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Giovedì, 18 Aprile 2024
Fisco senza freni

Tasse, la stangata degli enti locali: ci costano oltre 15 miliardi

Addizionali Irpef senza freni, in 5 anni il gettito delle imposte comunali è salito del 54 per cento: la Cgia di Mestre ha stimato l'effetto di decine di delibere di sindaci e governatori

Dal 2010 ad oggi il gettito ottenuto dall'applicazione delle addizionali Irpef ha subito un vera e propria impennata. Quello relativo alle addizionali regionali è cresciuto di oltre il 34 per cento, quello imposto dai comuni, invece, è salito addirittura del 54 per cento. A sostenerlo è l'Ufficio studi della CGIA che ha analizzato il prelievo di queste imposte locali sulle retribuzioni di alcune categorie di lavoratori dipendenti, sui pensionati e sui redditi dei lavoratori autonomi residenti in un centinaio di Comuni capoluogo di provincia. Un peso, quello delle addizionali Irpef, molto oneroso che per l'anno in corso garantirà alle casse delle regioni e dei comuni oltre 15 miliardi di euro.

'Per l'anno venturo - ricorda il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - con la legge di Stabilità 2016 il Governo ha deciso di bloccare gli eventuali aumenti delle imposte locali solo per le regioni che non si trovano in deficit sanitario. Considerato che sono otto quelle sottoposte ad un piano di rientro dal disavanzo per la spesa sanitaria, per molti contribuenti vi è comunque il pericolo di subire un ulteriore aumento del prelievo, visto che per il 2016 il fabbisogno sanitario nazionale è stato rideterminato con un risparmio di spesa di quasi 1,8 miliardi di euro'.

Addizionale Comunale IRPEF - In questi ultimi anni il gettito dell'addizionale comunale IRPEF è aumentato del 54 per cento, passando da 2,9 miliardi di euro del 2010 agli oltre 4,4 miliardi di euro del 2014 (ultimo dato disponibile di fonte ISTAT). Nel biennio 2009-2010 vigeva ancora il 'blocco' delle aliquote delle addizionali e solo a partire dal 2011 gli enti locali hanno potuto ritoccare l'aliquota entro il limite massimo dello 0,8 per cento. 'Nel corso degli ultimi anni - prosegue Zabeo - i Sindaci hanno elevato sempre più le aliquote alla ricerca di gettito. Tuttavia, vi è stata la tendenza a contenere il prelievo sui redditi più bassi, mentre sui quelli più elevati l'aliquota media si è avvicinata sempre più alla soglia massima'.
In generale, ricorda la CGIA, sono 63 i comuni capoluogo di provincia che nel 2015 hanno applicato l'aliquota al livello massimo consentito (0,8 per cento), mentre una decina hanno aumentato il prelievo nel 2015 rispetto al 2014, con effetti che i contribuenti percepiranno nel 2016.

Addizionali Regionali IRPEF - Anche le Regioni hanno subito il 'blocco' dell'aliquota: in caso di disavanzo sanitario, però, era stata data la possibilità di aumentarla. L'aliquota 'base' ha subito nel tempo diverse modifiche. Nel 1998 e nel 1999 era pari allo 0,5 per cento, nel 2000 è salita allo 0,9 per cento e dal 2011 è stata ulteriormente aumentata all'1,23 per cento. Nel corso del tempo è aumentata anche l'autonomia tributaria delle regioni. Sino al 2013, infatti, l'aliquota base poteva essere incrementata di 0,5 punti percentuali, raggiungendo il livello dell' 1,73 per cento. Sia nel 2014 e poi nel 2015 alle Regioni è stata data la possibilità di elevarle rispettivamente dell' 1,1 e del 2,1 per cento.

'Nel corso degli anni - conclude Zabeo - i governatori hanno cercato di ridurre il peso fiscale sulle fasce di reddito più basse, concentrando gli inasprimenti su quelle più elevate, anche se la tendenza è stata quella di aumentarne il prelievo, come testimoniano i dati sul gettito che è salito dagli 8 miliardi degli anni 2009 - 2010 ai quasi 11 miliardi del 2014, registrando una variazione di oltre il 34 per cento'. I contribuenti più fortunati abitano nella provincia autonoma di Bolzano e in Friuli Venezia Giulia. Nel primo caso l'aliquota del 1,23 per cento si applica sul reddito dedotto di una franchigia pari a 20.000 euro (elevata a 28.000 euro nel 2016), mentre nel secondo caso, con un reddito inferiore a 15.000 euro, l'aliquota scende allo 0,7 per cento (rimane all' 1,23 per cento per gli altri livelli di reddito). Anche in Veneto, in Valle d'Aosta e nella Provincia autonoma di Trento, l'aliquota è pari all' 1,23 per cento. In Abruzzo, Calabria e Sicilia, invece, l'aliquota è all' 1,73, mentre sale al 2,03 per cento in Campania

Anche le rimanenti regioni hanno elevato l'aliquota base, ma differenziandola per scaglioni di reddito. Particolarmente pesante la situazione in Molise, costretta a inasprire il prelievo a causa del disavanzi sanitari e del difficile rispetto dei piani di rientro. Questa tendenza in corso secondo il Segretario della CGIA, Renato Mason, conduce ad una riflessione di carattere generale: 'L'aumento della tassazione locale è diventato ormai una costante che caratterizza la politica fiscale degli enti locali. Lo Stato risparmia tagliando i trasferimenti, le Regioni e i Comuni si difendono alzando il livello delle imposte per mantenere in equilibrio i propri bilanci. Speriamo che il Governo Renzi riprenda in mano il tema del federalismo fiscale, altrimenti i cittadini e le imprese rischiano di subire un aumento della tassazione locale senza beneficiare di un corrispondente aumento della qualità e della quantità dei servizi offerti.' 

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