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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Perché per reddito di cittadinanza e quota 100 l'ipotesi ora è una "versione light"

Manovra, dal vertice Conte-Salvini-Di Maio emerge che la soglia del 2,4% di deficit potrebbe non essere più un limite invalicabile. L'impressione è che in caso di accordo con l'Ue lo stanziamento per le misure simbolo del governo andrà inevitabilmente a ridursi

Il governo Conte "gioca" ora la carta delle modifiche parlamentari per tentare l'accordo con la Ue (o quantomeno per rinviare di sei mesi la procedura d'infrazione e lo scontro vero) dopo la doppia bocciatura della manovra italiana e apre alla possibilità di ritoccare il deficit sottolineando che "non è una questione di decimali ma di crescita". Nel corso di un vertice a palazzo Chigi l'esecutivo giallo-verde inizia a entrare nel merito del pacchetto di emendamenti da approvare nel corso dell'esame della legge di bilancio che entrerà nel vivo da oggi alla Camera.

Quello che appariva come un punto fermo, la soglia del 2,4% di deficit potrebbe, quindi, non essere più un limite invalicabile. Tutt'altro. A questo punto si tratta di capire come potrebbero cambiare reddito di cittadinanza e pensioni con 'quota 100', mantendone l'impianto originario. Fonti pentastellate hanno, tuttavia, precisato che sui due interventi, cavallo di battaglia di M5S e Lega, non ci sarà nessuna marcia indietro sostanziale. Arriveranno per decreto prima di Natale, ma con qualche possibile novità su vincoli ed entrata in vigore poter ottenere qualche risparmio aggiuntivo (circa 3-4 miliardi) e avere il placet della Ue. 

Reddito di cittadinanza e Quota 100: verso una versione light

Allo studio ci sarebbe uno slittamento della partenza per il reddito di cittadinanza (ma non arrivando fino a giugno hanno tenuto a precisare fonti M5S) e un restringimento della platea per 'quota 100'. Tutto gira intorno agli emendamenti. Nel corso dell'incontro "si è discusso degli emendamenti. Il tutto nell'ottica di arrivare a un accordo con Bruxelles", fanno sapere fonti del Tesoro al termine della riunione durata poco più di un'ora e alla quale hanno partecipato il premier Giuseppe Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Erano presenti anche i sottosegretari Laura Castelli e Massimo Garavaglia, oltre al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. E in una nota firmata a tre (Conte-Di Maio-Salvini) il governo tiene a ribadire che "gli obiettivi già fissati sono confermati" in particolare su reddito di cittadinanza, riforma della Fornero con quota 100 e tutela del risparmio. Tutti interventi che secondo l'esecutivo aiutaranno a "rilanciare la crescita e lo sviluppo".

L'impressione è che in caso di accordo con l’Ue lo stanziamento per le misure simbolo del governo andrà a ridursi, e bisognerebbe rivedere i fondamentali stessi, ad esempio, del reddito di cittadinanza: detto più prosaicamente, si deciderà di inserire qualche paletto in più.

Reddito di cittadinanza? Tutt'altro che deciso

Proprio per quanto riguarda il dialogo con la commissione Ue, in particolare dopo la cena del premier Conte con il presidente della Commissione Ue Juncker, la decisione assunta dal governo è quella di "attendere le relazioni tecniche sulle proposte di riforma che hanno più rilevante impatto sociale, al fine di quantificare con precisione le spese effettive". Le somme recuperate, spiega la nota, "saranno riallocate, privilegiando la spesa per investimenti, con particolare riferimento a quelle necessarie a mettere in sicurezza il territorio e a contrastare il dissesto idrogeologico".

Nel vertice, prosegue ancora palazzo Chigi "sono stati valutati gli emendamenti di iniziativa parlamentare al ddl sulla legge di bilancio e concordati quelli che saranno oggetto di approvazione". Il lavoro sulle misure inizia quindi adesso. L'esecutivo tornerà a fare il punto sulle proposte emendative da approvare in un nuovo vertice che sarà convocato nei prossimi giorni dopo la messa a punto delle relazioni tecniche dei provvedimenti più di impatto.

Varoufakis: "L'Italia non farà la fine della Grecia"

"Se l'Italia farà la fine della Grecia? No, perché l'Italia è un paese solido ed è troppo grande perché possa uscire dall'Eurozona senza che questa crolli". Lo ha detto a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, Yanis Varoufakis, economista ed ex Ministro dell'Economia in Grecia. Fa bene il governo italiano ad abbassare la manovra dello 0.2%? ''No, secondo me dovrebbero fare altre cose, come eliminare i tagli fiscali ai ricchi, che non servono a nulla: dandogli più denaro questi non faranno che portarli a Lussemburgo come accade già oggi. E poi non dovrebbero abbassare il limite di età per le pensione più elevate, mentre per i lavoratori sì'', risponde.

"Inoltre dovrebbero andare a Bruxelles e dire di voler aumentare il deficit di bilancio dal 2.4% al 3%, a patto che tutto questo vada investito per aver trasporti migliori e tecnologie verdi'', conclude Varoufakis.

La realtà, più concretamente, vede piccoli passi di avvicinamento tra Roma e Bruxelles: ma un accordo ancora non c'è, tutt'altro.  Il governo punterebbe, scrive oggi Repubblica, almeno ad allungare i tempi della procedura d’infrazione. Rinviando lo scontro vero solo a dopo le elezioni europee del prossimo maggio. E se l'obiettivo è solo un rinvio della procedura d'infrazione, e non un accordo di lungo respiro, è sì, per davvero, questione di decimali. Duro il giudizio di Maurizio Martina (Pd): "Anche col vertice notturno il governo fa propaganda e non decide nulla. Giocano con i decimali ma chi rischia davvero sono famiglie e imprese italiane".

Per il reddito di cittadinanza ci sono risorse solo per il Sud

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