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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'ultimo saluto di Cesare Cremonini al papà: "La sera mi chiedevi di suonare per te, non smetterò mai di cantarti"

Il cantante ricorda il padre, di professione medico di famiglia, scomparso lunedì all'età di 94 anni: "Da ogni visita notturna tornavi con un regalo per me e mio fratello, e mi raccontavi chi erano le persone che avevi guarito. Ci hai insegnato così il valore dell’uguaglianza"

"Eri nostro padre, mio e di mio fratello Vittorio, ma anche “al dutåur”, il dottore, per tutti gli altri. Scegliesti un angolo del mondo per cominciare. Un posto dove nessuno prima di allora aveva mai visto un medico. E dopo tutta una vita dedicata agli altri, hai visto? Oggi in tantissimi vogliono dirti grazie". Comincia così il lungo post dedicato da Cesare Cremonini al papà Giovanni, scomparso lunedì 16 settembre a Bologna all'età di 94 anni. L'uomo, medico di famiglia, ha dedicato tutta la vita alla comunità di San Lazzaro di Savenza, che qualche tempo fa gli ha conferito una targa per l'impegno e la dedizione con cui si è sempre preso cura degli abitanti. 

Cesare Cremonini ricorda il papà: "Mi hai visto partire da un pianoforte più alto di me"

La notizia della sua scomparsa è trapelata sui social, dove i fan del cantautore bolognese stanno lasciando messaggi di cordoglio. "Al posto mio avresti di sicuro smorzato l’emozione con uno dei tuoi proverbi - prosegue il cantante su Instagram, dove pubblica alcuni frammenti video della sua infanzia - I tuoi pazienti sono stati i tuoi figli e io sono orgoglioso di essermi sentito pari a loro. Da ogni visita notturna tornavi con un regalo per me e mio fratello, e mi raccontavi chi erano le persone che avevi guarito. Ci hai insegnato così il valore dell’uguaglianza e della gratitudine nel fare parte di una comunità. Mi hai visto partire da un pianoforte più alto di me, appoggiato a un muro di casa, dove mi chiedevi di suonare la sera per toglierti la stanchezza, e mi hai visto arrivare dove ho sempre sognato". 

"Non smetterò mai di pensarti e cantarti - conclude Cesare - perché con te il mondo era più bello. Ma se una canzone che stia al posto tuo non c’è, eccola qua. È come se fossi con me. Ciao babbo. Cesare e Vittorio". 

"Dopo l'ictus di mio padre, mi avvicinai alla Fede"

Proprio quest'estate Cesare ha raccontato di essersi riavvicinato alla fede a seguito di un ictus che colpì il papà. "Qualche anno fa mio padre ebbe un ictus davanti a me, a cena - ha spiegato il cantautore bolognese - Stavamo passando una bella serata in due in Piazza Santo Stefano, una delle più belle cartoline di Bologna, quando le sue parole cominciarono a cadere sul tavolo. La sua voce spariva e tornava accompagnata da un fortissimo mal di testa. Decidemmo di tornare a casa. Una volta arrivati nelle campagne fuori Bologna dove ancora vive, smise di parlare. Lo portati in ospedale attraversando chilometri di strade in mezzo ai campi senza badare a semafori o agli incroci". "Lo operarono immediatamente e mi ritrovai a pregare per lui nella sala di aspetto. 'Dio fammi risentire ancora una volta la sua voce!'. Anche se vorrei non capitasse mai più, quel momento ha cambiato profondamente la mia vita, il mio rapporto con lui e la mia spiritualità. L'intervento riuscì e dopo due settimane di silenzio e balbettamenti mio padre tornò a pronunciare il mio nome correttamente. La voce è la cosa più importante che abbiamo".

Eri nostro padre, mio e di mio fratello Vittorio, ma anche “al dutåur”, il dottore, per tutti gli altri. Scegliesti un angolo del mondo per cominciare. Un posto dove nessuno prima di allora aveva mai visto un medico. E dopo tutta una vita dedicata agli altri, hai visto? Oggi in tantissimi vogliono dirti grazie. Al posto mio avresti di sicuro smorzato l’emozione con uno dei tuoi proverbi. I tuoi pazienti sono stati i tuoi figli e io sono orgoglioso di essermi sentito pari a loro. Da ogni visita notturna tornavi con un regalo per me e mio fratello, e mi raccontavi chi erano le persone che avevi guarito. Ci hai insegnato così il valore dell’uguaglianza e della gratitudine nel fare parte di una comunità. Mi hai visto partire da un pianoforte più alto di me, appoggiato a un muro di casa, dove mi chiedevi di suonare la sera per toglierti la stanchezza, e mi hai visto arrivare dove ho sempre sognato. Non smetterò mai di pensarti e cantarti, perché con te il mondo era più bello. Ma se una canzone che stia al posto tuo non c’è, eccola qua. È come se fossi con me. Ciao babbo. Cesare e Vittorio.

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