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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Carlo Conti ricorda il padre mai conosciuto: “Morì quando avevo 18 mesi”

Il ricordo del padre scomparso troppo presto e della madre che a lui ha dedicato tutta la sua vita: il conduttore ha raccontato la sua infanzia al ‘Corriere della Sera’

Sorridente, spigliato, protagonista televisivo di tante prime serate e quiz della Rai, Carlo Conti ha sempre tenuto al riparo la sua vita privata dalle cronache mediatiche che di lui possono solo decantare i successi e l’apprezzatissima professionalità.

Per questo, l’intervista che uno dei conduttori più amati del momento ha rilasciato al Corriera della Sera appare eccezionale per gli argomenti trattati, riguardanti sì la sua carriera iniziata in radio giovanissimo, ma anche la sua infanzia segnata dalla mancanza del padre scomparso quando aveva solo 18 mesi.

“Vorrei fosse il mio babbo, ma morì quando avevo 18 mesi” ha risposto quando gli è stato chiesto quale vorrebbe fosse il suo primo ricordo. “Forte e dura”, invece, la madre Lolette, che si chiamava così perché “il nonno era andato a vedere un’operetta: la protagonista si chiamava Colette.Tornò a casa e disse alla nonna che aveva trovato il nome per la prossima figlia. L’impiegato dell’anagrafe sbagliò a trascrivere, la C divenne L”.

Mi fece da madre ma soprattutto da padre. Non aveva una lira: aveva speso tutto in cure sperimentali, inutili. Avrebbe potuto gettarsi dalla finestra con me in braccio” ha confidato ancora Conti sulla madre che durante la guerra aveva preso un diploma da ostetrica e per arrotondare faceva la donna di servizio.

Lolette non si risposò mai: “Aveva dedicato la sua vita a me” – ha aggiunto ancora Conti – “A volte penso che se fosse stato il mio babbo a crescermi sarei un uomo diverso. Non mi sono mai sentito sfortunato. Mamma mi ha trasmesso la leggerezza e l’amore per la vita, oltre all’attenzione per chi aveva meno di noi”.

“Quando mi sono accorto di essere senza padre”

“Era il 1983, avevo 22 anni, e stavo giocando a tennis con il mio migliore amico: Leonardo Pieraccioni” - ha raccontato commosso Conti – “Arrivò il suo babbo, si mise dietro di lui e cominciò a incoraggiarlo: batti meglio, forza il dritto. Venni a rete a raccogliere una pallina, mi voltai indietro, e compresi che io una figura così non l’avevo.

Ma nel corso dell’intervista c’è stato anche il tempo per sorridere, come quando ha commentato il suo colore della pelle, oggetto di mille battute: “Calimero è simpatico, intenerisce. Da bambino poi ero ancora più nero: passavo ore a pescare con la lenza che mi aveva regalato il nonno. Un giorno chiesero a mia madre se ero stato adottato. Mi offesi: 'Sono fiorentino purosangue!'. Pensare che mamma sognava una bambina bionda dagli occhi azzurri”.

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