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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Reddito di cittadinanza, scoperta la "truffa della onlus"

Nuovi controlli: i compensi dei soci volontari di una onlus attiva nel settore dei servizi di autoambulanze venivano camuffati da rimborsi spese e in undici percepivano anche il reddito di cittadinanza, che ora andrà evidentemente rimodulato o revocato

Reddito di cittadinanza, tema sempre caldo: i controlli anti-furbetti non si fermano. Compensi camuffati da rimborsi spese per alcuni volontari di una onlus, e tra loro in undici prendevano anche il reddito di cittadinanza. E' quanto scoperto dai finanzieri della Compagnia di Partinico (Palermo) che hanno concluso una verifica fiscale, ai fini dell'Imposte Dirette e sul Valore Aggiunto, nei confronti di una Onlus di Partinico, attiva nel settore dei servizi di autoambulanze.

Reddito di cittadinanza (ma non solo), truffa onlus Partinico

La Finanza ha riscontrato che l'amministratore dell'associazione "distribuiva forfettariamente ai propri soci volontari il cosiddetto "avanzo di gestione", derivante dai fondi pubblici stanziati dall'A.S.P. di Palermo, sotto forma di rimborsi spese". In particolare, le Fiamme Gialle hanno trovato durante l'accesso "centinaia di autocertificazioni sottoscritte dai volontari, attraverso le quali i medesimi richiedevano il rimborso delle spese sostenute nel corso del servizio, senza l'indicazione però delle tipologie di spesa effettuate e del relativo giorno in cui le stesse sarebbero state sostenute".

Non è tutto. "Da un raffronto tra le autocertificazioni e alcuni prospetti rinvenuti in fase di accesso e riportanti i giorni di presenza dei soci volontari, è stato constatato che alcuni di questi percepivano la massima somma spettante nel mese - un massimo di 10 euro al giorno per una somma complessiva non superiore a 150 euro mensili - pur avendo prestato la propria opera volontaria per meno di dieci giorni. In alcuni casi sono stati addirittura rilevati rimborsi spese nei confronti di ''volontari'' senza che risultasse traccia della loro presenza spiegano gli inquirenti - Inoltre nello Statuto non è stata espressamente prevista la tipologia di spesa per la quale può essere richiesta la restituzione monetaria". La normativa di settore vieta la distribuzione ai soci del cosiddetto ''avanzo di gestione'' delle sovvenzioni ricevute dall'Azienda Sanitaria Provinciale per il servizio reso, vincolando l'ente no profit a reimpiegare le somme residuali nell'esercizio successivo.

Inoltre la medesima disciplina proibisce agli amministratori di tali associazioni di corrispondere ai propri volontari dei rimborsi spese a forfait. Dal punto di vista prettamente fiscale, i finanzieri hanno "riqualificato i rimborsi spese forfettari percepiti dai soci come veri e propri compensi che, secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, sono da ritenersi soggetti a tassazione. A carico della Onlus, competente ad operare quindi la ritenuta alla fonte a titolo di acconto, è stato constatato l'omesso versamento di ritenute Irpef non operate per oltre 75.000 euro".

11 soci volontari dell'associazione percepivano anche il reddito di cittadinanza

Dagli accertamenti delle Fiamme Gialle partinicesi è emerso che "ben 11 soci volontari dell'associazione percepivano anche il reddito di cittadinanza che, sulla scorta dei citati compensi verificati, andrà ora rimodulato o - addirittura - revocato da parte dell'Inps. L'attività di servizio evidenzia la trasversalità operativa con cui le Fiamme Gialle approfondiscono ad ampio raggio ogni tipologia di condotta illecita a tutela della Spesa Pubblica e dei cittadini onesti".

Quando si perde il reddito di cittadinanza

A contribuire all'efficacia dei controlli contro i "furbetti del reddito di cittadinanza" sono tre attori: l'agenzia delle Entrate, l'Ispettorato nazionale del lavoro e le Fiamme Gialle: così funziona la macchina dei controlli, sia pre che post erogazione del sussidio.

Si perde per legge il reddito di cittadinanza quando uno dei componenti il nucleo familiare:

  • non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
  • non sottoscrive il Patto per il lavoro ovvero il Patto per l’inclusione sociale;
  • non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
  • non aderisce ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui il comune di residenza li abbia istituiti;
  • non accetta almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua;
  • non comunica l’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del Reddito di cittadinanza maggiore;
  • non presenta una DSU aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare;
  • venga trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato.

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