rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Tirrenia, sindacati sul piede di guerra: sciopero e presidio

La riorganizzazione della compagnia di navigazione mette a repentaglio il lavoro di circa mille marittimi. Usb proclama uno sciopero per lunedì 10 febbraio, con presidio davanti al ministero delle Infrastrutture e Trasporti 

Prosegue senza sosta la battaglia dei lavoratori Tirrenia e dei sindacati di settore. La Compagnia Italiana di Navigazione ha messo in atto una riorganizzazione che prevede la chiusura di alcune sedi, oltre alla vendita o il noleggio di alcune proprietà. Una strategia che mette al repentaglio anche il futuro occupazionale di circa lavoratori marittimi, motivo per cui il sindacato Usb Trasporti Marittimi ha indetto uno sciopero per lunedì 10 febbraio 2020, con i lavoratori che saranno in presidio a Roma, davanti al ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Un secondo sciopero, proclamato dalle sigle Cgil, Cisl e Uil, dovrebbe avere luogo il prossimo 13 marzo. 

Sciopero Tirrenia 10 febbraio, le motivazioni dei sindacati

I lavoratori, ricorda l'Usb Trasporti, "da oltre un mese sono impegnati nella vertenza che li oppone alla proprietà (Onorato armatori) per contrastare il progetto di cancellare la Tirrenia dal panorama imprenditoriale della città di Napoli". "Siamo all'ultimo atto di una scellerata privatizzazione che -incalza il sindacato- ha trasformato la Tirrenia nel finanziatore dei debiti del gruppo Onorato che tenta di appianare le sue problematiche di bilancio anche attraverso la vendita ed il noleggio di proprie unità alla stessa Tirrenia".

"Tali operazioni si auspica vengano attentamente valutate dagli organi competenti soprattutto nel rispetto del diritto dei lavoratori e del territorio campano. La politica -avverte l'Usb Trasporti- dovrà occuparsi della vertenza Tirrenia e pretendere il rispetto delle regole poste a tutela del singolo e della collettività, anche e soprattutto alla luce della circostanza che le attività oggi in essere sono il frutto di sovvenzioni statali che non possono essere poste nel nulla, a danno della stessa collettività che ne ha sopportato il costo per la quale tali sovvenzioni sono state erogate". "La classe imprenditoriale -prosegue l'Usb Trasporti- non può sempre ricevere dalla politica i finanziamenti pubblici e pretendere di smembrare ciò che anche con i soldi pubblici è stato costruito in nome della salvaguardia dei propri interessi personali a danno dei singoli lavoratori depredando di una risorsa fondamentale un territorio già vessato".

La chiusura della storica sede Tirrenia di Napoli, "con il conseguente forzoso e coattivo trasferimento dei suoi lavoratori verso gli uffici della Onorato in Toscana ed in Lombardia (Milano), nonché la programmata vendita di ulteriori navi della flotta di proprietà costruite a spese dei contribuenti e mai pagate dal gruppo Onorato, la fine dei noleggi delle unità passeggeri e merci con la contestuale chiusura delle linee oggi esercitate in convenzione con lo Stato, daranno l'avvio -avverte ancora il sindacato- alla già annunciata messa a terra di oltre mille marittimi di ogni grado e turno d'appartenenza, decretando la fine della già precaria occupazione marinara della Campania e del Sud. Tutto questo a partire dal mese di settembre".

Dunque, l'Usb Trasporti chiarisce infine che "i Lavoratori della Tirrenia, naviganti ed amministrativi, le maestranze portuali, i dipendenti delle ditte di riparazione e forniture navali - tutti indistintamente colpiti da questo scellerato piano di dismissione unitariamente - reagiranno in difesa del lavoro, della propria dignità e per il futuro produttivo della città di Napoli e del suo porto".

Tirrenia, sciopero anche il 13 marzo

Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo sciopero nazionale del personale navigante, amministrativo e di terra di Cin-Tirrenia del prossimo 13 marzo contro la riorganizzazione annunciata dalla compagnia di navigazione e che prevede la chiusura di alcune sedi amministrative (Napoli e Cagliari).

L'annuncio arriva a conclusione della procedura di "raffreddamento" che le segretarie nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti avevano avviato al ministero del lavoro e che si è concluso con esito "negativo". Il personale amministrativo e di terra si fermerà per l'intera giornata, quello navigante nei traghetti che collegano le isole maggiori e minori ritarderà di quattro ore la partenza delle navi, con esclusione delle linee e servizi essenziali.

"La società Tirrenia/CIN - scrivono i sindacati ha confermato la volontà di procedere con il processo di riorganizzazione, anticipato alle OO.SS. il 19 dicembre 2019 e, formalizzato alle stesse il 16 gennaio 2020 via email che prevede, intanto, la immediata chiusura delle sedi operative/amministrative di Napoli e di Cagliari". Secondo Cgil, Cisl e Uil "tale posizione, che non trova alcun elemento di giustificazione, appare pretestuoso e provocatorio, oltre a essere finalizzato a scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori, gli effetti di una gestione discutibile".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tirrenia, sindacati sul piede di guerra: sciopero e presidio

Today è in caricamento