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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Reddito di cittadinanza, domanda a sua insaputa

Assurdo quanto avvenuto ad una signora nel salernitano. Dopo una regolare erogazione del reddito di cittadinanza ad aprile, a maggio l'Inps aveva smesso di corrisponderle la mensilità. Presi contatti con l'istituto, ha scoperto che a suo nome risultavano dei dati Isee incongruenti

Reddito di cittadinanza: la domanda a sua insaputa, con i suoi dati. L'ultima delle truffe legate al sussidio voluto dal governo arriva da Pagani, in provincia di Salerno, dove una donna ha presentato denuncia presso la locale Procura per il reato di truffa aggravata. Cosa è successo? Nella sua denuncia, la donna ha spiegato che lo scorso mese di febbraio aveva presentato la certificazione Isee per accedere al beneficio del pacco alimentare presso una chiesa.

Reddito di cittadinanza, la domanda a sua insaputa: cosa è successo

Il mese successivo aveva poi presentato domanda per beneficiare del reddito di cittadinanza. Ebbene: dopo la prima erogazione, nel mese di aprile, aveva scoperto che l'Inps le aveva bloccato l'accredito per maggio 2019. Dopo aver contattato l'istituto previdenziale, la donna aveva scoperto che a suo nome risultavano dei dati Isee incongruenti con la sua posizione reddituale attuale. Inoltre, qualcun altro aveva presentato una certificazione a suo nome, usando i suoi dati, senza alcuna autorizzazione e in maniera illegale. Dopo essersi rivolta al suo patronato le è stato comunicato che probabilmente era stata vittima di una truffa ad opera di un altro Caf che le avrebbe sottratto i dati personali.

La donna si è affidata ad un legale, spiegando che quando le fu consegnato il pacco alimentare era presente anche la responsabile di un altro patronato, quello dal quale risultava inviata la certificazione non autorizzata. Avendo subìto danni economici consistenti, la donna ha così sporto denuncia.

Reddito di cittadinanza, aumentano i controlli: cosa rischiano i furbetti

In questi giorni Inps, Guardia di Finanza e ispettorati del lavoro stanno intensificando i controlli anti furbetti del reddito di cittadinanza. I casi portati alla luce riguardano soprattutto soggetti percettori del sussidio che lavorano in nero. La legge in questi casi è molto severa: il lavoratore in nero che percepisce il sussidio rischia infatti l'incriminazione per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, per il fatto di aver taciuto l'esistenza del suo rapporto di lavoro al momento della presentazione dell'istanza per ottenere il reddito, o per non aver comunicato la successiva instaurazione del rapporto di lavoro all'Inps, dopo la concessione del beneficio. 

Oltre alla revoca del reddito di cittadinanza - con l'obbligo di restituire quanto percepito -, il lavoratore sorpreso a frodare lo Stato rischia sei anni di carcere. Inoltre non potrà chiedere di nuovo il sussidio prima che siano decorsi dieci anni dalla condanna.

Reddito di cittadinanza ANSA (2)-2-2

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