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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Reddito di cittadinanza e quota 100, ecco il decreto: chi ne ha diritto

L'ultima bozza del decreto legge su quota 100 e sul reddito di cittadinanza. L'articolato è datato 4 gennaio e con correzioni marginali potrebbe andare in consiglio dei Ministri la prossima settimana. Reddito esteso a stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni

Un valore Isee inferiore a 9.360 euro, un valore del patrimonio immobiliare (diverso dalla casa di abitazione) non superiore a una soglia di 30mila euro e un valore del patrimonio mobiliare non superiore ai 6mila euro (accresciuto di 2mila euro per ogni componente il nucleo famigliare successivo al primo, fino a un massimo di 10mila euro, incrementato di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo). E’ quanto si legge nell’ultima bozza del decreto legge relativo all’introduzione della misura del reddito di cittadinanza, che verrà istituito a decorrere da aprile 2019. Inoltre, per beneficiare della misura, "nessun componente il nucleo famigliare deve essere intestatario a qualunque titolo o avente piena disponibilità di autoveicoli immatricolati la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta, ovvero di autoveicoli di cilindrata superiore ai 1.600 cc, nonché motoveicoli di cilindrata superiore ai 250 cc, immatricolati la prima volta nei due anni antecedenti".

Reddito di cittadinanza, ecco il decreto: chi ne ha diritto e per quanto tempo

L’articolato è datato 4 gennaio e con correzioni marginali potrebbe andare in consiglio dei Ministri la prossima settimana. I primi 13 articoli sono dedicati al reddito e alla pensione di cittadinanza, cioè il sussidio a favore dei più poveri. L’assegno sarà uno per ogni famiglia (1,3 milioni i nuclei potenzialmente interessati) e potrà arrivare al massimo a 780 euro al mese per un single e al massimo a 1.320 euro per una famiglia di 5 persone con due minorenni. Si comporrà di due parti: un'integrazione al reddito (fino a 500 euro al mese per un single) e un contributo non superiore a 280 euro mensili di cui beneficeranno solo le famiglie che vivono in affitto. Le domande saranno vagliate dall’Inps che, dice la bozza, "verifica, entro cinque giorni lavorativi, il possesso dei requisiti", ma il controllo dei requisiti di residenza e soggiorno resta per il momento "in capo ai Comuni". Le somme spettanti saranno caricate su una carta prepagata per ogni famiglia ammessa al sostegno.

Reddito di cittadinanza, ecco il testo del decreto (PDF)

Il reddito di cittadinanza dura 18 mesi e potrà essere rinnovato per ulteriori 18 mesi. Chi ottiene il reddito di cittadinanza dovrà impegnarsi ad accettare almeno una delle tre offerte di lavoro congrue. Nel dettaglio, la prima offerta di lavoro entro i primi sei mesi di fruizione dovrà essere entro i 100 km, la seconda offerta (tra il sesto e dodicesimo mese) entro i 250 km e la terza offerta (dopo il 12esimo mese) l’offerta arriverà da tutta Italia (se beneficiario in nuclei familiari senza minori e senza disabili). Nel secondo ciclo di reddito di cittadinanza (dal 19imo al 36imo mese), tutti, anche con figli minori devono accettare l’offerta di lavoro su tutto il territorio nazionale, pena la decadenza del beneficio. Con la decadenza del beneficio, si rimane fuori per 18 mesi, e solo dopo 18 mesi si può ri-accedere.

Reddito anche per gli stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni

Potranno poi beneficiare del reddito di cittadinanza “i residenti in Italia in via continuativa da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda”. La misura verrà inoltre erogata a chi è “in possesso della cittadinanza italiana o di paesi facenti parti della Ue, ovvero suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero proveniente da paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, ovvero cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo”.

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Reclusione da uno fino a sei anni per coloro che presentano dichiarazioni false per ottenere il reddito di cittadinanza. E’ quanto prevede l’ultima bozza del decreto. Oltre alla sanzione penale, sono previste la decadenza del beneficio e “il recupero di quanto indebitamente percepito”. La decadenza e il recupero delle somme erogate scattano anche in assenza di dolo. Il decreto prevede inoltre che in caso di dolo, il reddito di cittadinanza potrà essere nuovamente richiesto solo dopo 10 anni dalla data della richiesta che ha dato luogo alla sanzione.

E se le domande per il reddito fossero troppe?

Il provvedimento, infine, contiene una clausola di salvaguardia: se le domande fossero troppe e di conseguenza la spesa prevista eccedesse lo stanziamento a disposizione (6,1 miliardi nel 2019, 7,7 nel 2020, 8 nel 2021 e 7,8 dal 2022) il governo procederebbe alla "rimodulazione dell’ammontare del beneficio". Verrebbe cioè ridotto, da quel momento in poi, il tetto di 780 euro del Reddito di cittadinanza. 

Pensioni, quota 100 parte il 1 aprile 2019

Dal 1 aprile 2019, in via sperimentale per il triennio 2019-2021, partirà quota 100. Si potrà quindi conseguire il diritto alla pensione anticipata "al raggiungimento di un'età anagrafica di almeno 62 anni e di un'anzianità contributiva minima di 38 anni". Per reddito e pensione di cittadinanza nel 2019 saranno necessari 6,11 miliardi di euro. Le risorse calcolate presuppongono che l'avvio del reddito di cittadinanza avvenga il primo aprile prossimo. Nel biennio successivo è prevista una crescita della spesa. Per il 2020 sono stimate risorse per 7,75 miliardi e poco oltre 8 miliardi per il 2021 per un totale nel triennio di quasi 22 miliardi di euro.

Lo si legge nella bozza del decreto, in cui si precisa che il requisito è successivamente adeguato agli incrementi della speranza di vita. La pensione con la quota 100 non è cumulabile fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, a meno che non sia autonomo occasionale entro i 5.000 euro annui. È prevista una decorrenza di 3 mesi per i lavoratori privati (la prima finestra è aprile 2019) e di 6 mesi per i pubblici (luglio 2019). Il governo ha dunque deciso di ritoccare al rialzo i requisiti di anzianità contributiva per accedere all’assegno e fa slittare la decorrenza del trattamento di tre mesi. Nel testo si legge infatti che chi matura i nuovi requisiti contributivi - 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne - consegue il diritto trascorsi tre mesi dalla data di maturazione; per coloro che hanno maturato tali requisiti dall’1 gennaio scorso, a partire invece dall’1 aprile.

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