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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Incubo Tari: aumento fino a 6 euro a persona per "ammortizzare" il mancato gettito

Secondo l'Anci, i Comuni potrebbero chiedere un recupero straordinario per l’ultimo anno, o comunque rimodulare la tassazione per il 2018

Oltre il danno, la beffa. Le somme per la tassa sui rifiuti che per quattro anni sono state erronamente versate dai cittadini di molti comuni italiani per il calcolo errato della tariffa, potrebbero essere "redistribuite" tra tutti gli abitanti, perché, secondo l'Anci, "il costo dello smaltimento va comunque coperto".

L'aumento potrebbe aggirarsi intorno ai sei euro a persona. Scrive Quotidiano.net: "I Comuni potrebbero chiedere un recupero straordinario per l’ultimo anno, o comunque rimodulare la tassazione per il 2018, in modo che il gettito totale resti invariato: a qualcuno toglieranno, ad altri aumenteranno". 

L'errore nasce dall'errata interpretazione delle norme che, dal 2014, hanno introdotto la Tari. Di norma, la tassa è suddivisa in due parti: la prima, fissa, è a metro quadrato e dipende dal numero degli abitanti. La seconda, variabile, non tiene conto della superficie dell'alloggio ma solo del numero di occupanti. Alcuni comuni, invece di calcolare solo una volta la parte variabile, l'hanno applicata per tutte le pertinenze, in particolar modo box e cantine, di fatto quasi raddoppiando, in alcuni casi, la tassa. Il problema, ora, per i Comuni che per quattro anni hanno incassato una somma non dovuta per l'errato calcolo dell'imposta, è duplice. Da una parte, il rimborso delle cifre incassate in modo illegittimo. Dall'altra parte, invece, c'è il problema di un minor gettito che andrà comunque coperto, perché, ricordano le amministrazioni, lo smaltimento dei rifiuti costa. Minor gettito che peserà sulle tasche di tutti i cittadini, con aumenti che potrebbero sfiorare i sei euro a persona.

Come ottenere il rimborso sulla Tari

Chi ha pagato più del dovuto potrà ottenere il rimborso. Ecco i passi da compiere per verificare se si ha diritto al rimborso e come ottenerlo. Occorre anzitutto verificare l’annualità per cui si è pagata la tassa così da appurare se il tributo è stato suddiviso in quota fissa e quota variabile. Se infatti è stata applicata la vecchia Tarsu, il tributo aveva struttura unitaria, non c’erano le 2 quote, e dunque non è possibile alcun rimborso.

Il rimborso non sarà possibile nei Comuni con tariffa puntuale sui rifiuti, perché in questo caso la quota variabile della Tari viene calcolata per ciascun utente in ragione delle quantità di rifiuti effettivamente conferite al servizio pubblico. Occorre rileggere gli avvisi di pagamento del tributo che per ciascuna unità immobiliare distintamente accatastata dovrebbero fornire i dettagli del calcolo dell'importo da versare. Ove in corrispondenza delle unità immobiliari della casa e delle relative pertinenze siano state conteggiate separatamente più volte le quote variabili di tariffa, allora si è pagato più di quanto dovuto e si può chiedere il rimborso.

Per il rimborso occorre presentare apposita istanza entro 5 anni dal pagamento della Tari. Di fronte alla richiesta di rimborso, il Comune può esigere la dimostrazione che le unità immobiliari utilizzate in aggiunta all'abitazione siano davvero pertinenze di questa. La domanda va presentata al gestore della Tari che può essere anche cambiato nel corso degli anni. In questo caso, la domanda va inoltrata al gestore attuale e non a quello dell’epoca, oltre che al Comune competente per la Tari in questione.

La richiesta deve ottenere risposta entro 90 giorni, dopo i quali, se non si avuta risposta, si può proporre ricorso davanti alla Commissione Tributaria Provinciale competente, sino allo scadere del termine di prescrizione. Se invece il Comune e/o il gestore rigettano espressamente la domanda, il ricorso va proposto entro 60 giorni dalla notifica del rigetto.
 

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