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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Stop al lavoro nei festivi, ma il 'cavillo' sui Comuni turistici rischia di vanificare tutto

Il deputato del Movimento 5 Stelle Davide Crippa ha presentato una proposta di legge che 'annienta' la norma varata durante il governo Monti: stop all'e-commerce e limite ai negozi aperti. Ma l'esclusione delle località turistiche diventa un caso: “Potrebbe essere una facile strada per aggirare la norma”

E il settimo giorno, finalmente, i lavoratori si riposarono. Un mantra 'biblico' su cui si basa la proposta di legge per eliminare la liberalizzazione delle aperture dei negozi, presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle Davide Crippa. Una norma che punta a superare quella inserita nel Salva Italia dal governo Monti, ma che tra le sue righe nasconde un 'cavillo' che potrebbe renderla vana, se non del tutto, almeno in grande parte. Secondo la proposta di legge, la situazione dovrebbe essere ripristinata alle condizioni pre-Monti, fatta eccezione per  i soli esercizi ricadenti nei Comuni a carattere turistico. Per Comuni turistici si intendono quei luoghi in cui vi è una elevata e prevalente presenza di redditi da attività turistiche, ricettive e di ristorazione. Tali Comuni, esclusi i capoluoghi  come Roma, Milano, Napoli o Firenze, turistici per antonomasia, in Italia sono più di mille, sparsi in tutte le Regioni italiane, dalla Lombardia alla Sicilia (ecco quali sono).

Concedere il lavoro nei festivi a questi Comuni aprirebbe una strada facile per aggirare la norma, un'obiezione confermata anche da Francesco Iacovone, dell'esecutivo nazionale Cobas, che ha partecipato all'incontro con il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi: “La nostra principale osservazione sulla proposta di legge riguarda proprio l'esclusione delle località turistiche. In un Paese come l'Italia, dove ci sono monumenti sparsi in ogni dove, sarebbe semplice per i Comuni ritenersi turistici e trovare quindi una semplice motivazione per aggirare la legge. Questo impatterebbe moltissimo e rischierebbe di rendere vana la norma”. 

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Un punto chiave che, senza le opportune modifiche, rischia di rendere inutile una legge così importante. A tal proposito i sindacati stanno preparando un documento da fornire al Ministero con i dati sulle località turistiche e le possibili modifiche da attuare, spiegate a Today da Iacovone: “Esclusa la parte sui Comuni turistici, la norma ci sembra molto positiva. Ma su quel punto servono dei cambiamenti. Per prima cosa serva una legge che impedisca ai Comuni di sfruttare la norma a loro vantaggio, inoltre vanno discussi alcuni temi come quello della stagionalità. Una località in montagna, come potrebbe essere Cortina d'Ampezzo, è da considerarsi turistica soltanto nel periodo invernale e non in quello estivo. Stesso discorso per una marittima, che a dicembre non può essere considerata turistica come in estate. Qualcosa di simile va anche fatto per le grandi città, da considerarsi turistiche, ma non nella loro totalità. La norma dovrebbe valere per il centro storico, ma non per la periferia”.

Modifiche indispensabili per non produrre una legge 'barzelletta', quando invece siamo di fronte ad una norma che può soltanto aiutare i lavoratori e i piccoli commercianti: “Le uniche a guadagnarci dalla legge fatta da Monti – commenta Iacovone - sono state le multinazionali, che in questo modo hanno schiacciato ancora di più i piccoli rivenditori, non in grado di tenere i passo dei grandi player, sia dal punto di vista economico, che del personale. Non a caso negli ultimi anni hanno chiuso migliaia di piccoli esercizi”. 

Per il resto la proposta normativa di Crippa, che riprende la prima versione di quella presentata da Michele Dell'Orco, ha altri due punti chiave, su cui i sindacati hanno espresso il loro gradimento: l’apertura del 25% dei negozi per ciascun settore merceologico nei giorni festivi e nelle domeniche con la turnazione tra i diversi quadranti nei vari territori, e le modifiche ai processi per l'e-commerce, bloccati nel fine settimana.

“Il tetto del 25% è uno strumento molto democratico – continua Iacovone – come abbiamo notato nel cosiddetto 'Modello Modena', dividere la città in quattro quadranti, tenendone aperto uno ogni fine settimana, fornisce un turnover ideale permettendo a tutti i commercianti di restare aperti un weekend al mese, senza creare disparità”.

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Diverso il discorso sull'e-commerce, infatti, sarà sempre possibile effettuare acquisti nel fine settimana, ma la lavorazione dell'ordine inizierà comunque il primo giorno lavorativo disponibile: “Questa parte della norma – spiega Iacovone – salvaguarda tutti i lavoratori impiegati nei magazzini o nelle gestioni telematiche, altrimenti costretti a lavorare anche nel weekend. Inoltre esclude anche il timore delle multinazionali, che credono che tutto lo shopping potrebbe riversarsi nell'e-commerce in caso di negozi chiusi. Una possibilità che riteniamo remota, visto che gli acquisti online e lo shopping nella realtà, sembrano viaggiare su due linee differenti, senza tenere conto della minima incidenza che ha l'e-commerce sul totale delle vendite”.

Una proposta di legge ben accolta da lavoratori e sindacati, anche se Iacovone dell'escutivo Cobas avrebbe preferito un decreto legge: “A Di Maio abbiamo chiesto: per avere un iter più breve, perché non avete presentato un Dl direttamente al Consiglio dei Ministri invece di una proposta di legge? Ci è stato risposto che l'aver scelto una proposta di legge non equivale per forza ad avere un procedimento più lungo”. “Per sicurezza – conclude Iacovone – nella mattina di venerdì 13 luglio abbiamo incontrato le opposizioni alla Camera per chiedere attenzione e controlli sull'iter di questa legge”. Una norma che, se dovesse passare, ci avvicinerebbe ancora di più agli standard europei, ma soltanto con le dovute modifiche al punto sulle località turistiche. Altrimenti, il settimo giorno, i lavoratori a riposare saranno sempre troppo pochi. 

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