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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Sorpresa Quota 100: i conti non tornano

Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, si dice "sorpreso" dai dati della Ragioneria generale dello Stato sui costi di quota 100 (63 miliardi di costi fino al 2036): "Non ha senso". Ma il vero problema di Quota 100 è e resterà il turnover al rallentatore

Pensioni, i conti non tornano. "Sono sorpreso" dai dati della Ragioneria generale dello Stato sui costi di quota 100. Lo ha detto il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, a margine di un convegno del Cese e dei consulenti del lavoro a Roma sulla disoccupazione di lungo periodo. Per Tridico, "63 miliardi di costi fino al 2036 mi sembrano un po' troppi".

Pensioni, Quota 100 pesa troppo sui conti pubblici?

Quota 100 è una misura che inciderà in maniera importante sui conti pubblici secondo l'ultimo studio reso noto ieri della Ragioneria generale dello Stato sulle "tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario": nel giro di 18 anni, tra il 2019 e il 2036, l'introduzione di Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva) potrebbe costare complessivamente circa 63 miliardi di euro.

"Il complesso delle misure contenute nel Dl 4/2019 convertito con legge 26/2019 e nella Legge di Bilancio 2019 incluse nello scenario a normativa vigente, in controtendenza rispetto al precedente processo di riforme - si legge nello studio-, producono nel periodo 2019-2036, ulteriori maggiori oneri pari in media a 0,2 punti di pil l'anno", ossia circa 63 miliardi di euro. Uno scostamento massiccio rispetto al livello di spesa pensionistica in rapporto al pil: "E' particolarmente accentuato nei primi anni della proiezione. In particolare, nel biennio 2020-2021, in corrispondenza con il maggior ricorso al pensionamento anticipato da parte dei soggetti che maturano il requisito congiunto per il collocamento a riposo con almeno 62 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva, la maggiore incidenza della spesa in rapporto al pil ammonta a 0,5 punti percentuali. Negli anni successivi, il profilo dei nuovi oneri pensionistici in rapporto al pil mostra un andamento decrescente. Lo scostamento rispetto al livello risultante sulla base della legislazione immediatamente previgente si azzera nel 2036" dicono i tecnici della Ragioneria.

Quota 100, Tridico (Inps): "Costa meno di 20 miliardi"

"Probabilmente -ha spiegato Tridico - la Rgs intende qualcos'altro: si intende che qualcuno che va in pensione oggi con quota 100 continuerà a prendere una pensione in futuro, ma questa persona che va in pensione oggi sarebbe comunque andata in pensione a 67 anni. Quindi, quell'ammontare che si somma e diventa 63 miliardi fa parte di una somma che è già prevista. Quindi, se sono 63 miliardi e sono calcolati in questo modo allora non ci dobbiamo preoccupare perché non è questo punto".

"Quota 100 - ha continuato Tridico - costa 3,9 miliardi il primo anno, 8 il secondo e 8 l'altro. Quindi meno di 20 miliardi nel triennio, ma a questi non si possono sommare i soldi che i lavoratori avrebbero preso a 67 anni, non ha senso. Se continua il tasso di espansione attuale a 50%, si risparmierà il 50%". "Abbiamo una interlocuzione con la Ragioneria per parlare, sulla base dei nostri dati, di quanto costa quota 100. Usciranno dei dati ufficiali", ha concluso Tridico.

Quota 100, il vero problema è il turnover al rallentatore

La Cgil ha già messo in chiaro che non si possono prendere a pretesto questi dati per bloccare quota 100, che si sta dimostrando ampiamente sottoutilizzata rispetto alle previsioni. Sono in tanti, anche in questi giorni, a rimarcare che il vero punto debole di Quota 100 non è il peso sui conti pubblici, bensì il fatto che a differenza delle aspettative di Lega e Movimento 5 stelle non porta a una sostituzione tra lavoratori anziani e giovani, quindi incide nel breve ma soprattutto nel lungo periodo. Anche per questo è stata la misura più criticata dalla Commissione europea.

Quota 100 avrebbe dovuto creare 2 o 3 nuovi assunti per ogni neopensionato, ma l'ufficio studi dei Consulenti del lavoro ha misurato il rapporto reale in un solo nuovo assunto ogni tre neopensionati. Nel settore privato il 60% dei posti - secondo la Fondazione dei consulenti del lavoro - sarà coperto da nuove assunzioni. Meccanismo molto meno automatico nel settore pubblico, dove si calcola che ci sarà solo un’assunzione di un giovane under 30 ogni dieci uscite con Quota 100.

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