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Martedì, 19 Marzo 2024
Economia Italia

Tasse, pensioni e riforme: ogni promessa elettorale è debito (pubblico)

I conti italiani possono permettersi le variegate promesse elettorali? Secondo gli esperti no: le riforme previste da partiti e movimenti non convincono per via delle cifre iperboliche e troppo spesso con coperture incerte. E il debito pubblico sale

Diciamolo subito: le promesse elettorali sono destinate a rimanere promesse. In queste elezioni politiche abbiamo assistito a tutto, tranne che ad un confronto diretto davanti alle telecamere dei principali candidati alla guida del Paese. Non bastasse questo, la malattia che colpisce la politica italiana si manifesta nell'iperbole delle promesse elettorali che, tra riforme che promettono di abbassare le tasse, alzare le pensioni e rivoluzionare in buona sostanza la vita degli italiani, ha raggiunto il mostruoso costo di mille miliardi di euro.

L'osservatorio sui conti pubblici italiani diretto dell'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha fatto le pulci ai programmi di partiti e movimenti quantificando come tra i 5-600 miliardi di euro di debito pubblico da tagliare e altri 400 miliardi di risorse pubbliche da trovare per dare attuazione a misure che coprono praticamente ogni fase della vita dei cittadini, le promesse rischiano seriamente di restare tali.

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L'abolizione della legge Fornero (proposta da Lega e 5 Stelle) da sola costa 140 miliardi di qui al 2035: per il presidente dell'Inps ritoccare la riforma previdenziale porterebbe ad una vera alluvione di tasse.

Altre proposte acchiappa-voto valgono un’intera manovra: la flat tax del centrodestra e il reddito di cittadinanza dei 5 Stelle, ma anche gli investimenti previsti dal Pd sono fuori dai vincoli europei del Pd. 

Programma Pd, cosa si può fare e cosa no

Come rileva il Corriere della Sera il pacchetto di riforme del Partito Democratico prevede  - per il responsabile economico del Pd Tommaso Nannicini - un impatto di 35 miliardi in 5 anni ma la cifra viene rivista dagli esperti contabili al rialzo fino a quota 56 miliardi (39,7 di maggiori spese e 16,7 di minori entrate). Il taglio dell’Ires dal 24 al 22% sul fronte delle entrate farebbe perdere 2,9 miliardi, 1,8 l’estensione del bonus da 80 euro.

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Secondo l’ex commissario alla spending review sotto lo stesso governo Renzi, Roberto Perotti la voce più critica riguarda la riduzione strutturale del cuneo a favore del lavoro stabile che potrebbe arrivare a costare anche 12 miliardi (1,8 al massimo per il Pd). Il sostegno alle famiglie (bonus da 240 euro/mese) vale invece 9 miliardi, gli investimenti fuori dalle clausole europee ben 18 e 2,75 miliardi il raddoppio dei fondi per il reddito di inclusione.

Servirà invece un governo forte per imporre a Bruxelles il varo degli eurobond "fino al 5 per cento del Pil dell’eurozona per finanziare progetti su capitale umano, ricerca e infrastrutture".

Inoltre le coperture contemplano una certa dose di aleatorietà: dall’obiettivo di un aumento del recupero di gettito da lotta all’evasione fino a 30 miliardi di euro l’anno al potenziamento della spending review. Il rischio ancora una volta quello di ricorrere ancora al debito pubblicoche continua a salire di ben 4469 euro ogni secondo.

Il percorso di riduzione del debito pubblico dal 132% al 100% del Pil in dieci anni proposto dal Pd apparirebbe realistico - spiega il Corriere della Sera - se l’avanzo primario (entrate meno spese al netto degli interessi sui titoli di Stato) fosse intorno al 4% del Pil e non del 2% come ipotizza il Pd, e sempre che l’inflazione aumenti fino al 2%.

Il programma di finanza pubblica del Partito Democratico

Programma M5s, cosa si può fare e cosa no

Sempre per restare sul tema più titanico, il Movimento 5 stelle punta a ridurre il 40 punti il debito pubblico in 10 anni, ovvero recuperare tra 514 e 686 miliardi, senza alzare le tasse ma scommettendo esclusivamente su quelle che il Sole 24 Ore ha bollato come "ricette incerte": un ripresa economica che l’Italia non conosce da decenni, su un bilancio con un avanzo primario sempre più rilevante e su un’inflazione fissa sopra al 2%, conteggiando poco o nulla sul fronte delle privatizzazioni.

Secondo Luigi di Maio il programma del M5S costerebbe 78 miliardi e le misure non solo sarebbero totalmente coperte ma produrebbero un avanzo di 500 milioni di euro. Eppure secondo le stime le spese dovrebbero salire a 108 miliardi con un conseguente deficit da 45 miliardi. Il solo reddito di cittadinanza viene valutato 15 miliardi di euro ma secondo Baldini e Daveri de lavoce.info il costo sale a 29 miliardi.

Sulle pensioni, l’azzeramento della Riforma Fornero da solo costerebbe 11-15 miliardi, gli aiuti alle famiglie 14e la riforma dell’Irpef 16.

Noto infine il costo stimato per la riforma dei centri per l’impiego, 2 miliardi, a cui aggiungere i 50 miliardi di euro di investimenti pubblici in 5 anni nei settori strategici, di 17 miliardi annui per aiutare le famiglie con figli. 

Il programma di finanza pubblica del Movimento 5 Stelle

Programma Forza Italia-Lega, cosa si può fare e cosa no

Forza Italia vuole tagliare il debito pubblico di 30 punti in 5 anni, e secondo gli obiettivi di finanza pubblica raccolti dall’Osservatorio sui conti pubblici, ipotizza un Pil nominale che nel 2018 sale del 2,5% e a fine legislatura (2022) tocca il +4 se non addirittura il +5% mentre la Lega arriva a +4,7. Per gli esperti di Forza Italia il rapporto debito/Pil dal 129,9% di quest’anno dovrebbe scendere al 112,8% nel 2022 (ed al 105,7% nello scenario più spinto) restando comunque ancora lontano da quota 100. La Lega si ferma invece al 120,3%, il Pd arriva al 118,4% (ed al 100,6% nel 2029 come promesso).

La coalizione formata da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-Udc ha come priorità il taglio delle tasse con un’aliquota unica, la flat tax per famiglie e imprese. Nel programma di coalizione anche l’azzeramento della povertà assoluta la piena occupazione per i giovani e l'azzeramento della legge Fornero.

Secondo le stime di Roberto Perotti della Bocconi pubblicate da Repubblica l’insieme dei programmi del centrodestra, in particolare, arrivano a pesare sino a un massimo di 300 miliardi (310 di costi e appena 10 di coperture, contro i "soli" 110 miliardi previsti da Berlusconi).

L'introduzione della flat tax nell’immediato produrrebbe tra i 64 e i 72 miliardi di euro di minori entrare (Brunetta parla invece di 50 e la Lega di 66). Il reddito di dignità costa invece tra 26 e i 45 miliardi, l’aumento delle pensioni a mille euro 24 miliardi e l’eliminazione dell’Irap altri 22 miliardi.

Non solo: al computo vanno aggiuni i 700 milioni all'anno da trovare per la cancellazione delle tasse su donazioni e successioni.

Il programma di finanza pubblica del Centrodestra

Debito pubblico record

L'istituto Bruno Leoni ricordando che "ogni promessa è debito" avverte come il nostro debito pubblico cresce di 4.469 euro ogni secondo il 4 marzo sfonderà quota 2300 miliardi.

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