altro: spesso l’età non più giovanissima e le difficoltà del momento hanno costituito una barriera invalicabile al reinserimento, spingendo queste persone verso impieghi completamente in nero”.

Tasse da record

Come detto in precedenza, a pesare (e molto) sulla schiena degli italiani, sono le tasse. Sempre secondo lo studio Cgia, imposte, tasse e tributi hanno un peso sul Pil del 29,6%, un dato più alto di tutti i grandi Paesi dell'Unione Europea. Dopo l'Italia viene la Francia, dove la pressione fiscale è pari al 29,1%, seguita dall'Austria (27,4%), dal Regno Unito (27,2%), dai Paesi Bassi (23,6%), dalla Germania (23,4%) e dalla Spagna (22,1%).

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Welfare, questo sconosciuto

Ma se la pressione tributaria è così insostenibile, il problema nasce anche da una non adeguata spesa sociale. Tra i principali Paesi europei analizzati dalla Cgia di Mestre, soltanto la Spagna le finanze destinate al welfare sono più basse: 11,3%, contro l'11,9% di incidenza che troviamo in Italia. Il mix tra questi due fattori, le tante tasse e il poco welfare, si tramuta nel disagio sociale e nelle difficoltà economiche in cui vertono milioni di italiani. 

L'Italia è il paese che ha più poveri in tutta Europa: nel 2016 erano 10 milioni

18 milioni a rischio povertà

Dal 2006 al 2016 le persone a rischio povertà sono aumentate di 4 punti percentuali, raggiungendo la soglia record del 30% e passando da 15 milioni a 18,1. Un livello preoccupante, soprattutto se si fa il confronto con l'Europa. La media Ue, pur essendo salita di un punto, si è attestata al 23,1%, circa sette punti sotto il dato italiano. Un aumento in controtendenza con quanto accade in altri Paesi. In Francia e Germania, ad esempio, le persone a rischio povertà sono diminuiti negli ultimi 10 anni, con percentuali inferiori all'Italia di almeno dieci punti. 

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Le regioni

A livello nazionale, l'indagine della Cgia mostra l'ormai ben nota spaccatura tra Sud e Nord. Secondo i dati del 2016 il rischio di povertà ed esclusione sociale sul totale della popolazione è più alto nel meridione: la situazione peggiore è in Sicilia dove si tocca quota 55,6%, seguita dalla Campania con il 49,9% e dalla Calabria con il 46,7%. Il dato più basso si registra invece nella Provincia di Bolzano, dove l'incidenza è del 9,6%.

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