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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Fabrizio Moro si separa dalla ex: "Ma fa male vedere un figlio che soffre per colpa tua"

Il cantante romano si racconta a cuore aperto alla vigilia dell'uscita del nuovo album 'Figli di nessuno'

Un disco "benedetto", venuto fuori in un momento in cui pensava di essere "esausto". Ma anche un disco "incazzato", dove viene fuori l'artista cresciuto alla "scuola del marciapiede" di San Basilio, che urla il suo disagio, ritiene poco credibili i politici di oggi e pensa che in Italia bisognerebbe "fare la rivoluzione". Peccato "che non è nel nostro Dna" e che "un popolo così debole è facile preda di quello che appare come l'uomo forte e vive di slogan". Fabrizio Moro, a due anni da 'Pace', torna più vitale e sincero che mai con un album di inediti, 'Figli di nessuno', dove la musica è al servizio di testi forti e attuali che non trascurano la dimensione più intima e sentimentale. E si racconta all'AdnKronos.

"Fa male vedere un figlio che soffre per colpa tua"

Tra i brani, spicca 'Filo d'erba', dedicato al figlio Libero di 10 anni, in cui papà Fabrizio si rivolge al ragazzo, che vede "debole come un filo d'erba che attraversa il vento", dicendogli "non devi avere mai paura" e ripetendogli "amore scaccia le pene": "Questo brano l'ho scritto in momento in cui l'ho visto particolarmente fragile per la mia separazione da sua madre. E fa male vedere la persona che vorresti proteggere di più, soffrire per colpa tua", sottolinea l'artista. E' proprio di questi giorni, infatti, la notizia dell'addio di Moro con la storica compagna Giada, da cui ha avuto i figli Libero ed Anita (la proimogenita, a cui in passato ha dedicato 'Portami Via'). 

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"La droga è una merda"

E ancora, dopo 'Come te', un brano d'amore molto ispirato eppure, racconta Moro, "scritto in un momento in cui sono innamorato, pensando a tutti gli amori della mia vita e al mio essere innamorato dell'amore", c'è un brano "Non mi sta bene niente" che è una rivisitazione dello spirito ribelle di Fabrizio adolescente, che suonava musica punk nelle sale dell'oratorio e che fa pensare tanto a quel "non mi sta bene che no", pronunciato dal 15enne Simone nei giorni scorsi nel quartiere romano di Torre Maura per difendere le minoranze. "Mi sono rivisto - ammette - in quel ragazzino. Tutti hanno parlato del suo coraggio ma io ci ho visto anche quella incoscienza pura che sia a quell'età. Ha dato una bella lezione a quelli più grandi di lui, dicendo una verità sacrosanta. Certo ce ne vorrebbero tanti come lui e invece tanti ragazzi persi nelle loro cuffie a sentire la trap che inneggia alla droga senza sapere di cosa si parla: io sono stato due anni in comunità e questi fanno la pantomima della droga. La droga è una merda, non è uno status symbol!", si infervora Moro.

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