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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Tfr, quando il pagamento a rate è legittimo

La Corte Costituzionale si è espressa sul caso di una ex dipendente del ministero della giustizia andata in pensione nel 2016 ma che ha ricevuto la prima parte della buonuscita a dicembre. Il ricorso della donna è stato respinto

E' giusto che un dipendente statale percepisca il tfr (trattamento di fine rapporto) differito e a rate? La Corte Costituzionale si è pronunciata sulla questione prendendo in esame le questioni sollevate dal Tribunale di Roma sulla legittimità della normativa riguardante il pagamento differito e rateale delle indennità di fine servizio dei dipendenti pubblici. In particolare il caso in questione riguardava la vicenda di una dipendente del ministero della Giustizia andata in pensione dopo 42 anni nel 2016 ma che si è vista versare la prima 'fetta' di buonuscita soltanto lo scorso dicembre. Se il ricorso della donna fosse stato accolto, con il rischio che la sentenza venisse applicata a tutti i dipendenti statali, lo Stato avrebbe corso il rischio di pagare fino a 16 miliardi di euro

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In una nota ufficiale l'ufficio stampa della Corte Costituzionale ha chiarito ulteriormente la situazione: ''In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che al termine della discussione le questioni sono state dichiarate infondate ma con esclusivo riferimento al caso di una lavoratrice in pensione per ragioni diverse dal raggiungimento dei limiti massimi di età o di servizio. In questa ipotesi, la Corte ha ritenuto non irragionevole il regime restrittivo introdotto dal legislatore, che prevede la liquidazione delle indennità nel termine di 24 mesi e il pagamento in rate annuali''.

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Restano quindi impregiudicate le questioni sul pagamento delle indennità nel termine di 12 mesi, e sulle relative rateizzazioni, per i pensionati che hanno raggiunto i limiti massimi di età o di servizio.

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