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Giovedì, 25 Aprile 2024
ECONOMIA

"Quantitative easing? Aumenterà la povertà"

Diversi sono i cambiamenti che in Europa stanno avvenendo: dall'annuncio dell'acquisto dei titoli di stato di Draghi all'arrivo di Alexis Tsipras e della politica per rinegoziare il debito. Che succederà? Ecco il parere dell'economista Andrea Fumagalli

Le elezioni greche hanno polarizzato le attenzioni dell'Unione europea, perché Alexis Tsipras rappresenta un modello alternativo contro le politiche di austerità. Ha più volte ribadito di essere pronto a chiedere la rinegoziazione del debito della Grecia. Intanto dalla Banca centrale europea, qualche giorno prima dell'elezione del nuovo leader ellenico, Mario Draghi annunciava l'arrivo del Quantitative easing, un provvedimento di alleggerimento per creare moneta e iniettarla, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico. Attuando un piano di allentamento monetario, la Bce acquisterà titoli di stato, con denaro creato "ex-novo", al fine di incentivare la crescita economica.

L'elezione di Tsipras (mister no-austerità) e questo provvedimento della Bce arrivano quasi contemporaneamente. C'è una ragione? Ma soprattutto questo ci farà respirare un po' d'aria fresca, fuori dalla crisi? Lo abbiamo chiesto all'economista Andrea Fumagalli, che ha recentemente pubblicato un articolo sul tema sul blog "Effimera". 

Perché secondo lei il quantitative easing è arrivato a pochi giorni dalle elezioni greche?

"Se ne parla da mesi e devo dire che il provvedimento di Draghi non è un fulmine a ciel sereno. Penso che sia stato accelerato in vista del possibile risultato delle elezioni greche perché il rischio era la tensione dei mercati azionari, un po' come era accaduto ad ottobre 2015. In questo momento il mercato europeo è molto instabile, visto l'andamento del prezzo del petrolio e i vari conflitti da cui è influenzato (come ad esempio la situazione in Ucraina). L'obiettivo era quello di intervenire prima della catastrofe sul mercato, così la Bce ha annunciato che avrebbe acquistato titoli di stato fino a settembre del 2016". 

C'è un rischio di un aumento della povertà?

"Il quantitative easing sarà in sostanza un'iniezione di liquidità sottoposta al vaglio delle dinamiche delle convenzioni finanziarie, quindi delle sue multinazionali. Maggiore liquidità significa maggiore offerta e domanda di titoli e un aumento dei listini. Insomma chi ha nel proprio portafoglio, sia come società che come persona singola, determinati titoli azionari vedrà crescere il loro valore. Ma ovviamente sia queste società che questi singoli non sono nelle fasce di reddito più basse, tutt'altro"

Questo processo cosa potrebbe creare?

"Il primo effetto è quello di un aumento della polarizzazione dei redditi. I meno facoltosi insomma non godranno dell'iniezione di liquidità suddetta. Questo causerà un ulteriore aumento della povertà relativa perché maggiore sarà la disparità della distribuzione del reddito"

Quindi "noi" (gente comune) ridurremo il nostro potere d'acquisto?

"In termini relativi, sicuramente e ciò farà sì che una delle principali cause dell’attuale stagnazione si perpetuerà nel tempo. In realtà questa è una delle cause della stagnazione. Meno reddito e meno potere d'acquisto significa meno consumi, quindi anche meno possibilità di crescita. Negli Usa per combattere questo fenomeno si è avanzata l’ipotesi della così detta 'strategia dell'elicottero': si potrebbe allo stesso modo prendere questa liquidità e lanciare le banconote da un elicottero tra la popolazione. Questo avrebbe un 'effetto ricchezza' più diffuso. In Europa invece continuiamo a dare soldi alle banche finanziando il sistema creditizio, come Draghi sta facendo. Non c'è nessuno 'sgocciolamento' verso l'economia reale, motivo per cui non si fa credito alle piccole imprese in crisi. Insomma: la moneta c'è ma è rinchiusa nei mercati finanziari e questo peggiora l'indebitamento"

L'idea di Tsipras di rinegoziare il debito pubblico del suo Paese verrà accolta?

"Questo dipende dalla politica e dai rapporti di forza. La Grecia ha un peso del 6% come Pil sull'economia europea. Ma se accanto a lei ci fosse la Spagna (dove sta emergendo una forza politica simile a quella di Tsipras, Podemos ndr) il peso sarebbe decisamente superiore. Così si crerebbero le premesse per ripensare le politiche di gestione del debito a livello europeo. Tsipras ha già lanciato un'idea: una conferenza su questo tema a cui l'Irlanda ha detto sì, il fondo monetario è possibilista e molte forze politiche sono rimaste zitte (tra cui l'Italia di Renzi)"

Cosa comporterebbe una conferenza europea sulla negoziazione del debito?

"Probabilmente si discuterebbe dell'inefficacia delle politiche di austerity e si cercherebbe un punto di vista tecnico per ricostruire. Potrebbero esserci tre posizioni: 

  1. Chi vuole cancellare il debito (come in Germania nei primi anni ’50) ma è un'opzione che difficilmente può essere accettate dai potentati economici, troika in testa.
  2. Chi vuole creare una serie di garanzie per allungare le scadenze, come si fa oggi con i mutui in situazione di crisi: una moratoria di rate, niente interessi nei prossimi tre anni con scadenze allungate in proporzione. Ma così i tassi d'interesse potrebbero salire tanto, cosa che per le banche sarebbe vantaggioso. Tutto ciò è stato già fatto nel febbraio 2013 e da allora il debito della Grecia è solo aumentato
  3. Chi invece propone un progetto di allungamento delle spese ma con la Bce che fa da garante per non alzare troppo i tassi d'interesse, congelando i titoli in modo da sottrarli all'attività speculativa


Ma in tutti i casi la questione non è di sostenibilità economica. E' una questione politica: bisogna vedere se i rapporti di forza si modificano in modo da poter riappianare le politiche di austerità. Questo significa che Grecia, Irlanda, Spagna, Francia e Italia (anche se Renzi finora non ha dato segni in questo senso) dovrebbero politicamente mettere la Germania in un angolo. Questo è il problema politico dell'Europa: ha un politica fiscale nazionale con la supervisione della troika, il che significa che tutte le leggi di stabilità devono il passare il vaglio (come è successo anche con la nostra). Ma la politica monetaria è gestita a livello centrale. Il che crea uno sbilanciamento: negli Usa ad esempio politica monetaria e fiscale sono sullo stesso livello e ciò facilità un miglior coordinamento. E’ l’esito di una costruzione dell’Unione europea in salsa neoliberista, anzi ordo-liberista"

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