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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Ramazzotti a cuore aperto: "Ho pensato di fermarmi per sempre". Poi la bordata ai talent

In occasione dell'uscita del nuovo album 'Vita ce n'è', il cantante romano ripercorre il suo percorso professionale e privato in un'intervista rilasciata a 'Vanity Fair', dall'infanzia vissuta "ai bordi di periferia" al rapporto con il denaro

"Ho passato qualche anno in cui non sapevo se continuare o fermarmi per sempre. Mi sono chiesto se continuare avesse un senso perché mi sono detto: “Che lo compongo a fare un disco tanto per farlo?”. Ci sono tanti artisti che vivono di memoria, non volevo iscrivermi al club". Eros Ramazzotti, 55 anni, si racconta a cuore aperto in occasione dell'uscita del nuovo anno 'Vita ce n'è'. Intervistato da 'Vanity Fair', il cantante ripercorre la sua vita privata e professionale, dall'infazia vissuta "ai bordi di periferia" al successo fino ad una crisi che lo portò ad un passo dall'addio alle scene. 

L'infanzia nella periferia di Roma

"Sulla mia storia gli americani avrebbero già fatto un film". La madre casalinga, il padre imbianchino, la vita "in armonia, con le tasche vuote" a Cinecittà, dove Fellini lo prese come comparsa in Amarcord e si trovò in un hangar caldissimo, sotto una fitta (e finta) nevicata, a tirare "palle di neve sudando sotto il cappotto". Tutto era già scritto, ricorda nella storia di copertina di Vanity Fair, nel suo carattere di adolescente: "Ero chiuso, più che timido. Il mio migliore amico era Billy, il mio cane. Un pastore belga con il quale correvo e andavo in piazza a osservare e ascoltare gruppetti pieni di persone che non facevano altro che dire “andiamo a ballare, a divertirci, a mangiare una pizza”. Cazzeggiavano tutti. Io stavo in disparte e pensavo che la mia vita dovesse essere comunque un’altra roba".

Gli inizi "da autodidatta" e il successo

La precoce passione per la musica, gli inizi da "autodidatta di merda", l’arrivo a Milano, i primi anni massacranti dopo il successo («Da Terra Promessa, che vinse a Sanremo Giovani, avrò fatto il giro del mondo in 80 giorni, come Giulio Verne, almeno 200 volte»). Ora che ha quasi 55 anni, e oltre 35 di carriera, non cova nessun rancore verso chi un tempo non credeva in lui. «Dicevano che invece di cantare belavo? Me ne sono sempre fregato. Scherzavano sul fatto che avessi la mascella come l’uomo di Neanderthal? Ci ridevo e pensavo: ’Sti cazzi".

La bordata ai talent show

Lo snobbavano perché cantava d’amore? «Ho vinto sempre con quello e adesso, dopo anni di irrisioni, sentire il coro di quelli che riscoprono quel sentimento un po’ mi fa sorridere». L’unico parametro credibile per valutare una carriera, spiega a 'Vanity', è la durata: «Oggi se i giovani resistono due generazioni sono dei mostri e sarebbe difficile emergere anche per me. Imbarcano chiunque per fare cassa e dopo una stagione li accantonano per dare spazio ad altri dieci disgraziati».

Il rapporto con il denaro

Definisce il suo rapporto con il denaro «pulito», e ricorda il padre comunista che «immaginava un mondo equo in cui a tutti toccasse in sorte un pezzo di pane. Era utopia e lo scoprì sulla sua pelle. La tessera del Pci la presi anche io, ma solo per sei mesi. (...) Alle ultime elezioni ho votato 5 Stelle e lo rifarei. Ci vuole tempo per cambiare e migliorare l’Italia: parliamo di decenni, non di un anno o due». Non avrebbe firmato un appello contro Matteo Salvini che a volte gli appare «duro e pesante» ma non pensa che abbia tutti i torti «in assoluto» e possa vantare almeno un pregio: «Smaschera l’ipocrisia generale".

Il nuovo album 'Vita ce n'è'

Il nuovo album è un elogio alla vita. "Per realizzarlo ho speso un anno e mezzo della mia vita in studio. È un disco che considero un nuovo inizio", racconta l'artista romano, dove torna a parlare alla vigilia del lancio (il 23 novembre) cui farà seguito – prima data 17 febbraio 2019, Monaco di Baviera – un tour mondiale.

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